Villa Benzi Zecchini
Caerano San Marco (TV)
via Montello, 61
0423 650509 FAX 0423 650509
WEB
Fondamenta di Pace
dal 13/3/2004 al 7/4/2004
0423 650509 FAX 0423 650509
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Segnalato da

concerto d'arte contemporanea




 
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13/3/2004

Fondamenta di Pace

Villa Benzi Zecchini, Caerano San Marco (TV)

Tobia Rava', Habdallah Khaled, Nader Khaleghpour, Hana Silberstein. Tavola Rotonda in mostra d'arte contemporanea. Una tavola rotonda con lo storico Giovanni Carlo Sonnino, la curatrice della mostra Maria Luisa Trevisan, il critico Ennio Pouchard e gli artisti Tobia Rava', Habdallah Khaled, Nader Khaleghpour, Hana Silberstein, allo scopo di approfondire il tema della mostra, che vuole mettere in luce attraverso i segni e i colori le affinità, le derivazioni, i rapporti e le 'contaminazioni' tra cultura ebraica e cultura islamica.


comunicato stampa

Tobia Rava', Habdallah Khaled, Nader Khaleghpour, Hana Silberstein. Tavola Rotonda in mostra d'arte contemporanea.

La Fondazione Villa Benzi – Zecchini organizza in collaborazione con l'Associazione Culturale Concerto d'Arte Contemporanea nell'ambito della mostra Fondamenta di Pace, domenica 14 marzo alle ore 16.30 una tavola rotonda con lo storico Giovanni Carlo Sonnino, la curatrice della mostra Maria Luisa Trevisan, il critico Ennio Pouchard e gli artisti Tobia Ravà, Habdallah Khaled, Nader Khaleghpour, Hana Silberstein, allo scopo di approfondire il tema della mostra, che vuole mettere in luce attraverso i segni e i colori le affinità, le derivazioni, i rapporti e le 'contaminazioni' tra cultura ebraica e cultura islamica. Fondamenta di pace si pone contro ad ogni fondamentalismo ed integralismo, affinché si possa cominciare proprio dall'ambiente artistico - scevro da dogmi e bandiere - a dare un segnale di distensione. In un momento come questo in cui i rapporti tra culture 'diverse' sembrano non trovare un terreno idoneo al dialogo e al confronto, è giusto e doveroso gettare solide fondamenta per costruire su nuove basi una pace durevole, nella speranza che vi sia un effetto a catena che propaghi questo atteggiamento ed ogni gesto e discorso sia quindi permeato da questo sentimento. Se la religione divide invece di unire (questo dovrebbe essere il suo fine vista la sua derivazione latina), l'arte può costituire un luogo adeguato per mettere insieme culture che attualmente si mostrano in forte contrasto, per scoprire che non sono poi così lontane.
Le parole 'salam', 'shalom' e 'solhe' significano 'pace' rispettivamente in arabo, ebraico e persiano. 'Salam' e 'salom' nelle lingue semitiche araba ed ebraica, hanno radici comuni, nascono da una stessa matrice semantica, mentre la lingua persiana è di matrice indoeuropea, quindi paradossalmente la parola 'solhe' è molto più lontana dall'arabo che non l'ebraico, non è un caso dunque che tra i maggiori esponenti della poesia araba vi sia un ebreo, Samawal Ibn ‘Adiya.
I quattro artisti appartenenti a queste culture 'solo apparentemente così diverse', che nel Medio Oriente hanno ora grosse difficoltà a rapportarsi in maniera costruttiva e pensano di poter risolvere i loro forti contrasti con le armi, vogliono far vedere concretamente che attraverso un confronto culturale e artistico, non solo il dialogo è possibile, ma si può anche realizzare la convivenza e addirittura la collaborazione per un fine comune.
La mostra Fondamenta di pace si riallaccia a Salam Shalom, la vasta esposizione allestita presso la Mole Vanvitelliana di Ancona nel 2002 con opere di Tobia Ravà, Habdallah Khaled, Hana Silberstein.
La collaborazione tra Tobia Ravà, veneziano di cultura ebraica, e l'artista algerino Abdallah Khaled risale al 2002, quando l'agenzia pubblicitaria americana DDB invita i due artisti a eseguire un'opera grafica a quattro mani che poi è stata donata a tutti i loro clienti e ad organizzazioni internazionali come l'ONU e l'UNESCO. Nacque così l'opera Scoppio di Pace, quale evento deflagrante in positivo, quanto mai auspicabile in un mondo che si definisce civile.
Questo loro lavoro, oltre ad essere principalmente un invito al dialogo, voleva anche proporsi come opera apotropaica. L'immagine custodisce un augurio di positività come potrebbe fare uno sciamano con un atto di magia. Cielo e terra sono coinvolti in una danza che richiama quella dei Dervisci o degli Hassidim, attraverso la quale si può entrare in contatto con un'entità superiore in una condizione di levitazione e di distacco dalla realtà, qui raggiunta attraverso il segno e il colore. Sopra una costruzione astratta, ricca di riferimenti simbolici al Vicino Oriente e all'area del Maghreb, un cielo di fuochi artificiali unisce in un'unica entità le date dell'opera: per l'Islam era il 1422, per il mondo ebraico il 5762 e per convenzione di tutto il mondo il 2002, affinché – si auspicavano gli artisti – proprio in quell'anno fosse potuto accadere qualcosa di positivamente forte e catalizzante, almeno quanto l'anno precedente era avvenuto in senso opposto. Le due lettere ebraiche Het e Yud unite nella Hai, che significa vita, è anche augurio di benessere e qualità positiva della vita, inteso come arricchimento interiore. Inoltre le parole Shalom, in ebraico, e Salam, in arabo, significano pace e si scrivono e si pronunciano quasi nello stesso modo, per cui non è possibile che tra arabi ed ebrei non ci possa essere comprensione e dialogo per una armonia costruttiva futura.
Da questa felice esperienza sono nate in rapida successione altre opere che sono state esposte recentemente alla mostra di Tobia Ravà Memoria del Futuro a Verona e alla mostra Halom Ha Shalom – Sogno di Pace (al Kurhaus di Merano), dove erano presenti anche numerose opere di Hana Silberstein, israeliana di origini polacche, dai soggetti ironici dal sapore metafisico, talora sognanti come i personaggi volanti di Chagall, e resi ancor più astratti e smaterializzati nelle ultime opere, dalle quali ha eliminato la sua tipica texture fatta dalle pagine scritte dei quotidiani israeliani, quasi a voler significare una sorta di svuotamento incorporeo.
Per l'occasione è stata inoltre realizzata un'opera a quattro mani, dal titolo Incontro, tra l'artista israeliana e l'artista iraniano Nader Khaleghpour, operazione che assume qui un forte valore simbolico sia per il fatto che Nader è sposato con una palestinese israeliana, ma anche alla luce del diniego da parte dell' Iran di accettare aiuti da Israele per soccorrere i terremotati di Bam.
Il dipinto di Hana e di Nader parla di libertà attraverso l'immagine di un aquilone, di strade da percorrere a cavallo e per mare, vie d'acqua – come le chiama Nader - e sirene incantatrici, per iniziare sempre, come Ulisse, un nuovo viaggio che è scoperta e conoscenza.
Le opere dei nostri artisti mostrano una spiritualità laica e un'umanità fatte di modelli ad un tempo concreti e astratti, di luci e colori che sono la negazione di ogni conflitto, di ogni costruzione ideologica. La loro patria ed in genere la patria di ogni artista è il terreno dell'arte, un mondo a parte, in cui ha valore l'aspetto di sintesi, di derivazioni culturali diverse e di unione di varie modi di essere e quindi fare. Questa è la capacità creativa. Esse rappresentano una sintesi delle culture che ognuno di loro ha incontrato lungo il proprio cammino, segno e simbolo di un'umanità riconciliata.
Oltre alle opere sul tema della pace realizzate a quattro mani da Tobia Ravà e da Abdallah Khaled di Tobia Ravà saranno esposte opere numeriche che riportano elementi archetipali della cultura ebraica riferiti ad un linguaggio cosmologico universale, poiché attraverso i concetti base della kabbalah,si può arrivare ad un percorso etico-filosofico moderno e antichissimo al contempo. Attraverso esse l'artista esprime l'idea che il patrimonio culturale dell'umanità possa essere trasmesso al futuro in forma di opera sintetica. Di Abdallah Khaled, algerino di cultura berbera, saranno presenti in mostra alcune opere legate alla sua terra d'origine che sembrano emanare il profumo del deserto e avere i colori dell'Atlante.
La mostra presenterà un cospicuo numero di opere dei quattro artisti, che andranno a creare un percorso che meglio permetta di cogliere il messaggio di fratellanza e di unione che gli artisti lanciano attraverso la loro personale ricerca spirituale ed artistica affinché l'armonia che essi trovano nelle forme e nei colori sia estesa all'umanità intera, quale invito alla mescolanza e alla contaminazione culturale.

MOSTRA E CATALOGO A CURA DI Maria Luisa Trevisan, con testi critici di Mario De Micheli, Ennio Pouchard, Myriam Zerbi e Maria Luisa Trevisan

ORGANIZZAZIONE Fondazione Villa Benzi Zecchini – Associazione Concerto d'Arte Contemporanea

Con il Patrocinio della Provincia di Treviso, del Comune di Montebelluna – Assessorato alla cultura, del Comune di Caerano di San Marco (TV)

ORARIO: Dal lunedì al giovedì 10.00-12.30; dal venerdì alla domenica 10.00-12.30 e 15.30 – 19.30. In altri orari su appuntamento telefonando allo 0423/650509

EVENTO: 14 marzo 2004 ore 16.00 incontro tavola rotonda in mostra con gli artisti, la curatrice, i critici e lo storico Giovanni Carlo Sonnino

Associazione Culturale Concerto d'Arte Contemporanea, via Roma 109 – 35040 Sant'Elena (PD) tel. 0039 349 1240891

Sede:
Fondazione Villa Benzi Zecchini, Via Montello, 61 - 31031 Caerano di San Marco (TV) Tel. e fax 0423650509

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