Una retrospettiva in 45 opere, un'inedita ricognizione su uno dei protagonisti meno conosciuti della pittura del 900 italiano. Nella scomposizione in piani tonali, Togliani manteneva intatta la figura.
a cura di Renzo Margonari e Gianfranco Ferlisi
Poche volte capita di poter comprendere appieno il legame fra un padre e un figlio, quando entrambi hanno dedicato la propria vita all’arte.
Mario Togliani e il figlio Victor hanno il rarissimo dono di spingere chi guarda a cogliere il loro universo visionario fatto di immagini e sogni.
In “Funzioni non verbali” (Gilgamesh Edizioni, 2012), Victor Togliani racconta il grande intreccio intellettuale e umano che ha sempre unito lui e suo padre: «… divideva il suo studio con me e passavamo le notti insieme a parlare come vecchi amici mentre lavoravamo».
Oggi, a più di trent’anni dalla sua prematura scomparsa, il MAM Museo d’Arte Moderna dell’Alto Mantovano rende omaggio alla forza espressiva del trasgressivo e geniale Mario Togliani con una retrospettiva in quarantacinque opere, un’inedita ricognizione su uno dei protagonisti meno conosciuti della pittura del ‘900 italiano.
Nato a Mantova il 20 luglio 1912, Mario Togliani cresce con i nonni a Marmirolo in un ambiente di marmisti e decoratori. Alla fine degli anni ’40 arriva a Milano, e precisamente a Brera in via Fiori Oscuri, dove entra inevitabilmente a contatto con il milieu artistico e letterario della città.
Ma sono gli anni ’50 che incidono sul percorso di Mario Togliani. Espone alla Biennale di Venezia e in alcune delle principali gallerie di tutta Europa. A Milano riceve l’Ambrogino d’oro, l’Archivio storico Luce si occuperà di lui nel 1962 nella rubrica “Nel mondo dell’Arte”, così come alcuni fra i principali critici d’arte dell’epoca, tra i quali De Grada, Balestrieri, Mastrolonardo, Rasi, Millet, Radice, Zorzi, Borghese, Villani, Vargas, Kaisserlian, Ballo, Borgiotti, Hagebeuk, Lepore, Xavier, Munari, Patani, Portalupi, Sauvage, Somarè, Verdet.
Nel 1963 espone prima a Parigi e poi a Montecarlo i suoi “Eroi viventi”, ovvero i ritratti dei sette personaggi che l’artista considerava i più significativi dell’epoca: Picasso, Chaplin, Schweizer, Sartre, Stravinskij, Bertrand Russell e Churchill.
Così come l’uomo, così era il tratto di Mario Togliani, che nella scomposizione della figura in piani tonali armonici e misteriosi la manteneva intatta invece di distruggerla.
E poi c’è la luce.
In opere come “L’uomo dei colori”, “Modella alla stufa”, “Ricamatrici”, così come i molti paesaggi che richiamano la sua Mantova, i giochi di luminosità in alternanza con le diffrazioni cromatiche diventano l’asse dell’impianto narrativo, tanto che non è facile capire quale sia il momento del giorno in cui è ambientata la scena perché vi si trovano tutte le situazioni di luce possibili.
Inaugurazione sabato 14 marzo 2015 ore 17:00
MAM Museo d'Arte Moderna dell'Alto Mantovano
via G. Marconi, 126 Gazoldo Degli Ippoliti (MN)
lun - sab 9-13, sab e dom 15-18
Ingresso gratuito