Non ricordo. Ritorna nelle loro sculture la figura di Pinocchio, una presenza che evoca la spensieratezza dell'infanzia ma allo stesso tempo il suo non aver piu' nulla a che fare con l'infanzia stessa. Secondo gli artisti il burattino indica la trasformazione di cui l'arte e' intrisa.
Già in passato i due artisti si sono serviti di Pinocchio per evocare l’incorruttibilità della bugia e, nel contempo, l’incorruttibilità della morte e una presunta bugia della morte, basti pensare alla imponente installazione che hanno realizzato nel 2007 in occasione della loro mostra alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia, dove il lungo naso di un monumentale Pinocchio trafigge irreversibilmente una delle vetrine espositive.
Nelle nuovissime sculture proposte in occasione della mostra milanese presso la Galleria Tega, come gli artisti stessi spiegano nell’intervista rilasciata a Federico Sardella: il nostro Pinocchio passa dall’idea di un “carissimo Pinocchio, amico dei giorni più lieti”, un compagno dell’infanzia, di giochi e di avventure, ad un Pinocchio che non ha più nulla a che fare con la spensieratezza dell’infanzia. Pinocchio è irreversibilmente invecchiato, ed è rimasto mezzo burattino e mezzo umano; nella sua umanità contraddetta si fa carico e porta in sé tutte le sofferenze dell’umanità intera. (…) Pinocchio è un libro per tutti. Il suo percorso implica il compimento dell’uomo, dalla A alla Z: Pinocchio nasce burattino e infine diventa umano. (…) Il nostro interesse per Pinocchio risale dunque a molto tempo fa. All’interno del nostro percorso artistico si insinua poi nel momento in cui ci siamo resi conto che l’arte altro non è che una bugia. L’arte non ci offre di fatto risposte, piuttosto genera in noi continue e infinite domande.
Oltre ad una scultura in ceramica policroma di grandi dimensioni, titolata Non ricordo, che mostra un Pinocchio invecchiato, il cui corpo è scavato, la schiena curva, il volto incartapecorito ed il cuore tormentato da mille tarli, seduto su una grande catasta di libri a lui dedicati, sono presenti un gruppo di lavori ad essa correlati che traggono ispirazione a loro volta dal celebre romanzo di Carlo Collodi ed altri appartenenti invece al classico repertorio di Bertozzi & Casoni.
L’esposizione è accompagnata da un volume con un testo e un’intervista a Bertozzi & Casoni di Federico Sardella, le immagini di tutte le opere in mostra e la riproduzione di una serie di oltre trenta lavori realizzati dagli artisti dai primi anni Duemila ad oggi.
Inaugurazione 23 febbraio alle 18
Galleria Tega
via Senato, 20 - Milano Lombardia Italia
Orario: lunedì - sabato 10 - 13 / 15 - 19
Ingresso libero