Sono oltre 80 le opere esposte tra dipinti, disegni, progetti, sculture, mobili, oggetti d'arredo creati dall'inizio degli anni settanta sino a oggi, in un percorso che si caratterizza per una serie di incontri e contaminazioni con grandi esponenti della letteratura, del design e dell'arte.
a cura di Alberto Fiz
L'Assessore all'Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d'Aosta,
Emily Rini, comunica che verrà inaugurata venerdì 12 dicembre 2014, alle
ore 18, al Centro Saint-Bénin di Aosta, la mostra Alessandro Mendini.
Empatie. Un viaggio da Proust a Cattelan, un omaggio all'architetto e
designer milanese, tra i più celebri a livello internazionale.
L'esposizione, curata da Alberto Fiz, è organizzata dall'Assessorato in
collaborazione con l'Atelier Mendini, che ha ideato un allestimento
spettacolare e coinvolgente composto da una serie di strutture verticali
policrome, simili a paraventi, collocate nella navata centrale
dell'ex-chiesa sconsacrata, in grado di modificare radicalmente la
percezione dello spazio e la sua fruizione. In occasione
dell'inaugurazione, è prevista la performance musicale Costume per Donna e
Arpa in cui viene riproposto un emblematico lavoro del 1976 realizzato da
Mendini durante il periodo del controdesign dove l'arpa e l'arpista sono
avvolte da un unico abito a maglia puntinista, tanto da creare una vera e
propria living sculpture.
Sono oltre 80 le opere esposte tra dipinti, disegni, progetti, sculture,
mobili, oggetti d'arredo creati dall'inizio degli anni settanta sino a
oggi in un percorso che si caratterizza per una serie di incontri e
contaminazioni con grandi esponenti della letteratura, del design e
dell'arte. Ne emerge un viaggio romanzesco quanto affascinante dove tra
gli spazi del Centro Saint-Bénin fanno la loro comparsa i dialoghi con
Marcel Proust, Ettore Sottsass, Kazimir Malevich, Alberto Savinio, Frank
Stella e Maurizio Cattelan.
Mendini si rivolge a ciascuno di questi autori considerandoli parte
integrante del suo processo creativo.
"Con questa esposizione dedicata ad Alessandro Mendini - dichiara
l'Assessore Emily Rini - intendiamo presentare al pubblico un'iniziativa
d'eccellenza nell'ambito dell'arte contemporanea, che costituirà il fiore
all'occhiello della stagione culturale invernale ad Aosta. Personalità di
caratura internazionale, Mendini ha ideato espressamente per il Centro
Saint-Bénin di Aosta un progetto espositivo originale, di cui siamo
particolarmente orgogliosi, che consente di rileggere il suo percorso
creativo in chiave inedita e rappresenta un viaggio nella storia dell'arte
moderna e contemporanea."
E, come afferma il curatore della mostra Alberto Fiz, " Mendini, nella
costruzione della sua famiglia allargata, riflette con ironia e leggerezza
sugli stili creando un universo integrato dove Stella va a bracceto con
Cattelan, Malevich conversa con Savinio, mentre Proust e Sottsass giocano
con gli alfabeti Non ci sono veti o divieti in un progetto dove l'unico
comune denominatore è rappresentato dalle continue disseminazioni del
grande burattinaio che ogni volta si sviluppa una differente forma di
empatia. "
Emblematico è il caso di Marcel Proust a cui è legata una delle opere più
famose di Mendini la Poltrona Proust del 1978 proposta in mostra insieme a
numerose altre declinazioni (lo è, ad esempio, la Poltrona Proust
Geometrica del 2009) dove appare evidente come la ridefinizione
dell'elemento di arredo passi attraversa la letteratura assumendo un
aspetto mentale in un ricordo che si materializza intorno all'idea della
decorazione puntinista di Georges Seurat e Paul Signac. "L'oggetto deve
produrre primariamente un pensiero ancor prima di una funzione in una
progressiva ipotesi utopica destinata al raggiungimento di una sintesi
possibile", afferma Mendini che nello "spazio" Proust al Centro
Saint-Bénin ha voluto proporre una serie di opere che si connettono
direttamente con la celebre poltrona, come un grande dipinto astratto o
persino un vassoio "proustiano" su cui fanno la loro comparsa i cavatappi
di Anna G. e Alessandro M. creando, in tal modo, un girotondo
imprevedibile di segnali e di messaggi.
Lo stesso principio vale per il suprematista russo Kazimir Malevich la cui
teoria del colore viene applicata da Mendini a Neo Malevic, una scultura
in cartapesta dipinta a mano che ha le vaghe sembianze di un totem
africano. La figura geometrica viene trasformata dal processo
antropomorofo rendendo l'immagine ambigua e imprevedibile. Ma il desiderio
irrefrenabile di sviluppare la componente tridimensionale della pittura
investe anche Alberto Savinio che entra nella sfera dell'architettura
senza per questo perdere la sua caratteristica visionarietà. Da un celebre
dipinto realizzato dal pittore romano nel 1930 L'isola dei giocattoli,
Mendini, nel suo fare rabdomantico, estrapola un arco monumentale che
diventa lo scrigno delle cose segrete. Ma anche un luogo di passaggio tra
realtà e utopia. L'Archetto domestico di 240 centimetri di altezza fa la
sua incursione in mostra proponendo un dialogo inedito con un grande
dipinto, in stile saviniano realizzato nel 1986.
Se, come afferma Mendini
"la mitologia è fonte infinita di utopie", il percorso dell'esposizione
prosegue attraverso la messa in scena di un altro colloquio
particolarmente ricco d'implicazioni, quello con l'amico Ettore Sottsass
con cui Mendini ha condiviso il desiderio di liberare il design da ogni
ipotesi di funzionalismo restituendo agli oggetti un'anima scanzonata e
ribelle. Sin dalla seconda metà degli anni settanta, fianco a fianco
durante l'epoca di Alchimia, sono stati loro a dare un apporto
fondamentale ad una nuova estetica, non più schiava del progetto ma libera
da condizionamenti dove la composizione nasce da segni visivi adatti ad
invadere ogni cosa scivolando su una specchiera o arrampicandosi su
Clarabella, un grande mobile-totem verticale del 2013 alto oltre due metri
in legno laccato dipinto a mano esposto al Centro Saint-Bénin. La mostra
prevede anche l'incontro con Frank Stella, protagonista dell'arte
americana e anticipatore del movimento minimalista da cui, in seguito,
prenderà le distanze. Il fil rouge che unisce Mendini e Stella è il
Groninger museum nella cittadina olandese di Groningen inaugurato nel
1994.
L'edificio, che poggia sull'acqua come una nave e ha una
straordinaria assonanza con l'Isola dei giocattoli di Savinio, è stato
concepito da Mendini come un complesso polimaterico dove architettura,
design e pittura trovano una nuova coniugazione. Per questo straordinario
progetto ha collaborato anche Frank Stella che avrebbe dovuto realizzare
il Padiglione di Arte Antica. Ma la sua proposta, troppo provocatoria e
azzardata, caratterizzata da un tetto ondulato con due grandi foglie
sovrapposte e da un pavimento inclinato, è rimasta sulla carta. Oggi il
progetto utopico e visionario di Stella viene esposto in mostra in uno
spazio dove compaiono elementi naturali stilizzati accanto ad una serie di
sculture realizzate da Mendini che suggeriscono la forma della stella in
un rimando sussurrato all'artista. E citando Friedrich Nietzsche si
potrebbe affermare: "Da quali stelle siamo caduti per incontrarci qui?"
Di fronte ad un outsider come Frank Stella non poteva che trovare posto
Maurizio Cattelan. Con lui Mendini (entrambi si sono fatti ritrarre con le
mani conserte e il cappello da sombrero, quasi fossero una copia affiatata
dei B movie) ha dato vita ad un duetto gustoso accostando la miniatura
della sua celebre Scivolavo, la sedia inclinata verso terra del 1975,
esempio emblematico del controdesign, con la reinterpretazione fotografica
che ne ha fatto Cattelan utilizzando la Scivolavo come specchio
conturbante e sensuale.
Ma non c'è dubbio che la strana coppia (si
conoscono da oltre vent'anni e Mendini ha collaborato con i suoi disegni
al catalogo della mostra torinese Shit and Die curata da Cattelan) ha
molti punti di contatto e osservando Corpo vincolato del 1975 con Mendini
legato non si può che pensare ad un altro corpo vincolato, quello del
gallerista di Cattelan appeso al muro con lo scotch in un lavoro del 1999.
"Il paradosso è garanzia di pensiero", afferma Mendini rivolgendosi a
Cattelan ma forse anche a se stesso, come dimostrano i lavori fotografici
realizzati dal designer negli anni settanta esposti in mostra come la
lampada che non fa luce, il tavolo di vetro a forma di bara, il bicchiere
da cui non si può bere, la pacifica Armatura per violino e violinista o il
Monumentino da casa dove la sedia domestica diventa un trono
nell'esaltazione ironica dell'oggetto banale.
Ma cos'è un'opera d'arte? Secondo Cattelan "è la vita con le parti noiose
tagliate". Un'affermazione che Mendini è pronto a sottoscrivere e lo
conferma anche il fumetto dedicato ai due da Massimo Giacon.
L'esposizione è accompagnata da un ampio catalogo monografico in italiano
e francese edito da Silvana Editoriale con interventi di Andrea Branzi,
Germano Celant, Alberto Fiz, Daria Jorioz e una raccolta di testi di
Alessandro Mendini.
Architetto, designer e artista, Alessandro Mendini è nato a Milano nel 1931.
L'architettura non era un suo sogno di ragazzo. In realtà desiderava fare
il cartoonist o forse anche il pittore, fatto sta che nel 1959 si ritrova
laureato in architettura.
Lo Studio Nizzoli Associati è il suo primo luogo di lavoro.
Nel 1970 abbandona la progettazione architettonica per dedicarsi al
giornalismo specializzato in architettura e design. Dirige la rivista
Casabella dal 1970 al 1976 e l'anno successivo fonda Modo che guida fino
al 1979. E' Giò Ponti, quello stesso anno, a consegnargli la direzione di
Domus incarico che prosegue sino al 1985. A distanza di 25 anni, da marzo
2010 riprende per dodici mesi e dodici numeri la direzione della rivista.
Negli anni settanta Mendini prende parte a gran parte delle esperienze di
radical design che vedono la luce in questo periodo. Nel 1973 è tra i
fondatori di Global Tools, un gruppo che fa parte del controdesign e si
oppone con forza alla tradizione proponendo tematiche nuove come il corpo,
la nuova edilizia, la comunicazione sociale e individuale. I membri del
movimento si riuniscono nella redazione di Casabella. Nel 1979 gli viene
assegnato il Compasso d'Oro per la sua attività di approfondimento
teorico.
In questi anni pubblica anche libri che raccolgono le sue idee: Paesaggio
Casalingo (1978), Addio Architettura (1981) e Progetto Infelice (1983).
Nel 1979 entra nello Studio Alchimia, fondato nel 1973 da Alessandro
Guerriero, che punta alla creazione di oggetti con riferimenti alla
cultura popolare e al kitsch, al di fuori della produzione industriale e
della loro funzionalità. Una sfida nei confronti dei principi progettuali
per inseguire il sogno alchimistico, per trasformare anche il materiale
più povero in oggetti di valore. Con lui lavorano, tra gli altri, Ettore
Sottsass e Michele De Lucchi. Nel 1981 vince con Alchimia un altro
Compasso d'Oro per la realizzazione del Mobile Infinito.
Nel 1989 apre, con il fratello Francesco, l'Atelier Mendini a Milano.
Realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture, installazioni, architetture.
Collabora con compagnie internazionali come Alessi, Philips, Cartier,
Bisazza, Swatch, Hermès, Venini ed è consulente di varie industrie, anche
nell'Estremo Oriente, per l'impostazione dei loro problemi di immagine e
di design.
E' membro onorario della Bezabel Academy of Arts and Design di
Gerusalemme, è Chevaler des Arts et des Lettres in Francia, ha ricevuto
l'onorificenza dell'Architectural League di New York e la Laurea Honoris
Causa al Politecnico di Milano. E' stato professore di design alla
Hochschule fur Angewandte Kunst a Vienna ed è professore onorario
all'Academic Council of Guangzhou Academy of Fine Arts in Cina.
Ha organizzato diverse esposizioni e seminari in Italia e all'estero. I
suoi lavori si trovano in vari musei, nella collezione permanente del
Gilmar Paper Company, al Museo d'Arte Moderna di New York, negli archivi
dell'Università di Parma e al centro Pompidou di Parigi.
Con l'Atelier Mendini ha operato in diversi paesi progettando, tra
l'altro, le fabbriche Alessi a Omegna, la nuova piscina olimpionica a
Trieste, alcune stazioni della metropolitana e il restauro della Villa
Comunale a Napoli, il Byblos Art Hotel-Villa Amistà a Verona, i nuovi
uffici di Trend Group a Vicenza, il recupero di tre aree industriali con
edifici destinati a spazi commerciali, uffici, residence e abitazioni a
Milano Bovisa, la passeggiata a mare di Catanzaro Lido; una torre a
Hiroshima in Giappone; il Museo di Groningen in Olanda; un quartiere a
Lugano in Svizzera; il palazzo per gli uffici Madsack ad Hannover e un
edificio commerciale a Lörrach in Germania, e altri edifici in Europa e
negli Stati Uniti. In Corea l'Atelier Mendini ha progettato la sede
della Triennale di Milano a Incheon, e a Seoul sviluppa vari lavori di
architettura, di interni e di design. Quest'anno gli è stato conferito il
suo terzo Compasso d'Oro, alla Carriera, l'European Prize for Architecture
2014 a Chicago e la Laurea Honoris Causa dall'Accademia di Belle Arti di
Wroclaw in Polonia.
Ufficio stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo - Padova
tel. 049.663499 gestione1@studioesseci.net
Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d'Aosta
tel. 0165 273457, s.vagneur@regione.vda.it
Inaugurazione 12 dicembre alle 18
Centro Saint Benin
via Bonifacio Festaz, 27 - Aosta Valle d'Aosta Italia
Ingresso : intero 6 euro, ridotto 4 euro