Bellomi crea uno spazio pittorico caratterizzato da ampie campiture di colore. Le fotografie della memoria di Profeta, in bianco e nero, rendono la purezza assoluta di un'immagine.
a cura di Valentina Carrera
MARCO BELLOMI, a cura di Vaentina Carrera
L'arte di Bellomi si definisce per una volontà palese di voler circoscrivere, ridefinendolo, uno spazio pittorico caratterizzato da ampie campiture di colore, da geometrie astratte solcate da segni evidenti di primitiva, sciamanica incisività. Il tutto riporta ad una poetica al limite della figurazione, rivolta ad indagare gli spazi, le frontiere incerte, i limes di un territorio che ci parla della dimensione del Sacro, dell’Altro da Sé ovvero dell’incerto, della trascendenza, dell’impermanenza.
Oltre lo spazio limitato, evocativo di una dimensione di senso che assorbe completamente l’osservatore, si ritrova tanto l'artista quanto sé stessi. I segni e gli spazi ci parlano di Noi, della nostra capacità di abbandonare le certezze, i bisogni indotti e la continua ricerca del senso e di sicurezza che ci fa Uomini, soggetti indifesi all’immanenza della Libertà.
LUIGI PROFETA, a cura di Valentina Carrera
Noi uomini ci definiamo per le nostre esperienze e per le nostre scelte, entrambe collocabili lungo le direttrici della nostra esistenza disegnando un tracciato in continua evoluzione in cui la memoria e le emozioni del momento giocano un ruolo determinante.
Le fotografie della memoria di Luigi Profeta, in bianco e nero per rendere la purezza assoluta di un'immagine in cui è il fruitore a dover aggiungere i colori del suo vissuto, rimandano ad un'esperienza del mondo che vibra tra il personale e il sociale.
Da una parte c'è l'occhio dell'artista che indaga i luoghi della sua memoria, dall'altra ci sono angoli di mondo che parlano delle vicende di una società che è capace di abbandonare all'incuria la propria storia, di una natura forte che impone le proprie architetture apparentemente disordinate dove la mano dell'uomo smette di esercitare il suo controllo, di cuori sbalestrati dalla frenesia che cercano conforto nella ricerca di una conferma del proprio vissuto visitando luoghi conosciuti che hanno marcato loro passaggi formativi.
La sensazione di nostalgia che così si viene a creare dovrebbe favorire l'insorgenza di un senso di vergogna tendente alla rinascita tramite l'azione. E così il desiderio di voler vedere rinascere certi luoghi si unisce alla spinta esistenziale di metabolizzare e superare i traumi personali che ciascuno custodisce nell'anima.
Alessandro Baito
In collaborazione con
Zamenhof Art – Milano
Cooperativa Letteraria – Torino
Inaugurazione 22 novembre ore 16, dal 22 al 28 novembre 2014
Spazio E
Alzaia Naviglio Grande, 4 (Spazio E secondo cortile - Spazio E2 primo cortile) Milano
Orari: dal martedì al sabato dalle ore 15.00 alle ore 19.00, domenica dalle ore 11.00 alle ore 19.00
Ingresso libero