Big Sky Hunting. Sinigaglia ha raccolto una moltitudine di materiali legati all'astronomia, tra cui immagini originali, oggetti, e proiezioni che spesso riportano informazioni erronee.
In order to discover a new world, we must be compelled by a vision. Solo se spinti da una visione possiamo scoprire un mondo nuovo. La frase di Stefano Graziani, curatore della mostra, ben descrive l’intenzione alla base del progetto Big Sky Hunting di Alberto Sinigaglia, e sottolinea l’esortazione a non accontentarsi di rimanere dentro i confini dello spazio che ci circonda, a superarli e a voler conoscere di più. Big Sky Hunting indulge proprio su un’esplorazione, quella astronomica, e sul suo rapporto con il mezzo fotografico. ‘Hunting’, la ‘caccia’ espressa nel titolo del lavoro, rappresenta la necessità umana di conoscere un luogo, il bisogno quasi ossessivo di analizzare e controllare l’ambiente e lo spazio in cui l’uomo è immerso.
La fotografia in questo contesto ricopre un ruolo prioritario, in quanto essa è il medium per eccellenza di cui si avvalgono le scienze, e dunque anche l’astronomia, per esplorare la natura e lo spazio; essa permette la documentazione del cosmo, nonostante spesso le immagini che vediamo non siano esattamente le originali, ma una rielaborazione da parte degli scienziati che, sulla base dei dati ricevuti, tentano di sopperire all’effettiva impossibilità di riprodurre l’universo esattamente come esso è. Il paradosso è evidente: da un lato, con il progresso tecnologico e il conseguente aumento della conoscenza che abbiamo dello spazio, com’è inevitabile, esso ci appare meno inaccessibile e misterioso di un tempo. Dall’altro però, nonostante l’avanzamento delle tecniche fotografiche, è impossibile avere una riproduzione in immagini che sia davvero fedele alla bellezza del cosmo.
Alberto Sinigaglia per Big Sky Hunting ha raccolto una moltitudineB di materiali legati all’astronomia, risalenti agli anni settanta e ottanta, tra cui immagini originali, oggetti, e proiezioni che spesso riportano informazioni erronee e certo non aggiornate, secondo gli strumenti messi oggi a disposizione. A partire da questa sorta di archivio, e tenendo come punti fermi del suo immaginario Stars di Thomas Ruff e Atlante di Luigi Ghirri, Sinigaglia ha avviato una ricerca che lo ha portato a produrre un personale repertorio di fotografie che indagano analoghe spingono la ricerca ancora oltre, al di là dei confini estremi dello spazio conosciuto. Si crea in questo modo un percorso che disegna una mappatura alternativa del cosmo e apre nuovi immaginari nella mente dell’osservatore, sempre in bilico tra realtà e irrealtà. Il progetto Big Sky Hunting nel 2014 è diventato anche un libro, pubblicato da Éditions du Lic e Skinnerboox.
In occasione della mostra, Alberto Sinigaglia produrrà un poster d’artista a tiratura limitata con un saggio di Carlo Sala.
Alberto Sinigaglia (1984) vive e lavora a Vicenza. Ha ottenuto la laurea in architettura presso l’Università IUAV di Venezia. Attivo dal 2009 come fotografo, nel 2012 è vincitore di una borsa di studio che gli permette di frequentare il Photoglobal Program presso la School of Visual Art (SVA) di New York. Sinigaglia è inoltre tra i finalisti del Premio Fabbri per le Arti Contemporanee (sezione Fotografia) sia nel 2013 che nel 2014; nell'ultimo anno è inoltre tra i vincitori della 98ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, ed è finalista del programma Review Santa Fe (New Mexico).
Inaugurazione 28 marzo ore 18
Metronom
Via G.Amendola, 142 Roma
mar-sab 15-19
Ingresso libero