Darkness. Il progetto parte dall'osservazione dell'incidenza che la luce esercita sugli oggetti. In mostra opere fotografiche stampate su carta e polaroid con positivo allegato.
Galleria 33 presenta DARKNESS, personale del fotografo Luca Palatresi, a cura di Francesco Mutti. La mostra è parte della quinta edizione di Arezzo&Fotografia, evento organizzato dall’Associazione Fotografica Imago.
In galleria sarà esposta una selezione del lavoro presentato il 19 luglio scorso presso LABottega di Marina di Pietrasanta. In mostra opere fotografiche stampate su carta cotone di cm 60x90, montate su cornice, firmate sul retro, con tiratura di 11 esemplari e polaroid con positivo allegato, montate su cornice di formato 25x25 cm, firmate sul fronte e, ovviamente, di edizione unica.
TESTO CRITICO di Francesco Mutti
Sono già passati cinque anni da quando, per la prima volta, Luca Palatresi - pluripremiato giovane fotografo italiano - mi parlò delle sue idee e del progetto "Darkness": le implicazioni sia tecniche che intellettuali che questo possedeva erano argomenti validissimi e convincenti già all'epoca. Argomenti che mi apparivano in anticipo sui tempi e slegati da banali contestualizzazioni geografiche. Un unicum nel panorama italiano.
In realtà, il progetto esisteva fondamentalmente solo nell'immaginazione dell'artista. E oltre a qualche scatto - che oggi egli stesso considera acerbo - non esisteva un programma strutturato. Di certo non aveva ancora questo titolo: il termine "Darkness" ha visto la luce in seguito a profonde riflessioni da parte dell'autore e dei suoi affezionati quanto occasionali compagni di avventure. Categoria alla quale io fortunatamente appartengo. Negli anni infatti ho visto crescere in lui quella determinazione che è prerogativa degli artisti veri - se mai sia utile procedere a una distinzione. Artisti che credono nel proprio lavoro oltre ogni logica. Che superano d'un balzo le momentanee perplessità legate al loro futuro: logistico, pubblicitario, espositivo, celebrativo. Il paradosso è segnato dal fatto che Luca, al contrario, non si è mai fatto veramente condizionare da tali interrogativi; né ha mai avuti dubbi o ripensamenti sul proprio lavoro. È rimasto semplicemente in attesa del momento migliore. Il momento in cui si fosse sentito pronto. E forse così doveva andare.
"Darkness" potrebbe innanzitutto essere considerato un concept-work: benché tale definizione mi appaia limitativa, il progetto parte dal presupposto che l'incidenza che la luce esercita sugli oggetti, incidenza dalla quale non si può prescindere nello sviluppo della tecnica fotografica, possa essere accostata a quella che tenebre e ombre, in modo altrettanto inequivocabile, hanno sui medesimi soggetti. In pratica, il fotografo non reagisce più all'illuminazione ma alla sua assenza. Palatresi ha studiato a fondo il fenomeno, avvertendo nelle oscurità il generarsi di nuove masse e nuovi volumi, affrancate da quelle masse e da quei volumi canonici che sarebbero apparsi a una luce diretta. Con una propria, determinante autorità, le immagini colte dal fotografo toscano rivelano le identità nascoste dei protagonisti, celate spesso anche ai loro proprietari: impulsi reconditi, sogni inespressi, vite costrette in un corpo non loro emergono dall'ombra mostrandosi al mondo. Mutano, tali corpi. Si deformano alla luce delle tenebre. E ciò che prima sembrava evidente acquista di colpo qualità ancestrali.
"Darkness" è oltre ogni dubbio anche una presa di coscienza: da parte dell'artista delle infinite possibilità della propria tecnica, affinata negli anni; da parte dell'uomo della propria immaginazione e della curiosità che è carattere ineludibile di questa. Divenuto fotografo per vocazione, professionista per gioco, Palatresi ha lungamente riflettuto sul concetto di "bellezza" (lui che, affermatosi nell'eclettico e fuorviante universo della moda e del glamour, contribuisce a creare il concetto di bellezza che la nostra società si vanta di possedere) e su come questa in realtà avesse più di una maschera da indossare, in delicato equilibrio tra l'effimero e il celato, tra ciò che si mostra sfacciatamente e ciò che si desidera sottrarre, in attesa del momento migliore. Del resto, non è forse vero che la bellezza ama nascondersi? Luca ha colto i segni di questa danza, di questo continuo oscillare tra un mondo sensibile, fatto di luci, suoni, odori, gesti e sguardi; e uno diametralmente opposto, dove ogni esperienza viene ribaltata.
Attraversare lo specchio - per dirla alla Carroll - è stata operazione laboriosa e repentina. Laboriosa, nell'individuazione di una metodologia che rendesse al meglio l'idea iniziale. Repentina proprio nella sua ideazione: sincera testimonianza di quanto spesso le intuizioni condizionino in modo determinante il lavoro più intenso degli artisti. Fondamentale dunque si è rivelata la messa a punto di una tecnica che permettesse a Palatresi di modificare le carte in tavola. In prima battuta con i propri soggetti. In seconda analisi con la propria esecutività. Esortati ad abbandonare quel poco di recitativo che ognuno di noi mette in atto di fronte a un obiettivo fotografico, dove inibizione ed esibizione si alternano vicendevolmente sulla scena, i soggetti del progetto "Darkness" vedono tramutata la loro stessa essenza, quasi dimentichi dei propri trascorsi di vita: slanciati verso una dimensione onirica adesso più che mai reale, riemergono dalle profondità delle loro anime gli istinti primordiali, le affezioni nascoste, i dubbi e le certezze, in un concentrato di emozioni difficilmente riconoscibile a occhio nudo e svelato solo ai diretti interessati. Non è un caso che Wilde, Gray e il suo ritratto occupino costantemente i pensieri dell'artista.
Ciò che contraddistingue tenacemente la ricerca tecnica di Palatresi è inoltre il suo intimo rapporto con la materia di luce quanto con quella di tenebra. Rapporto che è particolare nella misura in cui egli abbandona la via accademica per addentrarsi in quella della sperimentazione: la luce perde i suoi connotati più pieni per farsi radente, densa, puntuale. Non è leziosità stilistica quella che l'artista richiede bensì estetica formale pura, laddove il dettaglio possa analogamente oscillare tra le zone in luce e quelle in ombra. Questo fermento scultoreo, dove la predominante bronzea è organizzata secondo mono-toni di colori caldi, aumenta di sbalzo la percezione delle profondità, assegnando un valore vitale assoluto ai soggetti ritratti.
BIOGRAFIA
Luca Palatresi (Fucecchio 1978) Fotografo professionista, free-lance. Dal 2002 si dedica a tempo pieno alla fotografia, specializzandosi nel settore moda e advertising. Si afferma rapidamente collaborando con importanti brand italiani ed internazionali e pubblicando sulle riviste più influenti del settore. Parallelamente al settore pubblicitario, segue un percorso artistico di ricerca personale che lo porta ad ottenere importanti riconoscimenti in mostre collettive e personali in Italia e all’estero: come il premio al Lucca Digital Photo Fest e il Premio Arte Laguna di Venezia, la partecipazione al progetto mondiale OCHO con Rojo Magazine a Barcelona o la mostra “I saw the light!” al Museo Piaggio, per citarne alcuni.
Nel 2005 crea in Toscana il FOFU Phot'art, festival fotografico internazionale di cui è ancora direttore artistico. Ha curato importanti mostre monografiche tra cui Franco Fontana, Gian Paolo Barbieri, Letizia Battaglia e nel 2011 la più grande esibizione in Italia di Storm Thorgerson. Vive in Toscana e continua il proprio cammino verso la “fotografia perfetta”, osservando senza sosta ogni sfumatura della bellezza umana.
Inaugurazione venerdì 26 settembre alle ore 19
Galleria 33 di Tiziana Tommei
Via Garibaldi 33, Arezzo
tutti i giorni, dalle 16.30 alle 19.30
ingresso libero