Robert Reynolds e HP Trauschke. The Venice Project. Il retaggio storico e simbolico legato al Carnevale ed alla citta' che ne detiene il vessillo, incontrano la spettacolare visione interpretativa di due artisti: Robert Reynolds e HP Trauschke. Il primo, pittore e scultore americano e, HP Trauschke, artista e produttore mitteleuropeo, trapiantato a Berlino, si confrontano, complice il fascino di Venezia, in un coraggioso progetto espositivo.
FIRE AND WATER - The Venice Project
8 febbraio - 12 marzo 2004
''Alchimie e visioni apocalittiche nella Chiesa di San Stae''
Il retaggio storico e simbolico legato al Carnevale ed alla città che ne detiene il vessillo, incontrano la spettacolare visione interpretativa di due artisti: Robert Reynolds e HP Trauschke.
Il primo, pittore e scultore americano e, HP Trauschke, artista e produttore mitteleuropeo, trapiantato a Berlino, si confrontano, complice il fascino di Venezia, in un coraggioso progetto espositivo.
La mostra, che si terrà dall'8 febbraio al 12 marzo 2004 presso la Chiesa di San Stae, è un'ampia panoramica di quelli che sono i nuovi ed inediti esiti formali raggiunti dai due artisti, da sempre ammaliati da Venezia e dalla magia del suo travestimento.
Idealizzata, sospesa in un'atmosfera malinconica e senza tempo. Ma anche luogo della memoria, vuota nella sua sacralità o brulicante di persone. La Chiesa di San Stae ritorna oggi, come spazio espositivo di Fire and Water, titolo di questa esposizione che ''inaugurerà '' il carnevale veneziano.
Come in arte, la visione di una città , quale Venezia, diventa il primo referente immaginario su cui avviare un percorso creativo che si fa narrazione mitica, atemporale, nel momento stesso in cui si apre alle sollecitazioni ed ad inedite interpretazioni; così, la diversificazione delle origini, la molteplicità dei generi e delle tecniche, enfatizzano la specificità degli artisti qui in gioco e ne sottolineano la fecondità di un confronto e di un dialogo, già avvenuto in passato, che oggi si rinnova in un progetto di ampio respiro.
Fuoco ed acqua, come elementi primari e primigeni, sono la base su cui s'innesta l'iter espressivo, ricco di rimandi semantici ed allegorici, che vede nella loro traduzione, quali gondole, piccioni e maschere, il veicolo nel quale gli artisti cantano la loro profonda adesione ad un'icona immaginaria che a volte diventa rifugio nostalgico. C'è nel loro lavoro un'ambivalenza descrittiva che va dalle imponenti sculture, raffiguranti maestosi uccelli, presenze inquietanti nella loro frontalità ieratica e nelle bianche maschere allusive (più precisamente la maschera del medico della peste); alle gondole, liberamente interpretate, come leggere intelaiature che si librano dalle volte dell'edificio sacro. Per poi arrivare ad un crescendo di pathos, quasi un furor estatico, che aleggia in tutto lo scenario ricreato all'interno della Chiesa, dove il profilo di Venezia dato dallo specchio d'acqua e le esplosioni pirotecniche, sono a tutti gli effetti delle vere e proprie bombe visive, che lasceranno gli spettatori attoniti.
Gli artisti scoprono l'emozione dell'impatto della tecnologia sulla natura attraverso la capacità di dare espansione vitale ad un percorso ideativo che traduce le così dette ''figure retoriche veneziane'' in composizioni ibride, dove più precisamente è chiamato in causa l'aspetto puramente suggestivo. Il progetto prefigura la visione apocalittica di una Venezia in bilico tra la minaccia delle fiamme e quella dell'acqua, sopra la quale si librano gondole, gabbie per i colombi mascherati che, versando le loro lacrime da una parte spengono il fuoco, dall'altra sviluppano un diluvio. Il modulare stillicidio delle gocce che cadenza un accorato requiem, si palesa come uno iato all'interno della composizione. L'acqua quindi, da iniziale ancora di salvezza evolve in un'ineluttabile rovina. L'antitetica allusione all'acqua ed al fuoco, rispettivamente pars costruens e pars destruens del processo, sottende un atteggiamento di sostituzione surretizia di chi, alla contingenza delle cose, risponde con una riproposizione tragica al sommo grado, tesa ad esorcizzare metaforicamente tutti i mali terreni. Il confronto in realtà , si arresta allo stato di caos che nella sua accezione di biunivicità , da una parte situazione angosciante ed incontrollabile, dall'altra potenzialità freatica, muta in disordine e dunque punto di riferimento per una nuova ragione.
Quella che viene definita la nostalgia del sacro e della religiosità assume spesso in alcuni artisti l'aspetto di un impegno che pone l'uomo e la sua vicenda al centro di ogni riflessione formale, di ogni progetto immaginativo. La contaminazione tra ciò che è sacro e ciò che è profano, sono parte integrante, ineliminabile dello stesso percorso espressivo. Il gioco plastico delle forme e l'eclettico ed allusivo uso dei materiali (dal legno al ferro, dalla cera al gesso fino ad arrivare all'acqua ed al fuoco), rivelano accenti di singolare spettacolarità , dove i simboli hanno qualcosa di ancestrale, vengono a galla attraverso il ricordo, approdando così ad un linguaggio lirico ed a volte poetico, dove gli effetti scenografici sono inventati e prendono significato nel momento stesso in cui l'artista comprende la possibilità di questo ipotetico sconfinamento nella realtà . Lo snodo grammaticale, dato dalla dislocazione degli elementi plastici, trova consonanza nel rileggere i fatti della vita e della storia in una trasposizione mitico-favolosa.
Robert Reynolds e HP Trauschke non sono solo sperimentatori alle prese con un lavoro di immensa suggestione e grande capacità , che non è sganciato dalle direttrici della ricerca di questo secolo, ma tengono attentamente in disparte, per un diverso modo di percepire ed intendere forse, le finalità stesse del fare arte.
Nella Chiesa di San Stae ritroviamo quello che per i due artisti è un mondo dove non esistono regole, dove si può lasciare terreno libero all'immaginazione ed alludere alla realtà in maniera puramente contemplativa. In questo percorso sono presenti le ombre che abitano i loro sogni, sembrano estroflettersi e codificarsi in paradigmi, a futura memoria di tutti i navigatori dei mari e delle arti, per poi farsi piste labirintiche e fantasmagoriche. Il sogno come inquietante fantasma dei confini, il dubitoso ponte che poeti, artisti e visionari gettano sull'infinito. Fire and Water è una bizzarra contaminazione tra illusione e realtà !
La mostra organizzata da Arte Communications, a cura di Paolo De Grandis, si terrà dall'8 febbraio al 12 marzo 2004 presso la Chiesa di San Stae - Venezia.
La mostra è accompagnata da un catalogo che, in aggiunta ai saggi critici, comprenderà un ricco repertorio di immagini dell'installazione.
INAUGURAZIONE e PERFORMANCE (su invito)
Sabato 7 febbraio 2004 alle ore 18.00
Orario: 10.00 - 18.00, tutti i giorni - Ingresso gratuito
Produced by
EXit production
Kaiserin-Augusta-Allee 101
10553 Berlin
Tel. 0049-30-34502527
CON IL PATROCINIO DELLA REGIONE DEL VENETO E DELLA PROVINCIA DI VENEZIA
Chiesa di San Stae
Campo San Stae, Santa Croce, - Venezia