Giuseppe Amadio
Pino Di Gennaro
Enzo Forese
Bruno Mangiaterra
Armando Marrocco
Vincenzo Parea
Vincenzo Pellitta
Pino Pinelli
Eugenia Serafini
Turi Simeti
Emilia Ametrano
Carlo Franza
Monocromi rossi. Molti autori italiani hanno spesso utilizzato il monocromo come espressione di contestazione con forte carica idealistica in un periodo di grandi mutamenti... In mostra opere di 10 artisti.
Artisti:
Giuseppe Amadio, Pino Di Gennaro, Enzo Forese, Bruno Mangiaterra, Armando Marrocco, Vincenzo Parea, Vincenzo Pellitta, Pino Pinelli, Eugenia Serafini, Turi Simeti
a cura di Emilia Ametrano e Carlo Franza
Scrive Emilia Ametrano:
ROSSO! Rosso porpora, rosso corallo, rosso
magenta, rosso carminio, rosso rubino, rosso ciliegia, rosso come gli
aceri in primavera, come le viti in autunno, rosso co
me i tramonti sul mare, rosso come la passione, quando è
passione...
Un degradè di toni che esplode dalle tele e dalle
installazioni in modo dirompente e commovente.
Una degna entreè di un calendario di eventi, mostre,
manifestazioni celebrative e commemorative che quest’anno
lo Spazio Hajech di via Marcona si appresta ad ospitare,
degna cornice alle opere di talenti illustri e dei giovani
talenti dei nostri alunni, che da essi
traggono mestiere e ispirazione.
Valenti professori li attraggono verso queste opere e li tra
ghettano verso la loro espressività, rendendola materia.
Vi aspettiamo, lasciatevi emozionare!
Scrive Carlo Franza:
All’inizio degli anni Cinquanta del Novecento — ripr
endendo talune accensioni già
proposte dal dadaismo e
dall’astrazione costruttiva dei primi decenni del Novecento
— molti artisti, in Europa e negli Stati Uniti, sviluppano
un’astrazione radicale che sfocia nell’azzeramento della pittura attraverso il monocromo e il vuoto. Con queste
ricerche il superamento “materiale” e “concettuale” delle ar
ti tradizionali torna con forza al centro della pratica
artistica, attraverso una serie di manifestazioni
parallele che dilagano dag
li Stati Uniti all’Europa.
Dal 1950 Mark Rothko aveva già individuato in forma defi
nitiva quello che il critico americano Harold Rosenberg
ha definito «il suo simbolo dell’assoluto disincarnato», cioè
la campitura sulla tela di ampie velature rettangolari,
modulate emotivamente, che manifestano la sua aspirazione
ad un colore puro e privo di ogni possibile referente
esterno. Tra il 1949 e il 1950 Robert Rauschenberg realizza i propri monocromi bianchi (
White paintings
) che
costituiscono la precisa realizzazione pittorica delle sugges
tioni estetiche proposte dal
compositore John Cage. Lo
sconfinamento oltre i canoni della pittura, della scultura
e dell’architettura tradiziona
li comporta, infatti, una nuova centralità delle strutture non immediatamente materiali dell’
arte (come il ritmo e il concetto) in parallelo con le
innovative proposte della musica contemporanea. La figur
a di Cage costituisce senza dubbio un importante punto di
riferimento per la maggior parte degli artisti che si aff
acciano sulla scena internazionale negli anni Cinquanta. Le
sue composizioni e i suoi scritti teorici ebbero ampia di
ffusione nell’ambiente artistico (non solo musicale, ma
anche pittorico e teatrale) newyorkese;
ad essi sono, in parte, riconducibili, solo per fare alcuni esempi, il rinnovato
interesse per Duchamp ed alcuni spunti teorici presenti in
Robert Rauschenberg e Jasper Johns, il recupero del
pensiero estetico orientale, alcune procedure di compar
timentazione e straniamento impiegate dal Living Theatre e
dagli artisti degli Happenings o di Fl
uxus. In contemporanea in Europa, i
Concetti spaziali
dell’attività matura di
Lucio Fontana, le
Proposizioni monocrome
, il
Vuoto
e le
Zone di sensibilità pittorica immateriale
di Yves Klein
rappresentano le prime significative svolte contro lo
sbordante sensualismo dell’informale internazionale,
inaugurando un complesso panorama di nuove tendenze artis
tiche neo-dadaiste, radicalmente neo-costruttive e
ottico-cinetiche, nelle quali l’attitudine
dell’autore e l’esperienza estetico-
percettiva dello spettatore prevalgono
sulla presenza materiale dell’oggetto artistico. Alla fine
del decennio, nella primavera del 1960, lo Städtisches
Museum di Leverkusen, diretto dal critico Udo Kultermann,
offrirà la prima mostra di sintesi sul fenomeno della
pittura monocroma (
Monochrome Malerei
appunto), dedicata a una valorizzazione ecumenica di una corrente
pittorica che ormai aveva raggiunto ampi esiti di affermazione
sulle due sponde dell’Atlan
tico.
In Italia, forse per
l'esistenza di una forte tradizione storica squisitament
e figurativa, il monocromo difficilmente ha i toni del
radicalismo che lo caratterizza in America, tuttavia, neg
li anni '50-'60, complice una diffusa tendenza verso uno stile
minimalista di importazione americana, questo stile pitto
rico ha raggiunto significative affermazioni anche da noi.
Sulla scia di varie esperienze europee,
ovvero dell'Informale, dell'Astrattismo e dello Spazialismo di Lucio Fontana,
parecchi artisti italiani si sono confrontati con il tema
del monocromo, spesso utilizzandolo in chiave polemica, non
fine a sè stesso ma come espressione di contestazione con forte carica idealistica in un periodo di grandi mutamenti,
di completa rottura con la tradizione e il passato. In qu
esto contesto, in cui l'Astrattismo pare giunto al capolinea
delle sue sperimentazioni, lo scotto che la pittura ha
dovuto pagare per poter capire ed esprimere la sua
concettualità è stato quello di annullarsi per rinascere (c
ome non-pittura). La differenza tra ciò che il monocromo
rappresenta in America ed in Europa sta nella sua diversa
strumentalizzazione da parte degli artisti, si può dire, in
un certo senso, che quello che là è un fine, qui è un mezzo, quello che là è un comportamento qui è un
atteggiamento. Alighiero Boetti propone
la tela trattata con un solo colore
come traccia dell'assoluto e utilizza il
monocromo in complesse installazioni ambientali, Lucio
Fontana travalica il limite della superficie monocromatica
piana bidimensionale per aprire l'opera allo spazio tr
idimensionale, Enrico Castellani movimenta lo spazio
bidimensionale della superficie crea
ndo sulla tela rilievi ed avvallamen
ti secondo un preciso ritmo compositivo in
un sapiente gioco di luci e ombre che suggeriscono la ter
za dimensione. Piero Manzoni inventa i suoi “Achrome”
stendendo sul supporto impasti di gesso e caolino che lasci
ano inalterato il non-colore della materia grezza, opere
impersonali e auto-significanti, Maurizio
Cattelan ne fa il mezzo per prender
in giro in modo sarcastico i famosi
tagli di Fontana squarciando la tela
con il segno di Zorro. E via via su questa linea hanno proseguito Agostino
Bonalumi, Pino Pinelli, Turi Simeti, Armando Marrocco, Gi
useppe Amadio, Vincenzo
Parea, Vincenzo Pellitta,
Pino Di Gennaro, Bruno Mangiaterra, Eugenia Serafini, Enzo
Forese, e altri che seppure non totalmente catturati dal monocromo vi hanno però dedicato almeno un capitolo.
E’
così che, soprattutto in Europa, il monocromo è un
mezzo di analisi dei fondamenti stessi della pittura attraver
so i suoi elementi formali più essenziali, il colore e la
materia, sui quali l'artista esercita un controllo estremo,
spesso con una programmatica negazione di tutti i valori
tradizionali in grado di decretare l'inevitabile "unicità"
dell'opera d'arte. E in un tempo di forte crisi morale e
sociale, in cui l'arte non può essere che autoreferenziale
per una diffusa mancanza di valori, il monocromo è l'unica
soluzione possibile, il punto estremo di una ricerca tesa al raggiungimento di un campo neutro di discussione e di
confronto per recuperare il senso dei processi formativi
della pittura. E dunque, la proposizione di questa mostra
articolata come “La Scuola del Silenzio. Monocromi rossi”, an
che con la sola scelta di un colore, il rosso, ha vita
come trama di percorso del terzo millennio, dove a una
globale povertà di idee e a un mondo in crisi con se stesso e
con gli altri, può seguire e ritrovarsi, fi
nalmente, una soglia di riflessione forte,
perché il monocromo rosso è ormai
soglia di attenzione, attesa e speranza.
Inaugurazione Lunedì 24 novembre 2014, ore 18.00
Testo e Presentazione: Prof. Carlo Franza
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Emilia Ametrano
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO
Monica Casali
ALLESTIMENTO
Proff. Marisa Settembrini, Giuditta Margnelli, Walter An
gelici, Matteo Cannata, e classe di Scenografia 4D
SPAZIO LABORATORIO HAJECH – LICEO ARTISTICO STATALE DI BRERA
via Hajech, 27 - 20129 Milano (Ingresso via Marcona, 55)
Orario:
Da lunedì a venerdì ore 9.30/14.00
Sabato ore 9.30-12.30