Erotheisme, le dessin sacre. "L'idea di riproduzione e' accentuata dalle leggere anamorfosi che faccio subire alle immagini - come se la loro obliquita' ne dichiarasse lo sdoppiamento".
Conversazione tra Alberta Pane e João Vilhena
AP: Sono entusiasta per la tua prossima personale in galleria. Quando ci siamo incontrati l’ultima volta, mi hai proposto la tua idea per il titolo… misterioso e intrigante al tempo stesso, puoi dirmi qualcosa in più a riguardo?
JV : “Érothéisme, le dessin sacré”. Mi è venuto di getto, dopo aver letto le opere di Georges Bataille. Ormai da alcuni anni sto portando avanti una pratica del disegno in cui l’erotismo ha un ruolo centrale. Mi sono ritrovato nel rapporto che Bataille propone tra sacro ed erotismo. In questa idea che i due siano intrinsecamente legati ho riconosciuto una parte del mio lavoro. Allora ho deciso di andare ancora più a fondo alla questione…
AP : In effetti nel tuo lavoro non manca quasi mai un tocco di erotismo… Ma come mi hai detto spesso, non ha nulla a che vedere con la pornografia. Allo stesso tempo associarlo al sacro è forte… Anche ambizioso…
JV : “E’ vero. Ma credo che l’arte sia sempre stata legata al sacro, almeno fino all’età moderna. Il sacro e l’erotismo sono sempre stati un’accoppiata più o meno vincente. Pensando agli affreschi della Cappella Sistina, non si può fare a meno di domandarsi se l’articolazione significante del sacro in fondo non sia erotica. Ciò che mi interessa dell’erotismo è la sua forza trasgressiva, capace di sollevare un taboo senza tuttavia sopprimerlo del tutto. Probabilmente oggi l’arte non ha più nulla a che fare con il divino, ma mantiene ancora qualcosa di sacro nella sua funzione trasgressiva.
E’ difficile definire il limite tra erotismo e pornografia. Penso sia una questione fondamentalmente culturale, ma ho la sensazione che la pornografia sconsacri la rappresentazione per via della sua oscenità: o sciocca o eccita (o entrambi)… a livello artistico non saprei cosa farne.
AP : Sì, in effetti c’è sempre stata una relazione tra sacro ed erotismo… Ma ora parliamo delle tue opere per la prossima esposizione… In generale per i tuoi disegni utilizzi sempre la stessa carta, nelle stesse dimensioni, per i formati più piccoli, per
quale motivo? Sarà così anche per la prossima mostra? Per il grande formato preferisci il cartone… Puoi dirmi qualcosa di più a riguardo? E come decidi quali disegni realizzare in grande o in piccolo formato? Ci saranno dei cambiamenti?
JV : Questa serie di piccoli disegni in trompe-l'oeil mi accompagna da ormai 16 anni. Quando ho iniziato, cercavo una carta liscia, che mi sembrava la più adatta a disegni molto minuziosi. Ho quindi acquistato una risma di fogli A3 per fotocopie a colori, di cui a oggi ho utilizzato la metà – dato che questo tipo di carta non viene più fabbricata, il giorno in cui la l’avrò terminata anche la serie sarà finita. Questa serie di piccoli formati mi ha permesso di cominciare a lavorare sullo sguardo, un elemento che da allora è onnipresente nella mia opera. Mi piace che questi formati restino di dimensioni modeste, costringendo le persone a fissare le opere da molto vicino. Penso che questo aspetto non cambierà mai.
I grandi formati sono nati dalla serie dei trompe-l'oeil. Sono un sullo sguardo. Questa serie mi permette di basarmi soprattutto sull’idea di riproduzione attraverso un approccio fotorealistico ai documenti rappresentati. L’idea di riproduzione è accentuata dalle leggere anamorfosi che faccio subire alle immagini – come se la loro obliquità ne dichiarasse lo sdoppiamento. Ho scelto il cartone grigio per due ragioni: innanzitutto non volevo lavorare su un supporto che fosse di un bianco immacolato. Inoltre il cartone viene fabbricato con materiali riciclati, come il feltro, ma a base di un impasto di carta. Questo riciclaggio rispecchia quello delle immagini di vecchie cartoline e vedute stereoscopiche che utilizzo nei miei disegni. Disegno direttamente in grande o in piccolo formato. Tuttavia mi capita di utilizzare costruzioni d’immagini simili dal punto di vista dei soggetti, sia nel grande che nel piccolo formato. Non è sistematico, alcune volte ho voglia di tentare un approccio differente sullo stesso soggetto. Allo stesso tempo però non riuscirei a immaginare alcuni grandi disegni, come “Fouille courageuse”, in piccolo formato. Lo stesso per i piccoli formati. Non sempre li immagino in grande.
AP : Quali sono i tuoi progetti futuri?
JV : Da alcuni mesi sto svolgendo una serie di ricerche riguardo l’estinzione di alcune specie animali, che sono state decimate dall’uomo nel corso degli ultimi due secoli. La sparizione è un tema che avevo già affrontato tempo fa nel mio lavoro grafico. Penso alla
mia attività artistica come a un viaggio, un deambulare continuo. A volte ripasso da dove ho già avuto modo di passare.
AP : Cosa ti aspetti dalla prossima esposizione a Parigi?
JV : Ecco una domanda a cui faccio fatica a rispondere… Forse mi aspetto che l’insieme delle opere che sto preparando appositamente per la mostra, una volta istallate, mi aprano nuove domande e nuove prospettive. Per riprendere il viaggio statico dell’atelier.
Inaugurazione 30 maggio ore 16
Alberta Pane Gallery
14, rue Saint-Claude Paris
mar-sab 11-19
ingresso libero