Omnia Mutantur, Nihil Interit. Una nuova serie di "carpet works" che hanno come punto di partenza i tappeti dell'Asia centrale. Ahmed trasforma una tradizione secolare in immagini digitali e design contemporanei.
L’artista presenta una nuova serie dei suoi “carpet works” nei quali prende come punto di partenza il design dei tradizionali tappeti dell’Asia centrale per trasformarli poi in imponenti lavori di arte contemporanea. Conosciuto in Italia per la sua partecipazione a due Biennali di Venezia, 2007 nel padiglione dell’Azerbaijan e 2013 nell’evento collaterale “Love me, Love me not” organizzato dalla Yarat Foundation di Baku. L’artista ha esibito i suoi lavori in tutte le maggiori capitali mondiali dell’arte – New York, Londra, Parigi, Mosca, Berlino, Dubai, Hong Kong, per citarne alcune.
Nel 2007 Faig Ahmed ha iniziato una serie di lavori basati sulla destrutturazione dello stile e del design tradizionale della manifattura dei tappeti dell’Asia centrale, il simbolo delle sue tradizioni locali, per trasformarli in sorprendenti exploit visivi. Se guardiamo “Oiling” ad esempio, vediamo un tradizionale tappeto Azero, che dalla metà in giù si trasforma in una cascata di colori semiliquidi, come se i fili del tappeto stesso avessero subito una metamorfosi in uno scorrere di pittura multicolore, ma , come per la parte superiore, la parte inferiore è realizzata con lane pregiate e colori naturali.
Il metodo di lavoro di Faig Ahmed è concettuale, progetta i suoi “wall carpet” in forma digitale sul computer e poi trasporta il risultato su carte a grandezza naturale che rappresentano il lavoro finito. Come nella realizzazione dei tappeti tradizionali, questi progetti sono poi utilizzati da artigiani locali che annodano a mano il lavoro sui telai tradizionali. In qualche modo il metodo di lavoro di Ahmed riporta alla produzione degli arazzi di Alighiero Boetti, i quali erano pensati e disegnati dall’artista e poi realizzati a mano da artigiani Afgani e Pakistani. Come per catturare la rapida evoluzione e lo sviluppo del suo paese, l’Azerbaijan, Ahmed traduce una tradizione secolare in forme digitali e design contemporanei. Da “Invert” per esempio, riceviamo una sensazione di diversi piani visivi, una parte del tappeto è mostrata con i suoi colori tradizionali mentre il resto è come alleggerito da un singolo colore che lo ricopre, o invaso da esso.
Molti dei lavori di Faig Ahmed potrebbero essere descritti come trompe l’oeils, raffiguranti una illusione di tridimensionalità su di una superficie piana. “Just Emptiness” ricorda un trompe l’oeil scultoreo o architettonico, come il capolavoro di illusione prospettica del Borromini nel cortile dello storico Palazzo Spada, che si trova a pochi minuti da Montoro12 Contemporary Art. Mentre l’illusione ottica del Borromini viene creata da una serie di colonne sempre più ridotte, in “Just Emptiness” la cornice quadrata di un tappeto Serapi si riduce con una serie di bordi sempre più piccoli e scuri, fino ad arrivare ad una parte centrale praticamente nera e di grande impatto visivo – tuttavia l’illusione prospettica è tessuta su di una superficie piatta appesa al muro. Si potrebbe pensare ad una ironica allusione alle numerose opere d’arte contemporanea raffiguranti il vuoto, la cornice racchiude più fotogrammi ma nessuna immagine, “Just Emptiness”.
“Solids in a Frame” è il titolo di un’altra ironica a/illusione: qui, solidi (cioè forme scultoree inserite nella progettazione del tappeto) galleggiano all’interno della cornice del tappeto stesso, ma alla fine si tratta sempre di una superficie piana. Altri lavori, come “Geometric Pattern 1”, proseguono la strada dell’illusione ottica, in questo caso forme geometriche sembrano crescere come unità architettoniche sopra la superficie del tappeto tradizionale.
Come osserva Caroline Busta nella sua recensione su Artforum (ottobre 2013) del lavoro di Faig Ahmed: “C’è una tendenza post coloniale a negare al mondo culturale non occidentale la possibilità di utilizzare ironia e assenza di significati e di stravolgere i codici tradizionali, tuttavia Ahmed ha utilizzato questi metodi con grandi risultati”.
Faig Ahmed è nato nel 1982 a Baku, dove vive e lavora. Si è laureato nel 2004 presso la facoltà di scultuta dell’ Azerbaijan State Academy of Fine Art a Baku.
Nelle sue opere Ahmed disgrega la struttura del tradizionale tappeto Azeri ,ponendo i suoi elementi canonici nello spazio libero. Il suo scopo è di trasformare il tappeto da mero oggetto decorativo a sofisticato strumento di comunicazione. Egli traduce il tradizionale linguaggio del tappeto nel linguaggio universale dell’arte contemporanea, rendendolo comprensibile a tutte le persone.
Immagine: Solids in the Frame, 2014, handmade woolen carpet, natural colors, cm 150 x 200
Inaugurazione giovedì 12 marzo ore 18,00
Montoro12 Contemporary Art
via di Montoro, 12 - 00186 Roma
Orari: Mar-Sab 15-19, o su appuntamento