Marcello Maloberti
Latifa Echakhch
Tim Rollins & K.O.S.
Giuseppe Gabellone
Andrea Mastrovito
Giuseppe Stampone
Giacinto Di Pietrantonio
Stefano Raimondi
'Omaggio ad Arturo Toffetti' propone opere di artisti contemporanei che fanno parte della Collezione Permanente del museo a lui dedicato. In concomitanza, per il progetto 'Effetto Serra', una serie di detenuti sono stati invitati ad utilizzare il disegno come mezzo di espressione.
Omaggio ad Arturo Toffetti
a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Stefano Raimondi
Dal 10 al 21 settembre 2014 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare al pubblico le opere di importanti artisti contemporanei che sono entrate a far parte della Collezione Permanente del museo grazie al Fondo intitolato ad Arturo Toffetti.
La prima esposizione in onore del collezionista bergamasco risale al 2008, e da allora – grazie a questo generoso contributo che permette da un lato la realizzazione della mostra e dall’altro di acquisire un’opera dell’artista ospitato – numerose sono state le personali di artisti contemporanei accolte nelle sale della GAMeC, alcuni dei quali presentavano la loro prima esposizione in un’istituzione italiana.
L’omaggio che la GAMeC rende ad Arturo Toffetti e alla sua famiglia intende restituire al pubblico l’importante testimonianza di come la sezione d’arte contemporanea della Collezione Permanente del museo, negli ultimi anni, si sia arricchita di opere di celebri artisti internazionali.
Queste le mostre realizzate grazie al Fondo Toffetti e le relative acquisizioni
Inter Pares – a cura di Alessandro Rabottini – è stata la prima della serie di mostre in onore di Arturo Toffetti,ospitata alla GAMeC nella primavera del 2008. I tre ambienti che costituivano la personale di Kris Martin, concepita appositamente per lo spazio espositivo del museo, rappresentavano altrettante tappe di un viaggio interiore che tocca il bisogno umano di conoscenza e il senso di frustrazione che ad esso si accompagna, la speranza e il mistero, la compassione e la percezione di un destino comune. Nella prima sala erano presenti due sculture della serie Idiot: Idiot III (2006) e Idiot V (2007), opera che è entrata in seguito a far parte della Collezione Permanente della Galleria e che riprende la figura dostojevskiana dell'idiota come metafora di una condizione esistenziale estrema, cioè quella dell'artista e, più in generale, di una condizione della conoscenza che riguarda tutta l'umanità, colta in un'eterna contraddizione tra illuminazione e fallimento.
La mostra Raptus, personale dell’artista Marcello Maloberti (2009) – a cura di Alessandro Rabottini – accoglieva un'imponente installazione composta da oggetti, suoni, luci e immagini che hanno creato una molteplicità di paesaggi – rurali, urbani e umani – incastrati l'uno dentro l'altro come scatole cinesi, e che si sono espansi sino a dominare gli spazi GAMeC. Anche in questo caso, lo spazio pubblico è divenuto una forma di ritratto psicologico, la dimensione interiore ha invaso il paesaggio, come se quest'ultimo fosse uno schermo di proiezione soggettiva.
Gran parte dei lavori esposti ruotavano intorno al dispositivo del collage, inteso non solo come tecnica ma,soprattutto, come una modalità operativa che sta alla base di tutto il lavoro di Marcello Maloberti. Di questi, un trittico che porta lo stesso titolo della personale è entrato a far parte della Collezione Permanente della GAMeC a conclusione della mostra. Anche in questo lavoro, le immagini e le forme convivono e si sovrappongono con una forte vitalità, come se tutta la realtà fosse oggetto di un'azione di prelievo e di accostamento all'insegna del disordine percettivo, della similitudine formale e del paradosso linguistico.
Le rappel des oiseaux, personale dell’artista Latifa Echakhch – a cura di Alessandro Rabottini – è stata ospitata alla GAMeC tra ottobre 2010 e gennaio 2011, realizzata in collaborazione con il FRAC Champagne-Ardenne di Reims. A conclusione della mostra, una delle tre opere della serie Frame è entrata a far parte della Collezione Permanente del museo: il lavoro è composto da un tappeto tradizionale di cui è stata rimossa la zona interna, per conservarne solo i bordi. Come spesso accade nel lavoro di Latifa Echakhch, un oggetto comune dal valore culturale molto forte – come in questo il tappeto di preghiera – viene in un certo senso svuotato dall’interno e trasportato su un altro piano di significato, in cui valore iconico e astrazione si fondono l’uno nell’altra.
Nella primavera 2011, due sono state le mostre in onore di Arturo Toffetti, entrambe a cura di Alessandro Rabottini: Bounty nello spazio, la prima personale in un’istituzione pubblica di Matteo Rubbi, e give more than you take, dell’artista tailandese Pratchaya Phinthong.
Matteo Rubbi ha concepito una mostra composta da più interventi che hanno coinvolto il contesto locale sia dal punto umano e sociale che storico. Alcuni di essi erano del tutto inediti, mentre altri erano la continuazione e lo sviluppo su scala maggiore di lavori già presentati. A conclusione della mostra, l’artista ha donato al museo l’imponente Bounty – riproduzione in scala 1:1 di una parte dello scafo della celebre fregata mercantile realizzata dai docenti di A.B.F. - Azienda Bergamasca Formazione di Bergamo e di Curno e dagli stessi visitatori della mostra durante una serie di workshop di falegnameria.
In occasione della mostra-omaggio ad Arturo Toffetti, viene presentata Carte du ciel, una speciale mappa del cielo notturno realizzata dall’artista durante una serie di workshop nella città di Nizza.
La personale di Pratchaya Phinthong, realizzata in collaborazione con il CAC - Centre d'art contemporain di Brétigny, si compose di due momenti, il primo dei quali si è tenuto - tra dicembre 2010 e febbraio 2011 - nelle sale del Centro d’arte contemporanea alle porte di Parigi.
A completare la mostra a Bergamo, una serie di opere che, pur non presenti nell’originaria sede di Brétigny, contestualizzavano questo progetto all’interno di un più ampio corpus di lavori. Tra questi, Birds find refuge in Panmunjom, parte della Collezione Permanente del museo: Panmunjom è un villaggio sulla linea di confine de facto tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Fu in questo villaggio che, nel 1953, venne firmato l’armistizio che pose fine alla Guerra di Corea e che sancì il ritorno alla situazione iniziale e, di conseguenza, la divisione tra i due Stati. Il villaggio, dopo essere stato spopolato, oggi non esiste più e, al suo posto, si trova una zona cuscinetto abitata solo dalla natura selvaggia. Pratchaya Phinthong ha commissionato a un pittore professionista due quadri tra loro perfettamente identici, e che rappresentano tre volatili in un nido. Le
opere sono tra loro autonome ma possono essere allestite come dittico, creando una dialettica di separazione e conciliazione.
Realizzata in collaborazione con il Museum für Gegenwartskunst di Basilea e a cura di Alessandro Rabottini, On Transfiguration – ospitata alla GAMeC nell’autunno 2011 – è stata la prima mostra mai dedicata da un’istituzione italiana al lavoro di Tim Rollins & K.O.S. (Kids of Survival). Al centro del percorso espositivo vi erano opere recenti ispirate ai colloqui filosofici latini di Giordano Bruno che trattano il tema delle infinite possibilità della materia, oltre a una selezione di lavori di differenti periodi nati dalle riflessioni su testi quali Pinocchio di Collodi, Sogno di una notte di mezza estate e Macbeth di William Shakespeare e Amerika di Franz Kafka.
Ai lavori ispirati agli scritti di Giordano Bruno si è aggiunta De Maximo et Immen (After Giordano Bruno. Bergamo, 2011), una nuova serie di opere su carta realizzate a Bergamo durante un workshop che l’artista statunitense ha condotto nel settembre 2011 con alcuni studenti del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate ‘G. Natta’, a sottolineare come tutto il suo lavoro nasca sulla base dei principi dell’educazione e della collaborazione. Dal 2012 l’opera fa parte della Collezione Permanente della Galleria.
Nel 2013 il museo ha ospitato una personale di Giuseppe Gabellone, a cura di Alessandro Rabottini. Il lavoro di Gabellone si concentra sulla relazione tra scultura e fotografia, tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra l’immagine e la sua fisicità conducendo il medium fotografico e il concetto di scultura su nuovi piani di linguaggio.
Per l’artista, l’immagine è come una costruzione che si situa a metà strada tra astrazione e realtà; un procedimento tipico del suo lavoro consiste nel concepire e realizzare strutture, sculture e oggetti che però esistono soltanto in quanto immagini fotografiche. Questa caratteristica del lavoro di Gabellone mette in questione la fotografia come forma di registrazione della realtà a favore di un’idea della fotografia come forma di invenzione della realtà stessa. Ed è questo uno dei motivi per cui, nelle sue immagini, coesistono elementi prosaici e realistici – come scenari industriali e urbani – con forme e atmosfere che evocano un immaginario metafisico e surreale. Come nel caso di Untitled, l’opera donata dall’artista per la Collezione Permanente della GAMeC, che è parte di una serie di fotografie realizzata a Parigi e nei suoi dintorni tra il 2007 e il 2008. La fotografia mostra una scultura antropomorfa, sostenuta da un’imponente base metallica e collocata sui tetti parigini. Una figura corrosa dalla ruggine ed erosa dal tempo, inserita in un paesaggio contemporaneo che presenta – al contempo – una Parigi industriale.
Infine, le più recenti personali in onore del collezionista bergamasco sono state At the end of the line, di Andrea Mastrovito, e Ritratti – Bic Data Blue di Giuseppe Stampone.
At the end of the line, a cura di Sara Fumagalli e Stefano Raimondi, presentava un insieme di lavori inediti realizzati da Andrea Mastrovito per lo Spazio Zero del museo: una sintesi di elementi espressivi della ricerca condotta dall'artista negli ultimi anni, in particolare la rilettura personale e intima di temi e questioni relative alla storia, al mito, alla società, alla relazione con lo spazio e con l’identità dei luoghi espositivi.
Una sottile linea rossa univa il disegno all'animazione, alla musica, alla pittura, alla scultura e di nuovo al disegno, tecnica alla base di tutte le opere in mostra.
Per la Collezione Permanente del museo, Andrea Mastrovito ha donato 145 m, un’opera del 2011 esposta nella grande mostra realizzata in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia Il Belpaese dell’Arte. Etiche ed Estetiche della Nazione.
Il lungo frottage, appositamente concepito per la mostra, svela i natali bergamaschi dell’artista e la sua grande passione per la squadra di calcio della sua città, l’Atalanta, spesso citata nelle sue opere. Per realizzare l’opera, Mastrovito ha avvolto la recinzione dello stadio cittadino con un rotolo di carta lungo 145 m e alto 1,5 m. Attraverso lo sfregamento della matita sulla carta, la superficie della recinzione ha dato vita ad un disegno dalla trama geometrica ripetuto per tutta la lunghezza del rotolo: una metafora dell’asetticità che ha interessato lo stadio una volta isolato dalla città a causa della recinzione, installata per ragioni di sicurezza.
La mostra Ritratti – Bic Data Blue, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, presentava un corpus di cento ritratti inediti, realizzati con la penna Bic, che raffiguravano i più importanti e influenti artisti della contemporaneità (da Ai Weiwei a William Kentridge; da Marina Abramović a Shirin Neshat; da Jannis Kounellis a Maurizio Cattelan, a Enzo Cucchi) e che rivelavano, al contempo, la volontà dell’artista di lavorare come “pittore di corte”, identificando con questa definizione il più ampio e complesso sistema dell’arte. Stampone ha messo così in atto una sorta di ‘archiviazione del sapere’, proponendo al pubblico una reinterpretazione di stampo enciclopedico che muove una riflessione sul significato dell’essere artista.
L’opera che entra a far parte della Collezione Permanente del museo è un lavoro inedito di Stampone realizzato con la penna Bic, tecnica che accomuna diversi lavori della sua ricerca artistica.
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Effetto Serra
Esposizione a cura dei Servizi Educativi della GAMeC
In collaborazione con le Case Circondariali di Bergamo e Voghera
L’attività dei Servizi Educativi presso la Casa Circondariale di Bergamo ha avuto inizio nel 2006, con un progetto pilota nella sezione dell’Alta sicurezza e ogni anno è riuscito a crescere, coinvolgendo sempre più persone.
In un panorama culturale che ha visto i fratelli Taviani e Matteo Garrone premiati per progetti legati al carcere, la GAMeC è fiera di essere presente da ben otto anni nel luogo che rappresenta “altri” cittadini per i quali l’accessibilità all’arte non è materialmente praticabile, ma non per questo è meno importante,meno cercata.
Declinata ogni anno in modo differente, la collaborazione con la Casa Circondariale della città ha sempre un fil rouge riconoscibile: l’arte contemporanea visibile in GAMeC, dalle collezioni permanenti alle mostre temporanee. Questo per la scelta di partire dall’oggetto visibile, identificabile, vicino nel tempo e nello spazio: un modo per ‘contestualizzare’ l’arte contemporanea, legandola all’esperienza identitaria di ciascuno.
Il progetto del 2014, Effetto Serra, è nato dall’istanza – portata avanti dai detenuti – di privilegiare un percorso che desse loro la possibilità di esprimersi in modo creativo attraverso l’arte e, se possibile, di sviluppare nuove competenze.
Così, partendo dalla scelta di lavorare sul disegno – tema che è stato al centro dell’attività espositiva della GAMeC, che a Luciano Fabro, Andrea Mastrovito e Giuseppe Stampone ha dedicato tre importanti mostre tra il 2013 e il 2014 – è stato scelto di sviluppare un corso di disegno dal vero usando come strumento la penna Bic, che nelle mani degli artisti contemporanei si è dimostrata essere utilizzabile in modo molto versatile e suggestivo. Il corso, tenuto da Giovanni Fornoni, artista ed educatore museale della GAMeC, ha avuto come oggetto d’attenzione le piante e si è snodato in modo graduale, partendo dalla familiarità con la penna alle prime prove grafiche, per poi iniziare un lavoro attento e complesso di riproduzione di immagini di erbe e piante del nostro territorio, in collaborazione con l’Orto Botanico di Bergamo, e con il patrocinio del WWF Lombardia.
Come afferma Giovanna Brambilla - Responsabile dei Servizi Educativi della GAMeC nel catalogo della mostra (edito GAMeC Books): “Fornoni ha articolato il laboratorio focalizzandolo proprio sul disegno a penna Bic, uno strumento economicamente accessibile, ma, al tempo stesso, incredibilmente versatile e affascinante. […] è stata inoltre determinante la collaborazione di Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico ‘L. Rota’ di Bergamo, senza il quale il lavoro con i detenuti sarebbe rimasto una sterile, per quanto raffinata, esercitazione grafica. Dopo essersi cimentati con la penna Bic, avere effettuato disegni in piena libertà, composizioni vincolate a una proposta e aver studiato e riprodotto le tavole dell’Erbario, si è infatti arrivati all’elaborato finale, documentato in catalogo ed esposto in mostra: la raffigurazione delle piante silenti, di quelle piante visibili ai visitatori dell’Orto Botanico solo per un breve tempo, in una fugace apparizione. I disegni dei corsisti, quindi, vanno a documentare, come schede didattiche, la presenza di queste piante, in un delicato rimando di significati - come ricorda Rinaldi nel suo testo - che disegna l’affinità tra l’Orto e il Carcere, tra piante silenti e detenuti, con un’apertura importante sulla possibilità di riscatto e fioritura”.
Parte integrante del progetto, la possibilità per i detenuti di vedere dal vivo alcune tavole dell’opera Trenta studi di erbe e fiori di Giacomo Manzù (1944), di proprietà della Fondazione Credito Bergamasco e in deposito presso la GAMeC, al fine di illustrare loro come la natura abbia ispirato i grandi artisti e di “portare” il museo all’interno della Casa Circondariale.
Lo scorso aprile, infatti, Giovanna Brambilla ha presentato presso la Casa Circondariale di Bergamo tredici delle trenta tavole che compongono l’opera Trenta studi di erbe e fiori, che sono state confrontate con le tavole di un erbario.
Un’importante occasione culturale, sostenuta dal contributo della Fondazione Credito Bergamasco, che ha accolto con favore la possibilità di fare dell’opera di sua proprietà un’ambasciatrice dell’arte, una prova tangibile del legame che unisce museo, città e carcere, decidendo di sostenere economicamente questa importante operazione.
In questo modo il museo, ancora una volta, si è fatto strada, aprendo a un viaggio nella cultura che porta inevitabilmente a riscoprirsi, a mettersi in discussione, a crescere attraverso la curiosità, la meraviglia e lo spiazzamento.
La mostra Effetto Serra – ospitata alla GAMeC dal 9 al 21 settembre 2014 – intende restituire al pubblico i risultati di questo progetto, a testimonianza di come l’Arte riesca a creare un passaggio che può mettere in collegamento il Carcere e la Città.
Il percorso espositivo accoglierà i lavori realizzati dai detenuti delle Case Circondariali di Bergamo e Voghera, dove Giovanni Fornoni ha declinato il percorso attivato a Bergamo, collegandolo con la preesistente fattiva presenza di attività del Museo di Scienze di Voghera che – nella persona della sua direttrice Simona Guioli – aveva condotto insieme ai detenuti il restauro di un antico erbario ottocentesco.
In mostra, inoltre, una selezione delle tavole dell’opera Trenta studi di erbe e fiori di Giacomo Manzù.
Comunicazione - Ufficio Stampa
Manuela Blasi
Paola Colombo
Tel. +39 035 270272 comunicazione@gamec.it
Inaugurazione 9 settembre alle 18.30
Gamec Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo,
via San Tommaso 53, Bergamo.
Orari d’aperturaMartedì-Domenica, ore 10:00-13:00 / 15:00-19:00. Lunedì chiuso
Ingresso libero.