Made in China. Nelle sue fotografie le "buone cose di cattivo gusto"
Se il Made in Italy e' sinonimo di gusto, stile, classe, il Made in China e' sinonimo di copia, duplicato, riproduzione. Il lavoro fotografico di Bertin pero' non vuole essere la documentazione di quella che e' diventata l'ultima frontiera del plagio, in cui si puo' replicare tutto: profumi, auto, moda, perfino strade, palazzi, chiese. Egli fissa la propria attenzione sulle "buone cose di cattivo gusto" che gia' il capitalismo selvaggio, spietato e senza pudori ha svuotato di ogni valore e di ogni riferimento culturale: souvenir, gadget, articoli sacri e profani, ecc. Gli interessa cio' che si puo' trovare dappertutto, cio' che e' omologato, cio' che risponde alla stessa straordinaria domanda di indifferenziazione. Ma l'operazione di Bertin si spinge oltre: egli cerca soprattutto di svelare l'inquietante struttura che regola le leggi della produzione e del consumo di questa oggettistica dei "paradisi dello shopping". Mostra a cura di Luigi Meneghelli. Opening 9 Ottobre ore 19.