19000091/le vite degli altri. La mostra rappresenta la sua volonta' di esternare un progetto che non e' altro che una sorta di racconto frutto di tanti frammenti che si sono sedimentati nel tempo.
a cura di Clorinda Irace ed Erminia Pellecchia
Dopo la “prima” a Salerno, nella chiesa sconsacrata di Sant’Apollonia e al Museo dello sbarco, la mostra “19000091/le vite degli altri” approda a Napoli con un nuovo allestimento, pensato appositamente per la Sala delle Carceri di Castel dell’Ovo (opening 16 aprile, ore 18.00). Curata da Clorinda Irace ed Erminia Pellecchia, il progetto dell’artista lucano, che da anni vive e opera all’ombra del Vesuvio, è stata promossa dall'Associazione culturale TempoLibero e patrocinata dal Comune di Napoli, ed è l’Assessore alla Cultura, Nino Daniele, a spiegarne le ragioni: “Il secolo breve che ci siamo lasciati alle spalle – avverte nella presentazione – è stato ricchissimo di avvenimenti, molti dei quali sono stati nefasti, inimmaginabili. A noi, che nel ‘900 siamo nati, tocca il dovere della memoria, di tramandare alle future generazioni i più tragici eventi perché non si ripetano mai più”.
La mostra è impaginata come un libro dalle immagini forti, pone domande, invita alla riflessione. “Quando l’arte diviene civilmente responsabile”, così titola il testo di Clorinda Irace: “Il lavoro di Tommaso nasce da un’esigenza profonda di esprimere emozioni ed esperienze - scrive la critica, nonché presidente dell'Associazione culturale TempoLibero - La mostra rappresenta la sua volontà di esternare un suo progetto che non è altro che una sorta di racconto frutto di tanti frammenti che si sono sedimentati nel tempo. Dagli stralci di racconti sulla guerra di suo nonno ai tanti flash sull’emarginazione dei diversi, dagli indimenticabili suoni, ritmi,versi dell’amata Alda Merini al segno inconfondibile di Bacon e all’energia dell’arte di Tàpies, passando per le istantanee dei volti sofferenti dei malati di Aids. Tutte tracce di una memoria febbrile e vigile, elaborate in un caleidoscopio di sensazioni che danno vita ad una narrazione che avviene attraverso il medium a lui più congeniale: l’arte”.
Ed è lo stesso autore a chiarire, nell’introduzione del catalogo strutturato come un vecchio quaderno delle elementari, la sua mission: “Dalla prima guerra mondiale, all’Aids, ritenuto negli anni Ottanta la giusta punizione per i “peccatori”, con una modalità che altro non è stato che un atto dittatoriale volto al controllo delle masse e finalizzato a limitare le libertà individuali, altrimenti non giustificabili. Vi presento il 1900, di cui possiamo essere giudici, ma riflettiamo sul presente di
cui siamo protagonisti”.
In un percorso emozionale, Pirretti inscena i “Teatri dell’Orrore”, come Erminia Pellecchia ha definito questo lavoro etico-estetico-epico che scuote le coscienze e invita alla riflessione. “Otto opere - sottolinea la giornalista e critica d’arte - che raccontano un delirio collettivo perennemente in agguato. L’artista non vuole provocare una semplice, fugace indignazione, bensì coinvolgerci in una riflessione sulla “distruzione della ragione” in un secolo nato nel segno del progresso, con le sue rivoluzioni scientifiche e sociali, e degenerato, poi, in assoluta follia. Tommaso Pirretti fa proprio il pensiero del Resnais di “Notte e Nebbia”: Perché il grande male, l’indifferenza, è la peste che ci affligge ieri ed oggi. E l’indifferenza partorisce oblio e paura. E la paura genera odio, intolleranza, sopraffazione e violenza nei confronti di chi è diverso dalla morale comune codificata da religioni e statuti. Ebrei, omosessuali, liberi pensatori, oppositori di regimi, disabili, barboni, migranti, zingari, tutti reclusi e condannati al silenzio: il mostro da sterminare, da far sparire “nella notte e nella nebbia”.
Inaugurazione giovedì 16 aprile ore 18
Castel dell'Ovo
via Eldorado, 3 (presso via Partenope - borgo marinaro) Napoli
feriali 9-19.30, festivi e dom 9-14
ingresso libero