Mostra personale
La PROJECT-ROOM contiene una selezione dei lavori più recenti di Dario NEIRA che hanno come tema conduttore LA PELLE e LA PAROLA.
Utilizzare la PELLE, quale pars pro toto, ci consente di parlare del corpo e cioè dell’uomo nella sua essenza, nucleo e sacralità , senza fraintendimenti e teorizzazioni, senza riferimenti di identità , di genere, di status, di ruoli. Parlare dell’uomo coralmente, senza rappresentare l’unità ma la moltitudine, senza mostrare alcuna specifica inclinazione emotiva cioè rappresentandole tutte.
Con le sue cicatrici, i nei, le impronte digitali, la pelle ci identifica così tanto da realizzare precisi ritratti mappando porzioni diverse del corpo (L.L. portrait, G.R. portrait, portrait of a grey-man); per contro un ingrandimento di essa ha un effetto semplificante, riferendosi ad un corpo primordiale privo di ogni riferimento culturale.
La frammentazione delle carni (Flesh, Skinscapes) è la frammentazione infinita dei corpi, delle esperienze, delle coscienze del nostro tempo per cercare una radice comune, una valenza unificante, per riscrivere i confini dell’uomo e spiazzare le classificazioni tradizionali.
Le sensazioni conclusive, che sono a tutti gli effetti esperienze fisiologiche cioè del corpo, sono rese possibili dal verbo, dalla PAROLA che con il suo dictum circostanziato e monumentale, pone domande, chiede e dà ragioni in una fusione dell’immagine fisica con quella linguistica.
FEAR è un lavoro sul potere evocativo della parola, perché chi pronuncia parole mette in moto potenze. E se ad urlare è una moltitudine di corpi smembrati dai saperi e lacerati dall’inquietudine, di pelli percorse dagli stessi brividi, di carni che chiedono ragione del sangue sacrificale, allora, come in uno slogan di corteo, come in un rituale esoterico o in un coro greco, il significato ne risulta esasperato: il sasso scagliato diventa più pesante, l’azione verbale diventa performance-enunciazione.
PHOBIAE, strettamente correlato a FEAR, ne è il prolungamento su un piano più intimo e privato: sono le esperienze quotidiane di piccole-grandi ossessioni che condizionano la nostra e l’altrui esistenza. Nel linguaggio quotidiano esiste un corredo linguistico che porta le tracce della nostra vita psichica. Ogni patologia fobica è inclusa in un oggetto che rappresenta la sintesi della violenza: escoriazioni, stigmate, sono le lesioni che l’arma impropria può determinare sulla pelle e rappresentano l’equivalente della patologia fobica sulla psiche.
SELFPORTRAIT (ME); è un autoritratto mediato dalla pelle. La tridimensionalità di questo lavoro è data dal tempo; infatti ogni elemento ligneo recuperato ed assemblato nell’opera è una parte del nostro passato, qualcosa che è stato rifiutato e poi recuperato ed alla fine metabolizzato e trasformato in un cerchio del grande tronco della vita. Siamo quel che abbiamo scartato e quel che abbiamo trattenuto, questo è certo, ma siamo anche ciò che altri hanno scartato o trattenuto? Attraverso l’abbandono di oggetti altrui (e quindi dell’altrui esperienza, dell’altrui pelle) è possibile approfondire la nostra conoscenza e definire un profilo della nostra esistenza? Che cosa abbiamo trattenuto e scartato per sempre?
FETISH è una metafora sull’accanimento sado-masochistico sociale riservato all’uomo attraverso il corpo (fitness, chirurgia estetica, diete, infibulazioni, circoncisioni...) e quindi attraverso alla pelle (piercing, tatuaggi, abbronzature, ferite, ...).
La maschera ha la cerniera chiusa: non c’è possibilità alcuna di replica.
Apre e chiude la mostra l’installazione JOHN 1,14 che è lo stravolgimento, ai fini speculativi di manifesto programmatico, della frase evangelica THE WORD BECAME FLESH (il verbo si è fatto carne). Ma il lavoro è anche notifica del fallimento del progetto salvifico divino: la carne è tornata ad essere verbo, è tornata ad essere una realtà squisitamente linguistica e solo chi pronuncia il suo nome a viva voce ne sperimenta la sua reale presenza.
Immagine: ''FEAR'' - 2003 - stampa lambda montata su forex - 65x140 cm
VERNISSAGE sabato 28 febbraio ore 18.00
fabioparisartgallery
ARTE ACCESSIBILE, ARTE POSSIBILE
via Alessandro Monti 13 - 25121 Brescia - tel. 030 3756139
dal lunedi al sabato 15/19 - festivi su appuntamento