Fabio Paris Art Gallery
Brescia
via Alessandro Monti, 13
030 3756139 FAX 030 2907539
WEB
Dario Neira
dal 27/2/2004 al 10/4/2004
030 3756139 FAX 030 2907539
WEB
Segnalato da

Fabio Paris



approfondimenti

Dario Neira



 
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27/2/2004

Dario Neira

Fabio Paris Art Gallery, Brescia

Mostra personale


comunicato stampa

La PROJECT-ROOM contiene una selezione dei lavori più recenti di Dario NEIRA che hanno come tema conduttore LA PELLE e LA PAROLA.

Utilizzare la PELLE, quale pars pro toto, ci consente di parlare del corpo e cioè dell’uomo nella sua essenza, nucleo e sacralità, senza fraintendimenti e teorizzazioni, senza riferimenti di identità, di genere, di status, di ruoli. Parlare dell’uomo coralmente, senza rappresentare l’unità ma la moltitudine, senza mostrare alcuna specifica inclinazione emotiva cioè rappresentandole tutte.
Con le sue cicatrici, i nei, le impronte digitali, la pelle ci identifica così tanto da realizzare precisi ritratti mappando porzioni diverse del corpo (L.L. portrait, G.R. portrait, portrait of a grey-man); per contro un ingrandimento di essa ha un effetto semplificante, riferendosi ad un corpo primordiale privo di ogni riferimento culturale.
La frammentazione delle carni (Flesh, Skinscapes) è la frammentazione infinita dei corpi, delle esperienze, delle coscienze del nostro tempo per cercare una radice comune, una valenza unificante, per riscrivere i confini dell’uomo e spiazzare le classificazioni tradizionali.
Le sensazioni conclusive, che sono a tutti gli effetti esperienze fisiologiche cioè del corpo, sono rese possibili dal verbo, dalla PAROLA che con il suo dictum circostanziato e monumentale, pone domande, chiede e dà ragioni in una fusione dell’immagine fisica con quella linguistica.

FEAR è un lavoro sul potere evocativo della parola, perché chi pronuncia parole mette in moto potenze. E se ad urlare è una moltitudine di corpi smembrati dai saperi e lacerati dall’inquietudine, di pelli percorse dagli stessi brividi, di carni che chiedono ragione del sangue sacrificale, allora, come in uno slogan di corteo, come in un rituale esoterico o in un coro greco, il significato ne risulta esasperato: il sasso scagliato diventa più pesante, l’azione verbale diventa performance-enunciazione.
PHOBIAE, strettamente correlato a FEAR, ne è il prolungamento su un piano più intimo e privato: sono le esperienze quotidiane di piccole-grandi ossessioni che condizionano la nostra e l’altrui esistenza. Nel linguaggio quotidiano esiste un corredo linguistico che porta le tracce della nostra vita psichica. Ogni patologia fobica è inclusa in un oggetto che rappresenta la sintesi della violenza: escoriazioni, stigmate, sono le lesioni che l’arma impropria può determinare sulla pelle e rappresentano l’equivalente della patologia fobica sulla psiche.
SELFPORTRAIT (ME); è un autoritratto mediato dalla pelle. La tridimensionalità di questo lavoro è data dal tempo; infatti ogni elemento ligneo recuperato ed assemblato nell’opera è una parte del nostro passato, qualcosa che è stato rifiutato e poi recuperato ed alla fine metabolizzato e trasformato in un cerchio del grande tronco della vita. Siamo quel che abbiamo scartato e quel che abbiamo trattenuto, questo è certo, ma siamo anche ciò che altri hanno scartato o trattenuto? Attraverso l’abbandono di oggetti altrui (e quindi dell’altrui esperienza, dell’altrui pelle) è possibile approfondire la nostra conoscenza e definire un profilo della nostra esistenza? Che cosa abbiamo trattenuto e scartato per sempre?
FETISH è una metafora sull’accanimento sado-masochistico sociale riservato all’uomo attraverso il corpo (fitness, chirurgia estetica, diete, infibulazioni, circoncisioni...) e quindi attraverso alla pelle (piercing, tatuaggi, abbronzature, ferite, ...).
La maschera ha la cerniera chiusa: non c’è possibilità alcuna di replica.
Apre e chiude la mostra l’installazione JOHN 1,14 che è lo stravolgimento, ai fini speculativi di manifesto programmatico, della frase evangelica THE WORD BECAME FLESH (il verbo si è fatto carne). Ma il lavoro è anche notifica del fallimento del progetto salvifico divino: la carne è tornata ad essere verbo, è tornata ad essere una realtà squisitamente linguistica e solo chi pronuncia il suo nome a viva voce ne sperimenta la sua reale presenza.

Immagine: ''FEAR'' - 2003 - stampa lambda montata su forex - 65x140 cm

VERNISSAGE sabato 28 febbraio ore 18.00

fabioparisartgallery
ARTE ACCESSIBILE, ARTE POSSIBILE
via Alessandro Monti 13 - 25121 Brescia - tel. 030 3756139
dal lunedi al sabato 15/19 - festivi su appuntamento

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