Si parla di araldica e di Donatello. Incontro con Alessandro Savorelli
Firenze e' stata definita la citta' piu' 'araldizzata' d'Europa, perche' e' impossibile, per chi vi si aggiri, non imbattersi in migliaia di stemmi: scolpiti, dipinti, affrescati, marcano le superfici dei palazzi, ne invadono le chiese, si mescolano - ora discreti, ora vistosi - alle immagini d'arte o ne sono parte integrante. Il codice araldico e', oltre che un sistema di identificazione personale e collettivo, anche un catalizzatore di idee, messaggi culturali, religiosi e politici, di modi di pensare, di sensibilita' artistiche: da pochi decenni gli storici e gli storici dell'arte affrontano l'araldica senza piu' considerarla solo un mezzo per datare un'opera, un apparato decorativo esteriore o addirittura una curiosita' esoterica, ma come un fenomeno sociale dalle molteplici implicazioni. L'impressionante grifone dello stemma dei Martelli, attribuito a Donatello e il cui originale e' conservato al Bargello mentre nel Museo di casa Martelli e' visibile una copia, e' l'esempio piu' straordinario dell'evoluzione stilistica che le figure araldiche subirono a Firenze negli anni centrali del Quattrocento. Come una meteora, unica in Europa, i grandi maestri del primo Rinascimento - da Donatello, a Desiderio da Settignano, al Rossellino, a Filippo Lippi, ai Della Robbia - riscrissero quel codice figurativo, altrove consunto, nei modi affascinanti del 'naturalismo' umanista. La loro lezione fu ripresa dall'Ammannati a meta' Cinquecento, per essere poi dimenticata alle soglie del Barocco. Incontro 29 gennaio alle 17. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.