Gu - giudizio universale. Un'opera dal respiro cosmologico, di grande impatto visivo e sonoro. Un'installazione di tredici metri di lunghezza per dodici di altezza allestita nella sala della Meridiana che per l'originaria destinazione astronomica diventa l'ambientazione ideale ad accogliere l'opera: un cosmo completo dove il soffitto diviene il cielo ed il pavimento la terra
Il 14 febbraio, al Museo Archeologico di Napoli nel gran salone della Meridiana si inaugura ''Gu''- giudizio universale, la singolare installazione dell'artista francese Pierre-Yves Le Duc, promossa dalla Sovrintendenza per i Beni architettonici di Napoli e Caserta e dall'associazione culturale Locus Solus.
Un'opera dal respiro cosmologico, di grande impatto visivo e sonoro. Un'installazione di tredici metri di lunghezza per dodici di altezza allestita nella sala della Meridiana che per l'originaria destinazione astronomica diventa l'ambientazione ideale ad accogliere l'opera di Le Duc: un cosmo completo dove il soffitto diviene il cielo ed il pavimento la terra, giocando simultaneamente il ruolo dell'eterno e dell'oblio.
Cento pannelli con bianchi segni antropomorfici su fondo nero che volteggiano e scintillano, si spingono e si urtano, danzano e formano spirali, enfatizzati dall' incessante rumore di un vortice d'acqua. Segni indistinti, forse persone, forse amebe, cellule o astri. Sicuramente corpi, miliardi d'atomi che come una musica si irradiano nell'anima, come una voce forte nel cuore di Napoli.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 14 marzo.
Pierre-Yves Le Duc: biografia
Di origine italiana, Pierre-Yves Le Duc nasce in Francia nel 1964. Nel 1988 si trasferisce a Napoli dove inizia la sua carriera artistica. Nel 1989 realizza le prime opere, ma è del 1994 il suo primo confronto con il pubblico. Sceglie, infatti, piazza San Domenico Maggiore come sede del suo ''Cenacolo''- 13 tele ognuna raffigurante una vagina gigante (180 x 180 centimetri) poste circolarmente intorno al totem fallico dell'obelisco barocco. Nel dicembre del '96, scende nel profondo dell'acquedotto greco-romano per installarvi un'opera intitolata ''I quaranta ladroni'', quarantuno monoliti disposti a labirinto che simboleggiano altrettante vagine. Nel dicembre '98 con ''Medium'' nel Lazzaretto di Napoli si lancia in un tipo di installazione che vede la perfetta fusione dell'opera nello spazio.
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