Michele Protti
Andrea Facco
Gisela Hammer
Nello Catinello
Andrea Rossetti
Flavia Motolese
Elena Colombo
Marta Marin
Andrea Facco raccoglie ritratti e documentazioni d'architettura. I dipinti di Gisela Hammer sono popolati da suggestioni africane; Nello Catinelllo ricerca geometrie razionali; Michele Protti approfondisce i materiali.
a cura di Andrea Rossetti
SPERIMENTAZIONI???
mostra personale di Andrea Facco
aperta fino all’8 ottobre 2014
da martedì a sabato
ore 15:30 – 19:00
I due progetti proposti in questa mostra dal fotografo Andrea Facco fanno parte di una serie di sperimentazioni del tutto nuove in Italia. Il primo lavoro, che ha già partecipato a numerose mostre ed esposizioni, è la serie “Panocreative”: foto nate per creare un modo nuovo e personale di documentare e riprendere l’architettura. Questi scatti creano l’illusione di poter quasi entrare all’interno della foto stessa. Grazie alla particolare prospettiva e all’uso di una tecnica panoramica attenta e rigorosa si possono osservare una serie di architetture di diverse città da un punto di vista che si potrebbe definire “immersivo”. Lo sguardo percorre la foto partendo dal basso, in cui troviamo scalinate e pavimentazioni decorate, fino a salire verso l’alto per ammirare soffitti affrescati, cupole, finestre e altri elementi architettonici. Questo punto di vista ci consente di cogliere e rivivere le stesse emozioni, pensieri e punti di vista che sono stati colti nel momento dello scatto.
Il secondo progetto, qui presentato in anteprima, è una ricerca fotografica sul tema della ritrattistica e della figura, una sperimentazione a più mani: Andrea Facco e il suo socio Mauro Baldi, hanno deciso di avventurarsi in un lavoro assolutamente inedito in Italia: gli abiti liquidi. Nella serie “Liquid Dress” i due fotografi genovesi hanno iniziato a costruire un vero e proprio portfolio di moda liquida in cui le modelle sono vestite con abiti di vernice colorata. Nel giro di pochi mesi hanno ideato una tecnica originale, diversa da quella applicata da altri fotografi stranieri, per creare questi abiti. Utilizzando delle vernici ad acqua e lanciando vere e proprie secchiate di colore sul corpo della modella, sono riusciti a congelare in uno scatto fotografico l’attimo esatto in cui l’impatto della vernice le fa assumere determinate forme. A seconda del modo con cui è stata lanciata la vernice si sono ottenute forme diverse per ricreare gli abiti e, successivamente, in post-produzione sono stati uniti e uniformati più scatti per ottenere un abito completo non potendo, ovviamente, ottenere le forme e i dettagli degli abiti con un unico scatto.
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a cura di Flavia Motolese
COLOURFUL AFRICA
mostra personale di Gisela Hammer
L’universo pittorico di Gisela Hammer è popolato dai volti e dalle suggestioni derivate dai suoi viaggi in Africa. Affascinata dai colori e dalle atmosfere di questo paese, ne ha colto l’essenza per trasfonderla in opere vibranti e cariche di emozioni. Una galleria di ritratti in cui è evidente l’influenza dell’Espressionismo tedesco e astratto: la tavolozza cromatica dominata da tonalità intense, che richiamano quelle di Hans Hofmann, la forza dell’impatto visivo e l’introspezione psicologica. Sono la semplificazione delle forme e un uso personalissimo del colore con audaci accostamenti a trasfigurare in senso espressionista la rappresentazione, donandole incisività. Mentre i riferimenti di Alexej von Jawlensky erano i costumi e le tradizioni russe quelli di Gisela Hammer sono il folklore e le ambientazioni africane.
La sua pittura, però, si differenzia dall’Espressionismo tedesco per l’assenza di angoscia esistenziale e intenti polemici, avvicinandosi maggiormente all’interesse dei Fauves per l’uso del colore, inteso come strumento emotivo oltre che costruttivo. Le larghe campiture di fondo creano una massa morbida su cui tratti sottili e rapide pennellate rivelano l’immediatezza del gesto. La dislocazione e la consistenza materica di questi segni superficiali determinano il movimento interno del quadro, rendendolo vibrante e imprimendogli grande dinamismo.
Il soggetto che affascina di più l’artista è il volto, assunto quasi come archetipo della condizione umana. Le donne e gli uomini che ritrae, colti nei piccoli gesti, trasmettono un senso di profonda dignità, forza, malinconia o gioia di vivere. Tracce delle ambivalenze e contraddizioni di un continente in cui la lotta quotidiana per la sopravvivenza è ancora un tema attuale. Uno stato puro, quasi primigenio che attraverso queste figure sembra compiere il destino ineluttabile dell’uomo.
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a cura di Elena Colombo
LA REALTÀ E LE NUVOLE
mostra personale di NECATI
Lo sguardo di NECATI - Nello Catinelllo ricerca le geometrie razionali nel panorama che ci circonda, “dalla terra alle nuvole” dalla Cultura alla Natura trascendente, intesa come complemento del complesso linguaggio umano. Scomparendo come presenza fisica dall’inquadratura, l’individuo si avvicina all’essenza dell’ambiente. L’idea è simile a quella sottesa ai progetti di Massimiliano Fuksas: al contempo figurativi e concettuali, matematici ma emozionanti. L’Arte e la quotidianità trovano la loro espressione nella varietà dei codici modulari architettonici.
La post-modernità degli edifici regala soluzioni visive derivate dalle nuove tendenze dell’Architectural Photography e si rispecchia nelle proporzioni nascoste nell’atmosfera eterea al di sopra delle nubi. Inconsuete angolazioni rivelano la bellezza delle strutture, nelle quali spicca una solidità che pare in contrasto con le distese di sbuffi vaporosi in movimento nel cielo. I contrasti chiaroscurali rendono le gamme tonali vicine all’arte orientale tradizionale, agli Studi di John Constable o addirittura alla drammaticità di Joseph Mallord William Turner. È una fotografia che si nutre di un’estetica spirituale ma anche capace di trasportare Ansel Adams all’interno di un sottotesto sociologico, riducendo i paesaggi ai modelli dell’economia spaziale. Con la loro riproducibilità simmetrica, i percorsi del singoli si moltiplicano in perimetri esponenziali e schematici, fino ad incontrarsi nella babele di idiomi della città: indicazioni e luci, emergendo dal buio, sfatano ogni concezione utopica e confondono invece di chiarire i punti di riferimento.
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a cura di Marta Marin
OGGETTO QUASI
mostra personale di Michele Protti
A ritroso nelle forme, diretto senza vincoli verso la preistoria oggettuale dei materiali. Con un corredo estetico-ideologico che s'inserisce motu proprio tra le fredde strutture modernamente incombenti di Giuseppe Uncini e l'intraprendenza cronica racchiusa nelle azioni di Giuseppe Spagnulo.
Forse si potrebbe correre il rischio di ricadere in un'immagine troppo parzializzante e insufficiente per poter coprire nella totalità il senso dell'opera di Michele Protti. Un rischio necessario però se si tiene in considerazione che le sopracitate e minime nozioni di “cultura visiva contemporanea” significano un passaggio obbligato e centrale, il più appropriato per giungere ad identificare nell'immediato il contributo in termini di “prodotto contemporaneo” dato dall'artista attraverso il suo linguaggio grezzo, metodo e al tempo stesso soggetto di un'espressività coscienziosamente sintetica e di un uso dei materiali praticato partendo dalla frugalità della sua risoluta azione anti-descrittiva.
Autosufficienza della materia, riqualificazione dello scarto, essenzialità di un “rifiuto solido” la cui la forma - già di per sé sagomata - non è che pretesto più o meno intricato per un artista che si è dato l'onere di accumulare lì i segni della propria esistenza, naturalizzandoli nella stratificazione di colore e textures quanto nell'eterologa contrazione-annessione di masse ad un'unica soluzione tangibile. Ed è in questo lasso azione/procreazione che l'oggetto, l'accumulo di oggetti, che la severa esibizione volumetrica di Protti trova indistintamente la propria realtà, una via d'uscita in grado di stimolarne a tempo debito la ri-creazione. Ritorna al mondo, d'ora in poi vantando una serialità latente all'interno della sua fisionomia non replicabile, da assoluta protagonista di un processo catartico che ne ha resa unica l'esistenza. (Testo critico di Andrea Rossetti).
Le mostre resteranno aperte fino all’8 ottobre 2014 con orario 15:30 – 19:00 dal martedì al sabato.
Ufficio stampa SATURA
ufficiostampa@satura.it
Inagurazione Sabato 27 settembre 2014 ore 17:00 (Palazzo Stella)
SATURA art gallery
Piazza Stella 5/1, Genova 16123