Brace. Le sue citta' dipinte sono una metafora per esprimere la potenza dell'essere umano che ha saputo crearle, distruggerle e riedificarle; comunicano quindi potenzialita' e fiducia.
“Brace”, il titolo che l’autore ha scelto per la mo
stra, sintetizza in una parola il messaggio di un
intero percorso pittorico dedicato alle città. Capi
tali storiche infuocate di luce, come tizzoni
ardenti che irradiano ogni cosa sconfiggendo il bui
o e ricordando lo splendore che fu, bagliori
generati dalle viscere della città, violenti fasci
di luce provenienti dal fondo dei vicoli, da
sopraelevate e strade, ma anche dall’interno delle
case, dagli uffici e dai tanto amati teatri.
Concepiti come templi di luce, i teatri sono rappre
sentati come casse di risonanza che vibrano
e modificano l’ambiente fino quasi a dilatarsi prop
agando luci e suoni oltre il palco, al di là
della platea e attraverso i muri, fino al cuore del
la città. Chiarori improvvisi e luminosità diffuse
provengono anche dalle grandi piazze, per contrasta
re l’oscurità di fondo e creare paesaggi
urbani visionari, se non addirittura magici quando,
avvolti nella notte, vengono irradiati dalla
bianca luce della luna e delle stelle.
Le città sono una metafora per esprimere la potenza
dell’essere umano, che ha saputo
crearle, distruggerle e riedificarle, incarnando qu
indi potenzialità e risorse, fiducia e speranza
nel genere umano.
“Non dipingo città in fiamme per dare voce al lamen
to di una terra affranta. Io metto il fuoco
perché il fuoco è potenza e salvezza, è la forza ch
e scorre dentro le mura e dentro le vene.
Dipingo le città sempre come le donne che amo, per
metterle in piedi davanti ad un cielo
maestoso ed allo spettacolo di un mondo che sempre
tramonta ma sempre albeggia.”
Con queste parole Ottieri parla della proprio pittu
ra e di ogni forma espressiva che, vissuta
come redenzione, può guidarci fino alla salvezza.
La funzione dell’arte e dell’artista è vissuta
dall’autore con profonda consapevolezza “Noi artisti cerchiamo di creare qualcosa che possa contrastare i venti di pessimismo che ci si rovesci
ano addosso di questi tempi. Ci proviamo con
la grazia, ci proviamo con l'eleganza e ci proviamo
anche con la forza, l'intensità delle
suggestioni che evochiamo, la densità del colore vi
olento ed aggressivo. (..) Più che in altri
momenti storici, oggi, quello che facciamo non inte
nde soltanto abbellire, stupire o riposare gli
occhi da giornate troppo confuse, bensì allenare al
la speranza, convincere che insieme a
quello che ci portiamo dietro dal passato, può apri
rsi in ogni momento un nuovo passaggio
dentro la notte.”
L’autore ama rappresentare la città servendosi del
monocromo, sfumando un unico colore
dalle tonalità più sature a quelle più trasparenti:
una piazza di Parigi totalmente blu, palazzi ed
alberi compresi, una visione aerea di Madrid, ove t
utto è color ocra. Non è certo casuale la
scelta del colore ma senz’altro di secondaria impor
tanza, sebbene sia la prima cosa che ci
colpisce, e anche con una certa violenza. Uno sguar
do più attento svela luminosità, contrasti,
volumi, prospettive e asimmetrie che anche in assen
za del colore si imporrebbero con grande
forza.
Aspetto non irrilevante è la predilezione di Ottier
i per i grandi formati che sembrano avvolgere
e fagocitare l’osservatore. E’ sulle ampie superfic
i infatti che Ottieri ama lavorare, a volte
anche su più tele contemporaneamente dando origine
a dittici e trittici che arrivano sino a 5
metri di larghezza. Si ha a volte l’impressione di
essere risucchiati verso il fulcro del dipinto:
piazze, strade, edifici presentano spesso un’insoli
ta prospettiva ed una sorta di circolarità che
sembra attivare una forza centrifuga che fa converg
ere ogni cosa, portando con sé anche lo
sguardo dell’osservatore.
Tommaso Ottieri nasce nel 1971 a Napoli, dove vive
e lavora. Studia architettura all'Università
Federico II di Napoli ed alla Robert Gordon Univers
ity di Aberdeen (UK). Nel 1996 apre il suo
studio a Oia, Santorini (Grecia). Nel 1998 apre il
suo studio a Napoli, dove tuttora vive e lavora.
Inaugurazione 25 Ottobre 2014, dalle ore 18
Galleria Forni
via Farini, 26/F - Bologna
Orario:
10,30 - 19 (dopo le ore 19 solo su app.)
sabato 10,30 - 13 e 16 - 20
domenica e festivi su appuntamento
chiuso lunedì
ingresso libero