Carlos Amorales
Goda Budvytyte
Malak Helmy
Clemens Hollerer
Basim Magdy
Luca Pozzi
Antonia Alampi
Una mostra collettiva di lavori che conversano su alcuni aspetti del nostro presente, caratterizzato da una crisi immaginativa sospesa fra le nostalgie (di diverso segno) del passato e le attese del futuro.
“...afferrò qualcosa, una parola, o meglio un nome, che lei pronunciò indicando la vastità del mare, sulla quale ora le luci sembravano disegnare una città.
Fatamorgana.
Si rese conto che finalmente
le due avevano
trovato
una
chiave per avvicinarsi, anche se solo per
pochi istanti. Forse era vero: in quella terrazza le fantasie diventavano realtà. O perlomeno
consentivano di tenerla provvisoriamente lontana, la realtà”.*
Carlos Amorales
Goda Budvytyte
Malak Helmy
Clemens Hollerer
Basim Magdy
Luca Pozzi
A cura di Antonia Alampi
Fatamorgana
è una mostra di lavori che conversano su alcuni aspetti del nostro presente,
caratterizzato da una crisi immaginativa sospesa nella divaricazione fra le nostalgie (di diverso
segno) del passato e le attese
–
di volta in volta malinconiche, speranzose, palingenetiche
–
del
futuro.
I miraggi, gli effetti magici, le storie di fate e marinai che il titolo evoca spingono a
interrogarsi su come il potere
-
politico, ma non solo
-
risieda sempre
più nell’abilità (istituzionale)
di costruire illusioni.
Riflettiamo.
Basim Magdy
(1977, Egitto) narra di promesse illusionistiche di modernizzazione e
cambiamento che si risolvono in eterne delusioni, di aspirazioni e desideri collettivi sedati facendo
l
eva su pulsioni emotive collegate a insicurezze e speranze individuali.
L’infinita ripetizione e
ricorrenza di eventi quasi identici,
facilitata dal virale camuffamento della realtà, è il sotto
-
testo di
diversi lavori, da quelli di Magdy alle sculture e vi
deo di paesaggi tossici e artificiali di
Malak
Helmy
(1982, Egitto). Gli elementi fantasmatici che compongono i lavori di Helmy raccontano degli
alterati e spesso equivoci ritmi biologici e sociali della nostra società, in continuo e rapido
mutamento, e de
i sintomi che ne rivelano l'essenza. Sono le relazioni scivolose tra eventi storici
minori, il linguaggio che li definisce, i paesaggi che li ospitano e gli oggetti che li osservano a
comporre le allegorie di tali lavori. E allegorici appaiono gli eventi m
essi in scena da
Luca Pozzi
(1983, Italia), nei quali materiali e sostanze di segno diverso e di difficile identificazione
costruiscono nella loro relazione momenti di surreale ma terrena sospensione.
Clemens Hollerer
(1975, Austria) gioca con l’architettu
ra della mostra attraverso l’uso di elementi modulari che
drammatizzano e confondono l’esperienza dello spazio espositivo, facendo di vuoti e trasparenze
(presenti o future) solidi ma apocalittici volumi scultorei. In risposta,
Goda Budvytyte
(1985,
Lituania)
interviene quasi segretamente, con un impercettibile quanto efficace gesto che gioca con
l’identità, pur sempre fittizia, di
fatamorgana.
In molti affermano la necessità di formulare un nuovo tipo di linguaggio globale per raggiungere un
cambiamento s
ociale sostanziale, perché solo così, paradossalmente, risulterebbe possibile
elaborare nuovi codici, liberi dai condizionamenti delle culture dominanti (o forse liberi tout court).
E’ sotto questa luce che possono leggersi alcuni lavori di
Carlos Amorales
(1970, Messico), che
si sviluppano a partire da una ricerca sulle lingue non semantiche. Qui, la comunicazione verbale e
testuale è sostituita da espressioni astratte, articolate in immagini, frammenti di testi, segni e
simboli composti attraverso libere
associazioni per lo più visive, arrivando a una sorta di potente
anarchia narrativa, che costituisce un’alternativa
in sé
alla realtà.
Forse è dell’ambigua forza politica dell’avanguardia poetica che si sta parlando. E probabilmente
era vero: in quella te
rrazza le fantasie diventavano realtà.
Ma
la realtà
–
come il protagonista della
storia intuì per la prima volta
–
può essere tenuta lontana solo provvisoriamente.
Estratto da “I Mondi sommersi ritornano”, Ctonia Edizioni, di M.A.
Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 19. Gli artisti saranno presenti
Galleria Enrico Astuni
via Jacopo Barozzi, 3 40126, Bologna
Orari di apertura
Dal lunedì al venerdì 10-13 / 15-19
Sabato su appuntamento