Demonumento. Tracce di memoria tra l'Italia e il Brasile e' un viaggio fotografico nel tempo e nello spazio di San Paolo che fa emergere tracce di molte esistenze vissute e soffocate.
A cura di Alessandra Mauro
Demonumento. Tracce di memoria tra l'Italia e il Brasile è un viaggio fotografico
nel tempo e nello spazio di San Paolo del Brasile, che in occasione del 150
anniversario della “migrazione italiana in Brasile”, fa emergere tracce di molte
esistenze vissute e soffocate, sparite ma ancora in qualche modo presenti nel
reticolo di cemento che, come un grande monumento all’oblio, costituisce il tessuto
urbanisticamente impazzito della città di San Paolo.
Marco Maria Zanin prova a dare un nome e una storia a chi dalla storia è stato
cancellato, con attitudine ottimistica prova a ricostruire il filo di identità e
percorsi attraverso i resti di una memoria personale e collettiva fondante per il
Brasile, ma rilevante anche per nostro Paese, che i primi del ‘900 ha fatto del Sud
America la sua meta di emigrazione
Demonumento. Tracce di memoria tra l'Italia e il Brasile è un viaggio tra “edifici
che impediscono all’orizzonte di distendersi, che si popolano di finestre come unici
varchi nel privato più intimo, che si riempiono di graffiti come grandiosi disegni,
lettere di un macroalfabeto che urla al mondo la sua presenza ma che sarà presto
coperto da altre lettere e altri urli”. [ Alessandra Mauro]
Nello skyline interrotto della città, tra un’edificio e l’altro, spuntano gli
interni spogli e misteriosi di un vecchio ospedale italiano ora in abbandono,
affiorano oggetti ammassati su un tavolaccio vecchio, o fotografie girate sul retro
appartenute alle famiglie di migranti, che mostrano, nei segni del tempo registrati
in quel rettangolo di carta, ogni loro peripezia esistenziale.
L’atto di Marco Maria Zanin è un intervento artistico, ma anche l’atto consapevole
di uno storico, che cerca di restituire il filo di identità e percorsi con
l’attitudine di chi pensa che si tratti di un intervento possibile e necessario. Ma
soprattutto è anche il gesto tipico del fotografo: cercare un’immagine, rivelarla,
cioè portarla alla luce. Con la consapevolezza che, come dice Le Goff, ‘non esiste
il documento-verità. Ogni documento è menzogna. Sta allo storico [ma potremmo dire,
all’artista o al fotografo] il non fare ‘l’ingenuo’
Immagine: Marco Maria Zanin
Ufficio Stampa:
Elena Bari, press@newrelease.it
Opening: 11 giugno 2015, ore 18.30
Ambasciata del Brasile
piazza Navona, 14 Roma