Ufficio Stampa Fondazione Fotografia Modena
Stop Time. La fotografia diventa linguaggio e strumento di interpretazione del mondo, accompagnata da un'approfondita pratica di altre discipline, come il design e l'architettura.
a cura di Filippo Maggia
Dall’8 marzo al 7 giugno 2015 Fondazione Fotografia Modena presenta negli spazi
espositivi del Foro Boario di Modena una mostra antologica dedicata a Hiroshi Sugimoto, tra i
più autorevoli interpreti della fotografia contemporanea internazionale. Il percorso, a cura del
direttore di Fondazione Fotografia Modena Filippo Maggia, ripercorre l’intera carriera
dell’artista, presentando alcune pietre miliari della sua ricerca.
Attivo dalla metà degli anni settanta, Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) utilizza il mezzo
fotografico per indagare le tracce della storia nel nostro presente. In particolare, nel ritrarre
soggetti che ricreano o replicano momenti di un passato distante e luoghi geograficamente
lontani, Sugimoto critica la presunta capacità della fotografia di ritrarre la storia con
accuratezza. A quest’impostazione concettuale, l’artista unisce un rigore metodologico
tipicamente orientale: la meticolosa perfezione delle sue stampe è il risultato di un lavoro
imponente, che include un’ampia ricerca preliminare, l’uso di fotocamere di grande formato e
delle tradizionali tecniche del bianco e nero. Ogni progetto ha origine da una riflessione
filosofica profonda su un determinato tema e spesso si protrae per molti anni a venire.
Sugimoto ha lasciato il Giappone nel 1970 per studiare arte a Los Angeles, in un periodo in cui
il Minimalismo e l’Arte Concettuale regnavano sovrani: entrambe le correnti, infatti, hanno
influito molto sulla sua visione estetica. Man mano che la sua ricerca si è evoluta, Sugimoto
ha individuato soggetti di una tale profondità concettuale che è tornato ciclicamente a
rivisitarli nel corso della sua carriera. Dal Minimalismo, in particolare, ha tratto una passione
rigorosa per la serialità, che lo ha portato ad organizzare il suo lavoro in serie ben definite ed
omogenee. La mostra di Modena dà conto delle più importanti: dai misteriosi orizzonti marini
della serie Seascapes ai celebri Theaters ripresi con lunghissimi tempi d’esposizione; dai
Dioramas realizzati nei musei di storia naturale fino alle recenti fotografie ‘out-of-focus’
dedicate alle icone dell’architettura modernista. Il percorso comprende inoltre alcuni famosi
Portraits di personaggi storici in cera e lavori ispirati ai primi esperimenti fotografici condotti
da William Henry Fox Talbot (1800-1877): i Photogenic drawings, ricavate rifotografando i
negativi di Talbot e colorando le successive stampe, e i Lightning fields, ottenuti direzionando
sulla pellicola fotografica una scarica elettrica da 400 mila Volt con un generatore Van de
Graaff. Un altro ambito in cui Sugimoto è significativamente attivo, inoltre, è la produzione di
libri d’artista, testimoniata da ben 52 volumi monografici che saranno esposti in mostra.
“A caratterizzare la pratica artistica di Sugimoto – commenta il curatore Filippo Maggia –, sono
l’indagine del passato e la necessità di raffigurare il tempo dandogli corpo attraverso la
fotografia. L’approccio dell’artista è meditabondo, lento, giustamente prudente: d’altronde, per
sentire il tempo occorre averne piena coscienza e rispetto. Ripercorrendo la carriera di
Sugimoto a ritroso, risulta evidente come la sua non sia altro che un’incessante sfida alle
potenzialità che la fotografia offre all’artista, come tecnica, linguaggio e strumento di
interpretazione del mondo, accompagnata ad un’altrettanto approfondita pratica di altre
discipline, come il design e l’architettura”.
“Nella serie Dioramas (1976 – 2012) – spiega Maggia – il punto di vista è quello di un
osservatore consapevolmente estraneo alla scena, come spesso lo è il fotografo, e l’ossessiva
ricerca del vero condotta dall’artista è amplificata dal fatto di ritrarre un’ambientazione sotto
vetro, di per sé statica e immobile come una fotografia già scattata. Nei Seascapes (serie in
corso dal 1980), lo sguardo si posa invece su distese d’acqua infinite, immutate da millenni e
depositarie di una lunga storia che si ripete nel lento e inesauribile approdare alla riva”.
Di un tempo ben scandito da un inizio e da una fine raccontano invece i Theaters (serie in
corso dal 1976), in cui il tempo della pellicola che viene proiettata sullo schermo coincide con
quello dell’esposizione: “In questo caso, il rettangolo bianco al centro dell’immagine è
metafora di una duplice visione – prosegue Maggia –: di quello che è stato il flusso di
immagini risolto nel bianco abbacinante dello schermo e di quanto contestualmente è andato
apparendo su di esso, il teatro appunto, come su un foglio fotografico immerso nel rivelatore”.
Nei Portraits (1999) l’artista ritorna alle figure in cera che aveva esplorato per la prima volta
nei Dioramas. A differenza di quelle prime rappresentazioni, questi ritratti di personaggi storici
in bianco e nero sono quasi a grandezza reale. Lavorando su una scala inedita per lui,
Sugimoto libera le statue di cera dalle scenografie del Museo di Madame Tussaud di Londra e
le ricolloca su uno sfondo nero così da renderle ancora più inquietanti.
La resa pittorica dei
soggetti, così ricca di dettagli, richiama i quadri di Hans Holbein, Anthony van Dyck e Jacques
Louis David, dai quali molte delle statue di cera già traevano ispirazione. L’allestimento
presenta inoltre un nucleo di opere della serie Architecture (in corso dal 1997), realizzate da
Sugimoto in occasione della XIV Biennale d’Architettura, recentemente esposte alla
Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia: tra queste, le vedute del Johnson Wax Building di
Frank Lloyd Wright, la Einstein Tower di Erich Mendelsohn, il Monumento ai Caduti del
futurista italiano Antonio Sant’Elia, la Serpentine Gallery di Londra, il Museum of Modern Art di
New York. Queste mostrano come “l’interesse di Sugimoto per il primo modernismo in
architettura si sia progressivamente spostato dai volumi alle strutture e al rapporto di queste
con l’ambiente – spiega Maggia–. Il particolare sistema di ripresa utilizzato dall’artista
permette di ottenere un’immagine in cui il soggetto ripreso appare come indefinito, eppure
ben percepibile, a noi prossimo, palpabile come se la sua superficie fosse davvero a portata di
mano. E con essa la sua storia, il suo esistere perpetuo nel tempo, reso ancora più definitivo
dall’immutabilità della fotografia”.
La mostra è promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di
Modena con il sostegno di UniCredit, da sempre impegnato in favore dell’arte e delle iniziative
culturali dei territori in cui è presente.
La mostra Hiroshi Sugimoto. Stop Time sarà inoltre accompagnata da un catalogo di grande
formato edito da Skira, con testi di Filippo Maggia, Luca Molinari, Hiroshi Sugimoto.
Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) vive e lavora tra New York e Tokyo.
Le sue opere sono state esposte nel corso di numerose mostre personali e collettive. Tra le
maggiori personali ricordiamo quelle organizzate presso il Palais de Tokyo di Parigi, il J. Paul
Getty Museum di Los Angeles (2014), il Lille Metropole di Lilla (2012), il National Museum of
Art di Osaka (2009), la Neue Nationalgalerie di Berlino (2008), il de Young Museum di San
Francisco (2007), l’Hirshhorn Museum di Washington D.C. (2006), il Mori Art Museum di Tokyo
(2005), la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi (2004), il Solomon R.
Guggenheim Museum di New York (2000), il Metropolitan Museum of Art di New York (1995).
Nel 1988 riceve il Mainichi Art Prize e nel 2001 il prestigioso Hasselblad Foundation
International Award. Le opere di Sugimoto figurano nelle più importanti collezioni museali
internazionali tra cui quelle della Tate Gallery di Londra, del Museum of Contemporary Art di
Chicago e del Metropolitan Museum di New York.
Immagine: Hiroshi Sugimoto , El Capitan, Hollywood, 1993 stampa ai sali d’argento, Courtesy l’artista.
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Conferenza stampa venerdì 6 marzo 2015 ore 11
Inaugurazione sabato 7 marzo 2015 (ingresso ad invito)
Foro Boario
Modena, Via Bono da Nonantola, 2
orari di apertura
mercoledì-venerdì 15-19
sabato-domenica 11-19
lunedì e martedì chiuso
biglietto d’ingresso € 5,00
ingresso libero tutti i mercoledì