Una serie di nuovi dipinti appositamente realizzata e una scultura. Oggetti comuni sono trasformati in irrazionali e pericolosi per chi li usa, contrariamente alla loro normale funzione.
La Galleria Alessandro Bagnai è lieta di annunciare la prima mostra personale in Italia dell’artista cinese Wang Luyan (Pechino, Cina, 1956).
La mostra consiste in una serie di nuovi dipinti appositamente realizzata dall’artista e da una pistola in acciaio inox di grandi dimensioni.
Nelle opere di Wang Luyan, oggetti utilitaristici e comuni vengono trasformati in irrazionali e pericolosi per chi li usa. Essi funzionano infatti al contrario rispetto alla loro normale funzione. Uno dei principali significati all’interno dell’opera di Wang Luyan è il trattamento allegorico dell’autodistruzione: l’oggetto è costruito in maniera ambivalente, cosicché l’azione diventa superflua o addirittura pericolosa per la persona che lo utilizza; molte delle sue immagini hanno a che fare con una violenza suicida e reciproca, l’omicidio implica il suicidio.
Sulla tela Wang Luyan dipinge i suoi temi con molta nitidezza: non vi è una vera gestualità, i suoi quadri sono caratterizzati da linee e disegni “meccanici” che rimandano ai disegni tecnici della industria. L’artista ha la consuetudine di creare enormi facsimili di oggetti e strumenti di uso quotidiano ai quali generalmente non prestiamo molta attenzione; esiste quindi una certa similitudine tra le opere di Wang Luyan e la Pop art, in cui le cose sono celebrate semplicemente per essere quello che sono.
I dipinti con le gabbie presentano la seguente relazione logica: aprire necessita chiudere. Quindi, più apriamo e più chiudiamo. Questo ci porta a riflettere sulla complicata e contraddittoria costellazione delle relazioni di causa ed effetto.
La pistola in acciaio spara in entrambi i sensi, sia in avanti che indietro, uccidendo non solo il nemico ma anche chi utilizza l’arma, chi tira il grilletto. La persona che fa fuoco spara anche a se stesso. Questa può essere vista come una metafora per qualsiasi relazione e contraddizione sociale, oltre a essere una protesta simbolica verso la tirannia del materialismo, forza dominante nelle società contemporanee.
Nella storia dell’arte cinese, per convenzione, vengono dipinte certe immagini iconiche a seconda del periodo storico. Vi sono gli animali durante il periodo Yen Shang; gli umani e gli dei durante il periodo Han e Tang; il paesaggio durante il periodo Song e Yuan; fiori, uccelli, insetti e pesci durante il Ming e Qing e, infine, lavoratori, contadini e soldati durante il periodo della Rivoluzione Culturale. Tutti sono il risultato di una scelta storica. La produzione logica e meccanica delle installazioni e dei diagrammi bidimensionali di Wang Luyan, non è quindi accidentale. E’ piuttosto il riflesso del processo di modernizzazione in Cina. Negli anni ’90 l’industrializzazione cinese ha subito un rapido sviluppo e, come conseguenza, materiale industriale e parti meccaniche sono entrati a far parte delle opere d’arte. Questo è il risultato della penetrazione spirituale della scienza razionale all’interno del pensiero estetico degli artisti cinesi contemporanei.
Wang Luyan rivela le contemplazioni etiche ed estetiche degli artisti cinesi contemporanei e, allo stesso tempo, è impegnato nella ricerca di narrative autentiche e di visioni metaforiche profonde, che manifestino le contraddizioni di un’epoca.
Inaugurazione 25 giugno 18
Galleria Alessandro Bagnai (nuovo spazio)
piazza Goldoni, 2 (palazzo Ricasoli) Firenze
lun-ven 10-13 e 15-19
ingresso libero