Galleria Rotta Farinelli
Genova
via XX Settembre, 181r
010 564454 FAX 010 561603

Patrizia Buldrini - Claudio Costa
dal 25/3/2004 al 24/4/2004
010 564454 FAX 010 561603

Segnalato da

Fabrizio Boggiano




 
calendario eventi  :: 




25/3/2004

Patrizia Buldrini - Claudio Costa

Galleria Rotta Farinelli, Genova

Una ''… doppia personale che presenta esponenti di due distinte generazioni. Da una parte un geniale ed irregolare protagonista dell'arte italiana, come Claudio Costa, proiettato con il suo lavoro su di un piano di assoluto rilievo internazionale ed attivo dalla fine degli anni '60 fino alla sua prematura scomparsa nel 1995, dall'altra una giovane pittrice emergente.''


comunicato stampa

Mostra bi-personale di pittura

Inaugurazione Venerdì 26 marzo 2004 ore 20.30

Curatore
Fabrizio Boggiano

In collaborazione con Fusion Art Gallery, Torino

Catalogo disponibile in galleria pieghevole corredato di fotografie con testi di Fabrizio Boggiano e Edoardo Di Mauro.

E' una ''… “doppia” personale che presenta esponenti di due distinte generazioni. Da una parte un geniale ed irregolare protagonista dell’arte italiana, come Claudio Costa, proiettato con il suo lavoro su di un piano di assoluto rilievo internazionale ed attivo dalla fine degli anni ’60 fino alla sua prematura scomparsa nel 1995, dall’altra una giovane pittrice emergente già dotata di buon curriculum come Patrizia Buldrini.'' Il testo di Edoardo Di Mauro continua scrivendo per quanto riguarda Claudio Costa: '' … Costa è stato un autore indubbiamente atipico rispetto alle tematiche dominanti, per la sua facoltà di calarsi nell’intimo dei problemi e degli umori generazionali, ma anche di sapervisi sottrarre per perseguire percorsi autonomi di ricerca, al di fuori di facili accasamenti all’interno di logiche di gruppo certo in grado di dare visibilità e maggiore circolazione al lavoro, ma pure possibile causa di isterilimento di una vena creativa sempre febbrile ed inquieta, come testimoniato dai molti che ebbero la fortuna di conoscerlo e frequentarlo ed oggi ne diffondono tenacemente la memoria. La data di nascita, il 1942, le prime esperienze, come la personale del 1969 alla galleria La Bertesca di Genova, e più d’una caratteristica dello stile, porrebbero Costa a ridosso del gruppo radunato da Germano Celant sotto l’etichetta di “Arte Povera”. Tuttavia, la già citata allergia dell’artista per le ipotesi di gruppo, specie per quelle destinate in breve a tempo a tramutarsi in vere e proprie “lobbies” di potere, a favore, viceversa, della militanza in nuclei assolutamente fuori dagli schemi classici, come fu per la lunga esperienza nel settore di lavoro legato al concetto di “arte-terapia” non ne favorì un suo oggettivo inserimento, se non per inquadramento storico generale. Il lavoro di Claudio Costa, infatti, nasce all’interno di una stagione, quella del ’68, che l’artista vive da testimone in presa diretta, ed è segnata, da un lato, dalla volontà di inserire la progettualità dell’arte dentro i meccanismi di rivolta sociale, dall’altro dall’esigenza di trovare, in una fase che segna l’avvio della post modernità, una possibile dialettica tra mondo artificiale e tecnologico ed universo naturale. In sintonia con il versante “mondano” del Concettuale, aperto al rapporto con l’ambiente esterno e contrapposto alla spietata, autoreferenziale tautologia del versante altro, quello analitico, Costa fa della ricerca antropologica sul mito e sull’origine il cardine della sua poetica. Quando l’arte, per effetto dell’esaurirsi della carica propulsiva dell’avanguardia novecentesca inizierà, a partire dalla metà degli anni ’70, a praticare il recupero della sua memoria storica avvalendosi, come ciclicamente avviene, della citazione, l’artista darà di questa fase una sua originale interpretazione. Il concetto è quello di “work in regress”, dialetticamente opposto al joyciano “work in progress”. Ed in effetti tutta la produzione di Claudio Costa, fino alla sua prematura scomparsa, è segnata da questa tenace volontà di ricostituire l’unità scomparsa delle cose fornendo della pratica dell’arte una visione sciamanica, con l’artista visto come mago, come alchimista e come terapeuta in grado di avvalersi di tutti i materiali possibili per dare vita ad installazioni complesse e stratificate, esemplari per la loro carica di simbolica archetipicità. Questo procedere per raccolta e successiva accumulazione, assolutamente originale quanto ad impostazione formale, risente, come dall’artista stesso ammesso, della pratica del collage di Schwitters e di talune esperienze di Fluxus, gruppo da Costa frequentato per via del suo particolare approccio alla relazione tra arte e vita, con particolare riferimento alle cassette “magiche“ di Cornell. Le opere presentate in questa personale risalgono agli anni ’70 e testimoniano, con lo stile tipico dell’artista, il suo interesse per civiltà, come gli Indios, marginalizzate da un Occidente immemore della sua storia e del legame con il passato, ma in grado, con la loro antica esperienza sapienziale, di indicarci un possibile appiglio in un orizzonte segnato da un freddo, competitivo ed alienante incedere dei singoli verso un’affermazione personale poco degna di tal nome.''
Fabrizio Boggiano scrive del lavoro di Patrizia Buldrini: ''Sfumature di colore sapientemente disteso fuoriescono da rigidi pennelli mossi da mani desiderose di raccontare profonde emozioni. Velature di impercettibile materia si sovrappongono seguendo la regia di un'artista che, parlando di sé, scava nella nostra interiorità dopodiché, non ancora appagata di questo, entra in noi stessi rubandoci emozioni che ritroviamo sulla tela come parte della sua storia più profonda.
Patrizia Buldrini in realtà non è ''soltanto'' un'artista che materializza tanti d'animo: lei è il colore, la tela, il sentimento e la manifestazione di visioni che indagano in profondità. Il suo è il linguaggio più antico e comprensibile che l'arte abbia mai avuto a disposizione. La rappresentazione di immagini che attraverso una semplice e immediata visione ci trascinano e avvolgono con emozioni che mostrano e, nello stesso tempo, trascendono l'esistenza.
I suoi lavori partendo dalla semplicità apparente di figure che osservano il nostro mondo, a poco a poco, catturano la nostra attenzione trascinandola in una metafisica di significati molto spesso dimenticati. Per questo motivo i suoi dipinti richiedono un'attenta osservazione: le figure, ''semplicemente dipinte'', in realtà sono molto più complesse di quanto possa sembrare a prima vista. Parlano, si muovono ed entrano in sintonia con le nostre emozioni trascinandoci in uno scambio simbolico che, se da un lato svela nostri reconditi desideri, dall'altro cattura le nostre emozioni al punto da non poter più fare a meno di loro. Passeggiare fra questi quadri non è soltanto una piacevole esperienza emotiva: le sollecitazioni psichiche provate restano in noi stessi e, appena ci allontaniamo da essi, proviamo il desiderio di tornare a guardarli, a incontrali ancora una volta nella speranza di non potercene separare. Le silenziose parole che fuoriescono dalle immagini marchiano il cuore e la mente in un modo così profondo che diventa difficile non appropriarsene.
Il nostro primo incontro con loro diventa così un desiderio di infinita convivenza. Per questi motivi considero di altissimo livello il lavoro di Patrizia Buldrini: non tanto e non solo per un piacevole ritorno a una figurazione ricca di emozioni ma, soprattutto, per la forza che tali immagini espandono al di fuori della tela.
Questi lavori non sono semplice raffigurazione: siamo di fronte alla vita, satura di emozionalità, che fuoriesce dal quadro per accompagnarci verso quelle quotidiane riflessioni ormai troppo spesso dimenticate.
Questi lavori, letti con attenzione, aiutano a depurare le nostre menti dalle scorie della vita ''normale'' regalandoci il piacere della riflessione e del recupero dei piaceri primordiali. Di fronte a questi quadri noi abbiamo due possibilità: attendere che le persone rappresentate scendano dal quadro per accompagnarci nel percorso della vita oppure scegliere di entrare noi stessi nel loro mondo per iniziare un viaggio all'interno dell'esistenza profonda, quell'esistenza che da moltissimo tempo abbiamo dimenticato essere il fondamento della felicità.
La magia nascosta nei quadri di Patrizia è proprio questa: dipingere figure ''vive'' che attendono solo di poter dialogare con noi.
E' compito nostro, a questo punto, soffermarci a riflettere oppure proseguire, ancora una volta, nel distratto cammino.''

L'artista Patrizia Buldrini sarà presente all'inaugurazione venerdì 26 marzo 2004 alle ore 20.30

Orario ore 10.00 - 12.30 / 16.00 - 19.00 Lunedì - Sabato
Lunedì mattina su appuntamento

Roberto Rotta Farinelli Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
Genova - Via XX Settembre 181 rosso

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