Inside Out. "La sua pittura traspone la realta' su un piano altro da quello dell'oggettivita', ma non onirico di matrice surrealista".
Laura Bulian Gallery è lieta di presentare la nuova mostra personale dell’artista russo Andrei Roiter, Inside Out, che si inaugura giovedì 25 settembre. L’artista, dopo l’importate mostra Open House a lui interamente dedicata presso il MMOMA di Mosca, presenta in quest’occasione alcuni tra i più rappresentativi dipinti, disegni ed oggetti, oltre che opere installative da lui realizzati dal 2008 ad oggi.
Viaggiatore, clown, collezionista, sono alcune delle figure, tra realtà e simbolo, alle quali è stato accostato dalla critica Andrei Roiter nel suo ormai lungo cammino artistico, iniziato nella Mosca degli anni Ottanta e proseguito poi tra Amsterdam e New York sino ad oggi. Modelli di comportamento e di riferimento riconosciuti e confermati dall'artista stesso (che preferisce per sé la meno impegnativa definizione di “turista”), figure che in modi diversi sono comunque tutte riconducibili ad atteggiamenti e scelte basate in primis sulla transitorietà, sulla volontà e sulla capacità di confrontarsi con la realtà a partire da una fondante curiosità, sulla quale costruire anche la propria mutevole identità.
D'altra parte, la figura del viaggiatore, e ancor più quella dell'emigrante, sono parte integrante della biografia di Roiter, e leggere il suo lavoro anche attraverso le caratteristiche della mutazione, dell'attraversamento dei confini, dello scambio fecondo tra culture, è ben più di un esercizio retorico o di una sin troppo facile sovrapposizione tra arte e vita, è arrivare ad uno dei nuclei centrali della sua poetica e coglierne l'essenza. Dai tempi di Gilgamesh e di Ulisse – i personaggi che hanno in qualche modo formato l'immaginario collettivo intorno al tema del viaggiatore -, una delle necessità primarie di chi si sposta, per scelta o per necessità, dalla sua terra d'origine è quella di doversi innanzitutto misurare con l'altro da sé: è su questo confronto che si costruisce una nuova identità, ed è questo confronto a permettere di vedere con occhi nuovi anche gli elementi che fanno parte del proprio orizzonte visivo quotidiano. Roiter agisce non a caso proprio in questa maniera, i suoi dipinti e le sue sculture sono nella maggior parte dei casi visioni differenti di oggetti comuni, prendono spunto dalla quotidianità più banale per trasformarsi in visioni fantastiche, in invenzioni visive tra calembour e illusionismo. Macchine fotografiche di dimensioni spropositate, aeroplani fatti di slitte, valigie piene di buchi, tende dalle quali escono montagne di libri, sono solo alcuni degli oggetti che popolano l'universo dell'artista, un universo che non si limita ad apparire sulla superficie pittorica, ma prende letteralmente corpo anche in un sculture caratterizzate da una matericità tanto semplice nei suoi elementi costitutivi quanto affascinante nei suoi risultati.
Anche in questo caso, non è difficile sostenere che Roiter utilizzi materiali di riciclo proprio per sottolineare una volta di più la precarietà non tanto delle sue immagini, quanto delle forme e, forse, anche dei loro significati; come se a forme così mutevoli – si pensi per tutte alla casa inglobata nel mappamondo – non potesse che corrispondere una varietà delle interpretazioni possibili.
E' in questo senso che pare anche di potere interpretare il costante ricorso di Roiter all'ironia (e in particolare all'autoironia), come momento del pensiero in cui viene rimessa in discussione un'interpretazione data, un luogo comune, e se ne ipotizza un suo mutamento di segno, e di senso. Una sorta di gioco continuo tra l'artista e lo spettatore, chiamato non tanto a riconoscere una forma o ad interpretare una frase – entrambe in più di un caso volutamente enigmatiche -, ma a lasciarsi trasportare in una dimensione “altra” rispetto a quella comunemente esperita nella vita di tutti i giorni. E' forse questo l'Inside Out che dà il titolo alla mostra odierna, il ribaltamento delle consuetudini percettive e soprattutto intellettuali, una sorta di rovesciamento anche del punto di vista, oltre che delle normali condizioni di apparizione degli oggetti nel nostro campo visivo e intellettuale. A questo punto, considerato anche l'esemplare riferimento di Viktor Misiano alle “illuminazioni profane” individuate da Benjamin, sembra legittimo suggerire un'ulteriore chiave di lettura di questo percorso, ed è quella relativa al dormiveglia, a quello stato di passaggio tra coscienza e incoscienza nel quale per l'appunto il mondo appare sotto forme inedite e sorprendenti, nel quale non è ben chiaro se si stia sognando o se sia ancora svegli, e sfumano i contorni di ciò che si vede e ciò che si sa. Ecco, questo sembra essere lo stato degli oggetti di Roiter: la sua pittura in particolare traspone la realtà su un piano altro da quello dell'oggettività, ma volutamente non su quello onirico di matrice surrealista. E' ancora l'ironia probabilmente ad agire, a far sì che questo stato di transizione si manifesti con un linguaggio capace di dialogare anche con la grande tradizione dell'objet trouvé, con un'idea di ricostruzione del mondo più giocosa, vicina nello spirito all'anarchia intellettuale del miglior dadaismo. Che era, come è noto, un movimento formato soprattutto da emigrati ed esiliati...
Walter Guadagnini - Milano, 2014
Inaugurazione 25 settembre ore 18.30
Laura Bulian Gallery (ex Impronte Contemporary Art)
via Montevideo, 11 Milano
lun-ven 15-19
ingresso libero