Mauro Cappelletti
Diego Mazzonelli
Gianni Pellegrini
Aldo Schmid
Luigi Senesi
Giuseppe Wenter Marini
Giovanna Nicoletti
Oltre la teoria, il colore. In mostra 100 opere degli artisti che hanno aderito al Manifesto di Astrazione. Dal percorso espositivo emerge un'attenzione verso il colore, considerato come centro di indagine.
a cura di A cura di Giovanna Nicoletti
Nell’autunno del 1976 gli artisti Mauro Cappelletti (Trento, 1948), Diego Mazzonelli (Terlago - TN, 1943 - Trento, 2014), Gianni Pellegrini (Riva del Garda - TN, 1953), Aldo Schmid (Trento, 1935 – Monzuno - BO, 1978), Luigi Senesi (Pergine - TN, 1938 - Bologna, 1978) e Giuseppe Wenter Marini (Merano - BZ, 1944) sottoscrivono il Manifesto di Astrazione oggettiva dando vita al maggiore movimento artistico trentino del secondo dopoguerra.
Una voce innovativa e in sintonia con il dibattito internazionale del tempo, focalizzato sulla pittura, il Manifesto dialoga con le avanguardie, con l’astrattismo e il Bauhaus, ma anche con le geometrie del movimento concretista e con le ricerche ottico-percettive degli anni Settanta, arrivando fino al minimalismo degli anni Ottanta.
A quasi quaranta anni di distanza, la galleria CIVICA a Trento inaugura, per la prima volta in un museo, una mostra su quel percorso di ricerca collettivo che pose il colore al centro di un’indagine estetica e che risultò, nel contempo, concettuale e lirico. Le maggiori opere degli artisti che aderirono al Manifesto vengono raccolte in una esposizione che, idealmente, ricompone il gruppo.
Con Astrazione oggettiva la CIVICA rinnova la propria vocazione di spazio rivolto alle ricerche contemporanee e in costante dialogo con il territorio, confermando, inoltre, il legame con le istituzioni e con gli artisti trentini, di cui conserva l’Archivio (ADAC).
A cura di Giovanna Nicoletti, la mostra è resa possibile grazie alla collaborazione e al sostegno di Mauro Cappelletti, Gianni Pellegrini e Giuseppe Wenter Marini, artisti e, nel contempo, prestatori. Le opere provengono inoltre dalle Collezioni del Mart e da collezioni private, come quelle delle famiglie di Diego Mazzonelli, recentemente scomparso, e di Aldo Schmid e Luigi Senesi, entrambi vittime di un disastroso incidente ferroviario nel 1978. La loro morte improvvisa segnò la fine della ricerca legata a Astrazione oggettiva, partita proprio dalle loro prime esperienze sul colore.
Attraverso l’esposizione di un centinaio di opere, la mostra Astrazione oggettiva vuole sottolineare come i sei artisti, seppur accomunati dalla stessa ricerca cromatica, seppero raggiungere, ognuno con la propria visione, un’autonoma e indipendente produzione artistica: il Manifesto infatti non fu mai inteso come confine categorico o limite espressivo, ma fu assunto a linea guida generale e condivisa.
Come sintetizza Giovanna Nicoletti: “Comune denominatore dei sei artisti è la relazione tra colore e luce, vissuta come nuova condizione dello spirito umano separato dal resto della natura. Aldo Schmid lavorava sul colore dal punto di vista scientifico. Luigi Senesi sviluppava un modello cromatico progressivo e graduale. Diego Mazzonelli indagava le campiture nere cromo assorbenti. Giuseppe Wenter Marini dilatava lo spazio con trasparenze di colore. Mauro Cappelletti disegnava linee direzionali nella definizione delle campiture e Gianni Pellegrini lavorava sul segno come elemento quasi calligrafico capace di una energia pulsante”.
Ciò che univa gli artisti era il costante e totalizzante studio sul colore in quanto oggetto e soggetto di indagine, il Manifesto si prefiggeva di rendere la “ricerca cromatica organizzata” una pratica artistica. Del colore furono esplorate la dimensione scientifica, le gradazioni, la luminosità, la luce, le modulazioni. Per gli artisti di Astrazione oggettiva era necessario avere “consapevolezza degli elementi che realizzano la pittura stessa: il supporto, il colore, il segno”.
Schmid, Senesi, Cappelletti, Mazzonelli, Pellegrini e Wenter Marini lavorarono quindi con pazienza e ostinazione anche alla dimensione artigianale dell’opera (cornici, tele, segni). Appunti, pensieri e riflessioni presero corpo e diventarono forma e colore.
La pittura si fece razionale, analitica, oggettiva e fu sviluppato un metodo rigoroso e meditato. L’istintività venne messa da parte, incanalata in uno studio controllato, disciplinato, che promuoveva un’arte impersonale, nel quale le manifestazioni del soggetto (autore o fruitore che fosse) erano bandite.
In linea con il rifiuto dell’estetica fine a se stessa e con l’impegno politico che, dal 1968 in avanti, permeò gran parte degli ambienti culturali italiani, i sei trentini sentirono il ruolo dell’artista come un impegno morale. L’esperienza della pittura divenne un fatto politico e sociale.
Dal 14 febbraio al 17 maggio, Astrazione oggettiva indaga le ragioni e le esperienze di questa ricerca nel confronto tra le opere dei protagonisti di una stagione artistica e culturale che influenzò non solo l’arte dei decenni successivi, ma anche i gusti dei collezionisti e del mercato.
Il catalogo della mostra contiene testi scientifici di Giovanna Nicoletti e Maurizio Giongo, Dino Marangon, Giuliano Menato, Elena Pontiggia.
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Inaugurazione 13 febbraio alle 18
Preview stampa 13 febbraio alle 16
Galleria Civica Trento
e ADAC – Archivio trentino Documentazione Artisti Contemporanei
Via Belenzani 44 - 38122 Trento
Orari
mar-dom 10.00-13.00/ 14.00 - 18.00
lunedì chiuso
Tariffe
Intero: 2 euro
Gratuito: Mart Membership
bambini fino a 14 anni