viamoronisedici spazioarte
Bergamo
via Moroni, 16/A
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Maurizio Mazzoleni
dal 10/4/2015 al 8/5/2015
gio, ven e sab 16-19

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Viamoronisedici/spazioarte



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Maurizio Mazzoleni



 
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10/4/2015

Maurizio Mazzoleni

viamoronisedici spazioarte, Bergamo

Semenzaio. Lo scatto dei blu, la leggerezza degli azzurri, la deperibilita' degli ocra, la sonorita' dei bianchi, si armonizzano in rapporti di forze e di pesi che si impongono per l'energia quasi biologica che li anima.


comunicato stampa

"Ciò che fa naturale un gesto è la sua ripetizione, ossia l'impadronirsene a tal punto da renderlo imprevedibilmente e naturalmente diverso nella sua ripetitività".

C'è qualcosa di ipnotico e di mnemotecnico, di rituale e di primitivo nell'automatismo artistico di Maurizio Mazzoleni, che sintetizza in questa frase il senso della sua ricerca. Una ricerca che tende a liberare le potenzialità immaginative dell'inconscio in simbiosi profonda con la Natura e le sue forze germinali.

Il "semenzaio" è un vivaio di sementi, dove si fanno germogliare e sviluppare i semi con l'aiuto naturale della luce solare. È il luogo della metamorfosi originaria, dalla quiescenza del seme, al suo primo accrescimento, al germoglio. E' il luogo creativo per eccellenza.

Ed è questa la dimensione evocativa - che è insieme sostrato psichico e humus materico - delle carte in mostra. Mazzoleni propone una rassegna che punta sul gesto pittorico, sulla luce, sulla dissoluzione del primo nella seconda, sul ritmo cromatico e sugli intervalli spaziali. Prende vita, alle pareti, una sequenza epifanica di forme e trasparenze di inequivocabile matrice organica e di arcana memoria liturgica. Di una liturgia del colore, del giorno, della notte, dell'ombra. Ciò che è latente, nelle cose e nel pensiero, riemerge alla superficie della carta in una sorta di espressionismo naturalistico che nasce dal partecipato ascolto-auscultazione della natura. E' nella natura, del resto, che l'artista vive immerso e lavora, in uno studio ad ampie vetrate che gli restituisce la presenza viva dei cieli e delle stagioni.

I suoi pigmenti ricercati, capaci di seminare pulviscoli e di aggregare volumi anche su vaste superfici con pari fluidità, intessono velature su cui le forme lievitano e galleggiano leggere, salvo - a tratti - affondare in improvvise, oscure profondità.

Lo scatto dei blu, la leggerezza degli azzurri, la deperibilità degli ocra, la sonorità dei bianchi, si armonizzano in coraggiosi rapporti di forze e di pesi che non cercano di compiacere chi guarda, ma si impongono per l'energia quasi biologica che li anima. La pittura sembra auto-generarsi, la materia sembra trascinare, essa stessa, lo spazio, tracciare solchi, aprire varchi.

Sono intuizioni veloci, accelerazioni repentine del gesto, che vanno a depositarsi, incuranti di ogni intenzionale a-priori, su pazienti tessiture di toni, affinate patinature di resine. E ci interrogano, enigmatiche e inconosciute - proprio come sementi - da un altrove di mutazione e di sogno, di ciclicità e palingenesi.
Stefania Burnelli

Inaugurazione 11 aprile ore 19

viamoronisedici spazioarte
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ingresso libero

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