Il culto dell'immagine. 1860 – 1920. Committente in grado di sostituirsi alle vecchie temute istituzioni, il borghese e' stato scrutato con indulgenza, partecipazione o ferocia da pittori e scultori: spesso 'outsiders', gli artisti erano corteggiati o tollerati secondo quanto potevano essere ritenuti utili.
Il culto dell'immagine
1860 – 1920
ideata e curata da Annie-Paule Quinsac
organizzata dalla Regione Piemonte
Dal 25 marzo al 27 giugno 2004, a Torino, a Palazzo Cavour (via Cavour 8), verrà allestita la mostra 'La borghesia allo specchio. Il culto dell'immagine. 1860-1920', ideata e curata da Annie-Paule Quinsac e organizzata dalla Regione Piemonte.
Il periodo tra l'Unificazione d'Italia e l'avvento del Fascismo ha corrisposto in Europa all'egemonia della borghesia. Tra i privilegi faticosamente conquistati e che spesso diventavano obblighi si delineava prepotente, per i rampanti del momento, la necessità di plasmare arte e cultura per mettersi in scena. Malato d'insicurezze ma dotato di pragmatismo, questo mondo, assoggettato a regole ferree, che la tirannia del dover apparire impediva spesso di rimettere in discussione, ha creato una nuova cultura visiva.
Committente in grado di sostituirsi alle vecchie temute istituzioni, il borghese è stato scrutato con indulgenza, partecipazione o ferocia da pittori e scultori: spesso 'outsiders', gli artisti erano corteggiati o tollerati secondo quanto potevano essere ritenuti utili.
Il bisogno d'auto-celebrazione che portava i nuovi ricchi a far sfoggio di modi comportamentali ispirati ad un'eleganza aristocratica, ridimensionata ad usum familiae, ha generato non soltanto una certa letteratura ed una ricchissima iconografia pittorica ma, a partire della seconda metà dell'Ottocento, un fenomeno finora non sufficientemente studiato: la diffusione, senza precedenti, dell'immagine, celebrativa di quel mondo mitizzato. Questa diffusione si è resa possibile grazie allo sviluppo d'innovative tecniche di riproduzione: attraverso le incisioni, le stampe che riproducevano i dipinti, i manifesti, la fotografia ed infine il cinema, i modi di vita che erano stati appannaggio di pochi entravano a fare parte dell'inconscio collettivo.
In questa rivoluzione del costume e dell'arte, l'Italia è stata protagonista.
La borghesia italiana, sempre più stratificata, è stata partecipe con lo scorrere dei decenni dell'evoluzione sociale internazionale. Lo sviluppo industriale del paese è dipeso da un'immigrazione imprenditoriale, francese all'inizio e poi svizzera, inglese e tedesca, dopo che la politica protezionista dei governi liberali aveva forzato il rientro in patria dei capitali dei primi. Parigi e Londra erano gli epicentri del nuovo mondo: in queste due piazze in cui si giocavano le sorti del mercato internazionale dell'arte contemporanea, i pittori italiani erano egregiamente rappresentati e contribuivano a creare stili di rappresentazione che diventavano legge. Di conseguenza le classi borghesi italiane hanno partecipato da spettatrici o da protagoniste a quest'universalizzarsi dei modi di vita dell'alta società europea, a causa sia della presenza imprenditoriale straniera sul territorio nazionale, sia di quella, stagionale, dei potenti del momento che confluivano nelle stazioni balneari o termali della penisola. Esistevano vere e proprie colonie di raffinati cultori del Bel Paese come quella che, prima del crack del 1880, soggiornava sul Lago Maggiore. A Ghiffa, durante gli anni settanta, la villa del principe Troubetzkoy, padre dello scultore Paolo e del noto ritrattista Pierre, era polo d'attrazione per l'alta borghesia e aristocrazia internazionale e punto di ritrovo per gli Scapigliati lombardi, capitanati da Daniele Ranzoni. Sentimentalmente legato alla moglie del principe, una cantante lirica americana, il Ranzoni ha immortalato quel piccolo mondo, che ha reso quasi proustiano nei suoi elegiaci ritratti, i cui fasti non dovevano resistere oltre il suo ritorno d'Inghilterra (1882). Momento magico per la scapigliatura, il decennio degli anni '70 corrisponde alla stagione migliore della permanenza di De Nittis a Parigi.
La mostra vuole dare l'opportunità di capire questo complesso fenomeno sociologico, attraverso l'esame delle molteplici fonti: ritrattistica e pittura di genere, stampe che ne diffondono le immagini, acqueforti, xilografie, litografie, fotografie, bronzetti, incisioni, libri.
La scelta delle opere, prevalentemente italiane e in certi casi inedite, è giocata sul confronto con la grande pittura europea (Bouguereau, Zuloaga, Stevens, Valotton,), resa possibile grazie alla generosa partecipazione di musei nazionali francesi (il Musèe d'Orsay i Musei di Belle Arti di Lione, Nancy, Bordeaux, Campiègnes, e Nantes). La rassegna segue criteri iconografici e si sviluppa per soggetti: ritratti, intimisti e di società , interni borghesi con figure, bambini (i giochi, al parco, la lezione, dalla balia, ecc), scene intimiste, spettacoli e luoghi pubblici, la domesticità , i ricevimenti, i salons, i concerti privati, gli sports, i luoghi di villeggiatura, le cerimonie religiose.
Un'esposizione incentrata sulle espressioni italiane con un indispensabile confronto con l'iconografia europea, grazie alla partecipazione d'alcuni musei e collezionisti francesi. Significativa è la collaborazione con il Museo Goupil di Bordeaux con il prestito di 69 stampe. E' stata infatti la Maison Goupil, avvalendosi dell'ingegno di un ingegnere italiano, Michele Manzi, a sviluppare quelle innovative tecniche di stampa fotomeccanica che hanno permesso la diffusione, su larga scala, di riproduzioni d'innegabile fascino e lo sviluppo di un gusto che va dall'eleganza al 'kitsch'. Goupil & Cie non era soltanto una galleria dedita al commercio di dipinti ed oggetti d'arte; era soprattutto una casa editrice, alla cui politica editoriale si deve quell'interessante cambiamento nel modo di concepire l'opera d'arte, ovvero la trasformazione del dipinto in immagine. Un'intera sala è dedicata alle loro 'photogravures' e stampe. Da questa presentazione, realizzata per la prima volta in Italia, si potrà capire come, a partire del Secondo Impero, il dipinto di genere sia esistito, quasi esclusivamente, per essere riprodotto.
In occasione della mostra 'La borghesia allo specchio' sono previste alcune interessanti iniziative, organizzate in collaborazione con importanti istituzioni culturali, come il Museo Nazionale del Cinema, il Centre Culturel Français e il Centro Studi Piemontesi.
Immagine:
ALFRED ROLL, Le Retour du bal, 1886, olio su tela, 205 x 122, Musée
des Beaux Art de Nantes
Inaugurazione: giovedì 25 marzo 2004
Organizzazione: Regione Piemonte – Assessorato alla Cultura
Catalogo: Silvana Editoriale - Milano
Apertura al pubblico: dal 25 marzo al 27 giugno 2004
Orari: martedì – domenica ore 10.00-19.30 / giovedì ore 10.00-22.00. Chiuso lunedì
Ingresso: euro 6.20 intero - euro 4.20 ridotto - euro 2.50 ridotto speciale
Informazioni: Via Cavour 8, Torino – tel. 011 530690 fax 011 531117
Ufficio stampa: Stilema (Roberta Canevari – Ilaria Gai)
Via Cavour 8, Torino, tel. 011 5624259 fax 011534409
Luogo: Torino, Palazzo Cavour – Via Cavour 8