Museo Diocesano ''Francesco Gonzaga''
Mantova
p.zza Virgiliana, 55
0376 320602
WEB
Daniela Savini
dal 17/10/2014 al 24/10/2014
mer-dom 9-12.30 e 15-17.30
WEB
Segnalato da

Daniela Savini



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Daniela Savini



 
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17/10/2014

Daniela Savini

Museo Diocesano ''Francesco Gonzaga'', Mantova

L'uomo: un corpo, una coscienza, una vita. Savini affronta la dicotomia fra corpo e l'io, che anela a qualcosa che va oltre la contingenza, alla realizzazione di uno scopo come di un destino.


comunicato stampa

"Installato nella mia vita, addossato nella mia natura pensante, conficcato in questo campo trascendentale che si è aperto sin dalla mia prima percezione...mi sento votato ad un flusso di vita inesauribile di cui non posso pensare nè l'inizio nè la fine: infatti, sono ancora io vivente a pensarli e così la mia vita si precede e sopravvive sempre.(M.Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione)"

E' da alcuni anni che l'artista Daniela Savini porta avanti la sua personale e autonoma ricerca lontano da influenze e mode sull'esistenza dell'uomo, come essere esistente, - la vita - nella sua riflessione religiosa filosofica e antropologica. Questa mostra ne è l'espressione e lo fa nei modi e modalità artistiche che le sono più congeniali a trattare un argomento così complesso e difficile da rendere artisticamente; sceglie volutamente un taglio figurativo-concettuale come d'altronde nelle volte precedenti ma più realistico direi più classico nella speranza di riuscirvi, almeno in parte. Si affronta la dicotomia fra corpo e l'io, che anela a qualcosa che va oltre la contingenza, alla realizzazione di uno scopo come di un destino, un indirizzo, segnato insieme ai tratti ereditati con i propri geni e sovrascritto al momento dell'assemblaggio corpo e anima.

"All'inizio non è niente, sarà in seguito, e sarà quale si sarà fatto. L'uomo è soltanto, non solo quale si concepisce, ma quale si vuole, e precisamente quale si concepisce dopo l'esistenza e quale si vuole dopo questo slancio verso l'esistenza: l'uomo non è altro che ciò che si fa (Sartre)". Pertanto l'uomo è responsabile di quello che è, di quello che fa, su di lui ricade totalmente la responsabilità della sua esistenza. Da qui l'angoscia, anche se non tutti la manifestano, e la profonda solitudine. Sentimenti provocati proprio dal fatto dell'avere percezione e coscienza di una vita, quindi della non vita e della non conoscenza dell'oltre. E' L'Orror Mortis come scrive Schopenhauer: "Ciò che genera l'orror mortis non è affatto un'idea o un pensiero, bensì la cieca pulsione, la volontà di vita, che è l'essenza del nostro essere".

Il titolo della mostra è esemplificativo ed è composto da alcune parole chiave: da "un corpo": visivamente siamo incarnati in un corpo o involucro - guscio come lo si vuole chiamare, ma anche su questo si può discorrere a lungo se volessimo riprendere gli antichi saggi, parlando di più strati o corporeità.

Poi dal termine "una coscienza": oppure anima, a cui molti non credono ma che studi scientifici hanno dimostrato la sua esistenza o perlomeno un'aura che va ben oltre la fisicità pura del corpo materico e che sopravvive ad esso. Ne è una, un gran dono, un tesoro tanto prezioso quanto la vita. Essa ci distingue dagli animali e ci dà la consapevolezza del nostro destino della temporalità e ad essa è legata l'intensità dell'angoscia o paura, variabile secondo le fasi del ciclo di vita. Sartre "Nell'essere e il nulla" afferma: La coscienza è pienezza di esistenza e l'autodeterminazione ne è caratteristica essenziale. ...La coscienza è anteriore al nulla e "sgorga" dall'essere...Ch'essa è causa del proprio essere.

Infine da: "una vita": ma se si crede alla coscienza o anima si dovrebbe parlare di più vite o di vita oltre la vita quindi la non morte, come le indagini di scienziati su corpi morti e recenti teorie di Robert Lanza vogliono dimostrare. Tuttavia nel fare quotidiano l'uomo per ovviare a questi pensieri, che si affacciano nei momenti in cui si è soli, di notte o nel silenzio dell'oscurità, ha bisogno di qualcosa che vada al di là di se stesso, come si diceva in precedenza, che dia senso alla sua vita e che sia capace di dare spiegazione e motivazione alla sua esistenza da qui l'affetto, la famiglia o la fede in Dio.
Ecco l'artista Savini cerca di fare ciò, di capire chi è e di realizzare se stessa -Sartre dice: "L'artista si è formato, così come è, nello stesso tempo in cui dipingeva e che l'insieme della sua opera si incorpora con la sua vita".

Inaugurazione 18 ottobre ore 17.30

Museo Diocesano ''Francesco Gonzaga''
p.zza Virgiliana, 55 Mantova
mer-dom 9-12.30 e 15-17.30
ingresso libero

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