Diverse sedi
Santo Stefano di Sessanio (AQ)

Bruna Bontempo
dal 12/12/2014 al 22/12/2014
10-13 e 15-19

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Bruna Bontempo



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12/12/2014

Bruna Bontempo

Diverse sedi, Santo Stefano di Sessanio (AQ)

Amygdalus. Il paesaggio di montagna, in alcune opere di Bruna sembra quindi riferirsi inizialmente al tema della sensibilita' romantica, come luogo del sublime e dello spirituale.


comunicato stampa

In un'epoca in cui gli strumenti del fare artistico si confrontano con nuovi linguaggi e con la sperimentazione di metodologie e processi comportamentali, Bruna Bontempo si concede il lusso di essere “fuori dal tempo”, abbandonandosi all’inattualità della pittura. Con un linguaggio del tutto personale che spazia dalla figurazione al gesto informale, si interroga sulla bellezza della natura per mettere in risalto quella sinfonia essenziale delle forme che ci pone al riparo dal “rumore del mondo”.
Ai contenuti colti Bruna sostituisce sentimenti semplici: la montagna e la natura come resti felici di un paradiso terrestre mancato, metafora della conoscenza che deriva dal salire verso il cielo. Per tornare ai valori d’origine, sceglie la montagna abruzzese, e precisamente il paesaggio di Rocca Calascio, luogo ideale per l’isolamento e la riflessione, che la pone in perfetta sintonia - come per inseguire un percorso di riforma dell’anima - con lo spirito di suo figlio Franco, che da tempo ha scelto di vivere in questo microcosmo di montagna con pochissimi abitanti, lontano dai falsi lussi vacanzieri del tempo presente.

In questa montagna cosmica (“axis mundi”), metafora del divino, che sembra esprimere tensione dell’uomo verso il sacro, Bruna cerca di cogliere gli effetti di luce sulla natura, come se la guardasse per la prima volta e a una distanza ravvicinata, come una sorta di “Blow Up”. Ciò che le interessa non è descrivere il paesaggio ma le sensazioni che evoca. Questa scelta può in un certo senso paragonarsi alle stesse ragioni che spinsero gli artisti di fine Ottocento a frequentare da vicino la montagna (come Pont– Aven in Bretagna), allora per una diffidenza verso la modernità industriale, come fuga e isolamento da un’Europa che faceva fumare le ciminiere, ora per un reale fallimento dell’utopia del moderno.

Il paesaggio di montagna, in alcune opere di Bruna sembra quindi riferirsi inizialmente al tema della sensibilità romantica, come luogo del sublime e dello spirituale; in altre invece sembra farci pensare alla pittura di Cézanne, la cui montagna di Sainte-Victoire (1904-1906) era divenuta per lui il soggetto privilegiato per la sperimentazione del colore e la semplificazione della forma: germe primario per la rivoluzione cubista. Altre opere si spingono verso il colore espressionista o verso il segno informale, una pittura istintiva, immateriale, dettata dal ritmo del gesto, lo stesso che ritroviamo in alcuni tormenti pittorici degli espressionisti astratti. Ma in Bruna non c’è tormento bensì una serenità e una femminilità fuori dal comune, una poetica dell’intimità, della quiete, del silenzio e della luce.

Con lunghe e vigorose pennellate e macchie di colore, ora sfumate, ora brillanti, svela le infinite sfaccettature di una natura selvaggia e incontaminata. Fiori, mandorli e foglie sono sospesi su un abisso di sfumature e di riflessi, senza cielo, senza sponde, senza prospettive, sembrano fluttuare nell’aria. In ogni suo quadro si percepisce una certa “intuizione dell’istante”, lo splendore subito spento dell’attimo dell ’”impressione”. Entra con tutta la forza del suo corpo e del suo spirito nel flusso di una natura inarrestabile, formata dalle luci, dalle brezze, dal vento, dagli alberi, dai prati, dalle montagne, dai fiori. Cerca di dipingere non solo i luoghi che la ispirano, ma le profondità naturali, per conoscere a fondo, attraverso la trascrizione pittorica, ciò che l’atto della visione le suggerisce, decifrando la realtà.

La Rocca medievale del paese di Calascio è dipinta nelle sue mille sfaccettature e colori, fino a diventare, con un segno decorativo e grafico, quel “mondo magico” delle pecore bianche che pascolano nella valle. La Rocca è ora colorata in fondo oro, come un’icona, un’aureola di una madonna nella pittura medievale, che ci osserva dall’alto del cielo, per esprimere appunto un “non reale”, una magia, un simbolo, qualcosa di irraggiungibile che appartiene alla sfera celeste del sacro che, come l’arte, dobbiamo ammirare e proteggere.
Martina Sconci

Inaugurazione 13 Dicembre ore 17

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