Ufficio Stampa OMNIA Relations
Manuela Carrano
Richard Nonas
Silvia Camporesi
Chicco Margaroli
Edoardo Romagnoli
Giuliana Cuneaz
Laura Pugno
David Tremlett
Hamish Fulton
Olivo Barbieri
Francesco Jodice
In due baite restaurate sono esposte fotografie, video installazioni, sculture e pitture murali di 10 artisti che hanno dedicato una parte importante del loro lavoro al massiccio piu' alto d'Europa. Tra gli artisti: Francesco Jodice, Hamish Fulton, Silvia Camporesi e Olivo Barbieri.
L’associazione culturale Art Mont Blanc, fondata da
Glorianda Cipolla nel 2010, organizza l’evento
clou dell’estate a Courmayeur, in Valle d’Aosta, co
n la mostra di arte contemporanea
Mont Blanc
,
in programma dal 19 luglio al 25 agosto 2014 presso
Les Maisons de Judith, frazione Pra Sec (mt.
1623), in Val Ferret.
In due baite da fiaba lungo la Dora, già esistenti
come fienili alla fine dell’800, poi acquistate
cinquant’anni fa e ristrutturate con materiali orig
inali da Giuditta Glarey (e fotografate da
Giancarlo Gardin per l’editore Taschen) sono espost
i fotografie, video installazioni, sculture e
pitture murali di una decina di autori di fama inte
rnazionale, che hanno voluto dedicare una parte
non occasionale del loro lavoro al massiccio più al
to d’Europa, montagna sacra o piccolo Tibet,
come lo chiamano gli sciamani.
Qui draghi
era l’indicazione che spesso le antiche mappe ripo
rtavano negli spazi vuoti riferiti alle
Alpi. Spaventose eppure affascinanti, erano conside
rate luoghi popolati da creature mostruose e
malvagie. Si dovrà aspettare la fine del XVIII seco
lo, nell’età dei lumi, perché avvenga il primo
tentativo di ascensione al Monte Bianco e altri ann
i ancora per la conquista della sua vetta, piatta
e ventosa, da parte di Balmat e Paccard nel 1786. P
oi seguirono le signore, prima la valligiana
Marie Paradis e nel 1838 la contessa francese Henri
ette d’Angeville che, ricordando l’emozione
provata in vetta scriverà: «Per un attimo credetti
di assistere allo spettacolo della creazione, di
vedere qualcosa che sorge dal grembo del caos».
È proprio questa forza magnetica che al contempo at
trae, respinge e custodisce segreti nel suo
ventre di ghiaccio, ad avere sedotto il fotografo n
apoletano
Francesco Jodice (1967)
,
uomo di
mare che al Massiccio di granito alto 4810 metri de
dica un nuovo ciclo di lavori, esposti accanto
alle vedute aeree della Catena del Bianco del moden
ese
Olivo Barbieri (1954)
e al suo
libro d’artista
ALPS Geographies and People
.
Ma è anche lo spettacolo di un grande cono di cris
tallo lucente – come
appariva il Bianco a Walter Bonatti dopo una tempes
ta di neve in quota - a spingere verso la sua
cresta il
land artist
londinese
Hamish Fulton (1946).
Gli fa eco una
Wall Test
site specific
dell’artista concettuale inglese
David Tremlett (1945)
, nomade moderno, sempre in viaggio alla
ricerca di schegge di esistenza da condividere con
le persone incontrate nel suo cammino intorno
al mondo.
In mostra altre opere sottolineano l’aspetto più ma
gico e visionario della montagna: una video
istallazione di ghiacci e cristalli virtuali, come
mondi molecolari osservati con le nano tecnologie
dalla valdostana
Giuliana Cuneaz (1959)
; una serie di foto al Monte Bianco scattate dalla
biellese
Laura Pugno (1975)
- vincitrice del Premio Cairo 2013 – che indaga il
tema della visione attraverso
il tatto.
Nei suoi
Taccuini di viaggio
le superfici “toccate” sono pagine in caratteri Br
aille, sulle quali
incolla la foto. Utilizzando la carta-vetro riperco
rre la foto e cancella unicamente i punti in cui
emergono i rilievi del Braille, portando via parti
dell'immagine, ma nello stesso tempo facendo
emergere punti di luce: essi ricordano il fuoco (la
luce) che, secondo la teoria arcaica della visione
,
esisteva dentro l’occhio e che, uscendo, consentiva
di “vedere”.
Infine, posto all’esterno della baita, l’
Albero della gratitudine
della varesina
Manuela Carrano
invita lo spettatore a interagire con l’opera, che
in modo poetico mostra la natura come
medicamento dello spirito, mentre lo scultore ameri
cano
Richard Nonas (1936)
realizzerà sul
posto un’installazione ambientale con legni e sassi
raccolti nei boschi della Val Ferret.
L’interno delle due baite è stato interamente ridis
egnato e in parte foderato con Lo Drap, lo stesso
tessuto delle divise delle guide alpine, realizzato
su antichi telai e offerto per l’allestimento dell
a
mostra dalla ditta valdostana Valgrisa. La tessitur
a del Drap era un mestiere da uomini, perché i
telai, in legno d’acero, erano molto pesanti. Il te
ssuto di lana di pecora presentava in origine poche
varietà di bianco, grigio, nero, oppure la tinta “t
annel”, colore del mosto dopo la spremitura. Era
l’abbigliamento dei primi, eroici, alpinisti che sf
idavano le nevi eterne passando le notti in quota
avvolti nelle coperte, ascoltando l’urlo del vento,
la voce del loro spirito e la gioia di essere vivi
.
Per gli uomini moderni, definiti e circoscritti da
cifre, velocità e rumori, le montagne sono ancora
un mondo a parte, un mondo al di sopra del mondo? G
uardando la mostra si direbbe di sì: il
Monte Bianco si rivela attraverso gli artisti del t
erzo millennio, rivelandoli a loro stessi.
Inaugurazione 19 luglio alle 14.30
Les Maisons de Judith,
Courmayeu - Valle d'Aosta.
Orario: 11.30-17.30.
Ingresso libero.