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Giovanni Turchi
dal 19/9/2014 al 2/10/2014
mar-sab 16.30-20

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Giovanni Turchi



 
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19/9/2014

Giovanni Turchi

makemake, Roma

Dea Madre. "L'uso e la scelta dei colori quanto il gioco tra fotografia e dipinto, tra realta' e finzione, catturano lo spettatore immergendolo in un'atmosfera sognante".


comunicato stampa

L'opera "Dea Madre" apre e da nome alla nuova mostra di Giovanni Turchi. Il quadro, strutturato come trittico, è costituito di tre pannelli ognuno dei quali presenta al suo interno una singola e apparentemente solitaria immagine.

Ad accrescere questa apparente distanza tra le figure sono le differenti tecniche artistiche che convivono nell'opera, la fotografia e la pittura, e allo stesso tempo i tre distinti soggetti rappresentati: una figura femminile drappeggiata, una statua preistorica, un'antica Venere. Un uniforme e profondo sfondo nero, tagliato da una linea bianca, e un drappo purpureo, che si staglia potente sullo sfondo, legano i tre pannelli che comunicano in un più profondo dialogo. Fulcro dell'opera è la Dea Madre che si svela nelle fattezze della Venere di Savignano e in quanto divinità primordiale e forza creatrice diviene l'elemento generatore della composizione stessa. L'antico simulacro, solo illusorio simbolo morto o ormai privo di significato, da vita all'intenso legame tra il presente (pannello A "giovane donna") e il passato (pannello C "Venere esquilina"), al dialogo tra ciò che è stato e ciò che è, in un interminabile storia infinita: la Venere preistorica, la Venere pagana e una Venere moderna, che riprende la disposizione a chiasmo della scultura antica, sono così inserite in un'unica composizione dove tempo e spazio non hanno più valore.

È così che si svela la ricerca artistica, chiave di lettura dell'intera mostra: continua riscoperta, perpetua rinascita del mondo antico nella realtà presente. Un mondo pagano che, nonostante sia stato segnato dal fluire del tempo e degli eventi, è sopravvissuto nella sua essenza al tempo stesso e continua attraverso un filo quasi invisibile a comunicare al nostro presente. L'uso e la scelta dei colori quanto il gioco tra fotografia e dipinto, tra realtà e finzione, catturano lo spettatore immergendolo in un atmosfera sognante. Esso diviene partecipe di un mondo pagano a prima vista scomparso ma che in realtà ci circonda e si svela ad un occhio più accorto e profondo. Attraverso la fusione dei tre linguaggi poetico, fotografico e pittorico, l'artista sembra condurre per mano lo spettatore all'interno dell'intera mostra e avvicinarlo in tal modo alla propria ricerca poetico-visiva e al proprio mondo. Una ricerca in cui il limite tra finzione e realtà è divenuto impalpabile e a cui lo spettatore è invitato per riscoprire ciò che in apparenza è passato e poter accedere così a un mondo in cui ieri e oggi convivono, in cui le antiche divinità prendono forma e "gli dei dimenticati ci guardano..."
Di Lucia Giardina

Inaugurazione 20 settembre ore 18.30

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via del Boschetto, 12 Roma
mar-sab 16.30-20
ingresso libero

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