Alma Venus. In tutte le sue opere ricorrono gli elementi radice dell'universo: acqua, aria, terra e fuoco per testimoniare la forza vitale della natura.
a cura di Efisio Carbone
"Perché dei piaceri di primavera non vogliamo goderne fino in fondo? La nostra mente è come l’ospite che vide nella coppa la serpe: scopri l’illusione e l’inferno svanisce, si spalancano i cieli, nuvole di fiori tra i salici in un’eterna primavera del cuore."
Così il maestro zen Ikkyu Sojun ammonisce i suoi discepoli: la ricerca della verità è negli occhi di chi riesce a coglierla e cogliendola assapora la bellezza del creato.
Elena Achilli, artista fiorentina di grande talento e profonda poetica, sembra interpretare queste parole presentando una serie di opere pittoriche come istantanee di meditazione, sutre dipinte con grande delicatezza emotiva che mostrano occhi mai stanchi di meravigliarsi e di godere dell'infinita varietà offerta dalla natura. Per non rischiare di perdere il potere della vista, come disse Josef Koudelka celebre fotografo, Elena ha fatto suo l'antidoto del viaggio spostandosi, di luogo in luogo, mai come turista ma sempre come viaggiatrice. Differenza rilevante perché il primo, dopo poco tempo, avverte il bisogno di tornare a casa mentre il viaggiatore sente di appartenere al luogo nell'istante in cui lo conosce. Elena tiene il bagaglio leggero: colori, pennelli, un animo sapiente e sensibile che per quanto vasto non ha peso ma profondità. La casa è nell'intimo del suo cuore, un rifugio di ricordi illuminato dalla vita presente che periodicamente raccoglie, custodisce e ripianta in nuovi giardini. Come artista anche lei è attirata dalle aspre terre sarde esplorandole, ancora una volta, sui passi dei costumbristi di Spagna, dei maestri storici, dei poeti immortali, delle giovani promesse del dopoguerra; tutti hanno percorso a ritroso i sentieri calpestati dalle antiche genti “fra prati d’asfodelo e per le rupi”, intonando i versi di Satta, per smarrire l’occhio nell’immensità.
Nei suoi dipinti si condensano tracce di questo percorso che raccontano di un continuo confronto, un gioco d’intuizioni, tra il suo spirito e i luoghi abitati per opere che descrivono piacevolezze cromatiche e ritmiche arricchite da importanti contenuti metaforici.
Sono i fenicotteri che sorvolano i cieli tersi delle lagune a ricordarci quanto sia importante la libertà, o quando riposano, quasi sospesi nella luce immobile degli stagni, si fondono in armonici tonalismi per assurgere a metafora di equilibrio perfetto tra l'uno e il tutto. Il corpo della libellula è esile, ma attraversa ballando la tempesta, recita un antico detto buddista: eccole danzanti su fili d'erba mentre l'oro del sole impreziosisce tutta la composizione; e ancora, fiori botticelliani sospinti dal soffio di Zeffiro complementari alla forza materica dello sfondo in una dualità di esperienza fisica e ascesa spirituale. La serie prosegue con piccoli colibrì in volo, rami fioriti e foglie vibranti in rossi ardenti, pesci che guizzano in mari azzurri, come nelle parole della Deledda che nei versi dedicati alla primavera rammenta il torrente sussultante in fondo alla valle, i pesci e i mandorli fioriti ..”E tutto era puro giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.”
In tutte le opere ricorrono gli elementi radice dell’universo: acqua, aria, terra e fuoco per testimoniare bellezza e fragilità ma anche tanta forza vitale che nonostante tutto lotta e sopravvive alle barbarie umane. A sviluppare ulteriormente il tema della bellezza sbocciano candide ninfee di reminiscenze monettiane, per provare come il ricordo, che filtra e idealizza, ha tanta parte nel gioco della vita. Sono i primi amori, decine e decine di tele realizzate nella ricerca ossessiva della luce: prestare la vita all’arte è una missione che pretende studi faticosi, solitudine, prove torturanti, battaglie perse, ma trovare un colore nell’aria vale ogni sacrificio.
Anche se non così espliciti, Elena ci invita nelle sue variazioni pittoriche a riconoscere affreschi pompeiani, orti ideali rinascimentali, calligrafie d’oriente, spirali preistoriche come potenti simboli sulla ciclicità della vita, dispiegando un armamentario frutto di lunghe peregrinazioni passate a sfiorare il mondo non per non lasciare traccia di sé ma per non intaccarlo, un insegnamento che dovremmo imparare a condividere.
Tra le abili pennellate, infine, prende forma una figura femminile: dea madre, alma Venere che nel celebre inno di Lucrezio, annuncia il suo arrivo " per mari e monti e per fiumi che travolgono e per le frondose dimore degli uccelli e i campi verdeggianti, incutendo a tutti nel petto un dolce desiderio d’amare". E’ l’epicureismo gioioso che trionfa nella forza creatrice della natura alle cui leggi ubbidisce tutto il mondo.
Efisio Carbone
Inaugurazione 6 marzo 2015 ore 18.30
(In)visibile
via Barcellona 75 Cagliari
orario: da giovedi a sabato ore 19-21
ingresso libero