Il filmato non è un invito a delimitare i confini dell'arte di Pistoletto, piuttosto ci introduce alla sua ricerca, una ricerca ancora in atto. L'artista ha sempre operato come un 'nomade', al di fuori di ogni poetica coercitiva o limitante affezione ad una sola tecnica. Il film ha la regia di Ignazio Agosta.
ARTEFILM
primavera 2004
Auditorium
16 marzo, ore 18.15
proiezione del film
Michelangelo Pistoletto
regia: Ignazio Agosta
produzione Filmago Prodaction (Rai Trade)
durata: 46'
conferenza introduttiva di Chiara Gatti
ingresso libero
Il filmato non è un invito a delimitare i confini dell'arte di Michelangelo
Pistoletto, piuttosto ci introduce alla sua ricerca, una ricerca ancora in
atto. Pistoletto ha sempre operato come un 'nomade', al di fuori di ogni
poetica coercitiva o limitante affezione ad una sola tecnica. Egli
'costruisce' la sua identità demolendo il confine fra i linguaggi, non opera
su un linguaggio precostituito ma lascia che la pittura, la fotografia, la
scultura o il teatro, interferiscano e trovino possibili relazioni. L'arte
deve rimanere un luogo infinito, come lo 'specchio' dove tutto transita e si
consuma; deve rimanere un'interrogazione aperta e continua nel tempo.
L'artista rifiuta una sola risposta, storicamente effimera, trova il senso
nell'instancabile interrogare e interrogarsi, nella formulazione della
domanda, che sola ci rende partecipi del movimento della realtà e della
storia. Il primo passo di Pistoletto nell'arte è il suo ritratto.
L'autoritratto, l'io che rappresenta l'io, è l'intervallo più breve fra
realtà e arte, spazio dell'esistenza e spazio della rappresentazione. E
tuttavia Pistoletto si rende subito conto del disagio di 'ritagliare' la
figura umana dallo scorrere della storia. La domanda successiva allora è:
esiste un'arte 'in istantanea' con il presente, un tipo di rappresentazione
mai conclusa, 'vivente'? Dopo aver sottratto la figura umana allo scorrere
del tempo, autoritraendosi su una superficie monocroma (oro o argento),
Pistoletto tenta di recuperare la dimensione temporale, della vita. Dal 1962
realizza i 'Quadri specchianti': la figura è dipinta su una velina
fotografica applicata ad una superficie di acciaio specchiato, che riflette
e registra tutto ciò che casualmente si trova a passare davanti. Antico è in
pittura l'uso dello specchio come strumento per giungere a una pittura
assolutamente oggettiva. Pistoletto congiunge pittura, specchio e
fotografia, tutti strumenti riproduttivi; ma va oltre realizzando con i
quadri-specchio non soltanto un'arte capace di doppiare la realtà , ma
un'arte dinamica nella sua oggettività , parte e partecipe della vita.
La
superficie specchiante include il 'presente' e continuamente attende il
futuro; in un solo punto è cieca ed insensibile, là dove è fissata la
silhouette della persona in fotografia, immagine del passato che assiste al
presente e aspetta il futuro. Un ulteriore passo è dato da 'Oggetti in meno'
(1966), 'le mie cose di oggi non rappresentano sono'; l'occhio dell'artista
è sempre più puntato sull'uomo e sul mondo che lo circonda, sugli oggetti
che attraversano la sua mente (lo specchio ora è l'artista stesso) e la sua
esperienza; sono gli oggetti che restano, 'frammenti' di immagini e azioni.
L'arte si identifica ora con la realtà , con i suoi oggetti, infrange il
limite della cornice del quadro, varca la soglia dello specchio, l'arte si
fa oggetto, l'oggetto del pensiero, l'oggetto quotidiano. Dopo la
disseminazione degli 'oggetti in meno' e il positivo tentativo di
organizzare gli oggetti nello spazio delle Stanze (1975), 'contenitori di
tempo', lo specchio e la figura si separano: lo specchio viene tagliato, si
moltiplica per specchiare sé stesso; la figura si monumentalizza.
Negli
anni'80 Pistoletto è scultore, ma non è un ritorno all'arte classica: le sue
gigantesche sculture, abbozzi monumentali in marmo, sono rassegnate alla
propria inerzia, all'isolamento, sono anch'esse 'frammenti' isolati.
Frammenti, uniche 'risposte' possibili per una idea di realtà come
molteplicità , accidentalità , rinnovamento continuo.
Immagine: Michelangelo Pistoletto - Venere degli stracci, 1968, collezione dell'artista
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