Davide Paludetto Torino
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Nazareno Biondo
dal 24/6/2015 al 24/7/2015
gio-sab 15-19 o su appuntamento

Segnalato da

Franz Paludetto



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Nazareno Biondo



 
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24/6/2015

Nazareno Biondo

Davide Paludetto Torino, Torino

Tappi, lattine ammaccate, pacchetti di sigarette accartocciati o cellulari con circuiti a vista, tutti in marmo e in formato extralarge. Sono rifiuti fossili, consegnati al domani.


comunicato stampa

Tappi, lattine ammaccate, pacchetti di sigarette accartocciati o cellulari con circuiti a vista e angoli sbeccati, tutti rigorosamente in marmo e in formato extralarge: sono solo alcune tra le icone della contemporaneità che Nazareno Biondo trasforma in rifiuti fossili, consegnandoli ufficialmente a un ipotetico domani.
Sono reperti archeologici di un probabile quanto inquietante futuro, in cui il pianeta Terra dovrà capire come evitare di tramutarsi in un’immensa discarica globale.
Sculture che sembrano a prima vista rappresentare l’effimero e la caducità, il termine della breve vita di oggetti banali e quotidiani – dove il nobile marmo prolunga ad aeternum il momento in prossimità della fine – in realtà trasmettono ben altro messaggio, anzi un monito: se paragonati alla durata della vita umana gli scarti e le vestigia del consumismo sono, per la loro natura non decomponibile, destinati a durare un tempo infinito quanto il marmo.
Le sostanze non decomponibili (o decomponibili a lungo termine) rimangono nel terreno senza venire assorbite e si accumulano in modo progressivo ed esponenziale ogni giorno, generando inquinamento e problematiche ambientali, eredità ormai sicura per i posteri.
L’attenzione e la cura dedicata alla raccolta differenziata e al riciclo è ancora scarsa presso gran parte della popolazione mondiale e grandi investimenti sono fatti per campagne di sensibilizzazione e di informazione, in primo luogo rivolte ai giovani.
La ricerca di Nazareno Biondo è una riflessione sulle conseguenze di un consumismo sfrenato, sulla salvaguardia dell’ecosistema, senza dubbio questione oggi di primo piano, e su ciò che un domani costituirà la testimonianza e il lascito della nostra civiltà.
In contrapposizione alle logiche del consumismo e della produzione industriale in serie, propria dell’epoca dominata dalla riproducibilità tecnica, ciò che è nato per essere clonato in milioni di esemplari, grazie al marmo e alla certosina perizia tecnica dell’artista, riacquista attraverso la scultura nuovamente unicità, ma non solo.
L’oggetto banale e insignificante, progettato per essere replicato infinite volte, iconograficamente caro alla Pop Art, è qui infatti rappresentato non più lustro e accattivante, nelle vesti di oggetto del desiderio, ma al termine del suo ciclo, quando – a desiderio compiuto – non diventa altro che un qualcosa di esausto, di cui disfarsi.
Prendere a modello ciò che esteticamente ne costituisce l’antitesi è anche la sfida che l’artista raccoglie nel suo fare scultura, ricercando la ‘grande bellezza’ nella decadenza, nella deformità dei volumi e nel logorio e nella consunzione della pelle esterna.
Flessibile, subbia, raspe diamantate e cartavetro sono le tecniche tradizionali che utilizza Nazareno Biondo, senza l’aiuto di assistenti o macchinari tecnologici di sbozzatura 3D, dimostrando maturità tecnica degna di un grande maestro o di un talento precoce.
Protagonisti delle sue sculture sono sì oggetti ordinari e mediocri, ma sempre con una propria storia, recanti tracce di usura, segni e cicatrici dettati dal tempo. Ripiegati nel loro progressivo degrado e deterioramento, risultano indifesi, come rannicchiati in posizione fetale, semplicemente in attesa dell’imminente e inesorabile fine.
Che vi sia un parallelo tra la condizione di ciò che viene rappresentato e quella dell’uomo è innegabile: un memento mori attualizzato e riproposto in chiave pop, in cui traspare evidente un afflato nichilista secondo cui ogni cosa, la realtà e per derivazione anche l’uomo, è destinata inesorabilmente a declinare verso il nulla.
Il brand, la marca di produzione, ciò che contraddistingue ogni prodotto dal punto di vista del marketing aziendale, attraverso inattesi jeu de mots diventa statement e il messaggio si fa slogan, prendendosi gioco della pubblicità.
Il pacchetto di sigarette, accartocciato e gettato a terra, riporta un astuto anagramma della scritta, Marblϴro, evidenziando così in modo ironico come siano stati utilizzati materiali preziosi, il marmo e l’oro, per rappresentare ciò che è un insignificante rifiuto.
Oppure un altro pacchetto, appeso a muro, reca la scritta Winstone storpiando il nome dell’azienda produttrice, sempre in riferimento alla nobile materia di cui è costituito.
I-Star è la carcassa di un cellulare, bene di consumo di ultima generazione destinato alla rapida obsolescenza, non tanto per una questione di deperimento strutturale bensì per l’incalzante e inarrestabile progresso tecnologico.
La sostituzione del telefonino, come di altre apparecchiature elettroniche o informatiche, risulta oggi accelerata in modo esponenziale: ben prima di una naturale dismissione escono sul mercato nuovi modelli, sempre più performanti e con prestazioni migliori, esasperando i ritmi di consumo oltre ogni misura.
Lo schermo riporta l’effigie di Marilyn Monroe: anche la bellezza o la fama sono un qualcosa di provvisorio e le stelle, anche se brillano, prima o poi sono comunque destinate a spegnersi.
Sull’etichetta mezzo divelta di una lattina ammaccata, citazione della celeberrima Campbell’s Tomato Soup, si legge invece Warhol Soul: gli oggetti celebrati dalla Pop Art, novità e simbolo del progresso negli anni ’60, e lo stesso artista, entrato nel mito, hanno subito inesorabilmente la stessa fine e declino.
Come il cibo in scatola per Warhol rappresentava l’omogeneizzazione della società moderna proponendo cibi preconfezionati per tutti, livellando le differenti classi sociali, così il deperimento e la decadenza è il grande denominatore comune che riconcilia esseri animati e non.
Out of Control, bustina contenente un preservativo della nota marca, induce a riflettere sulla crescita demografica sempre più difficilmente gestibile e sulle sue inevitabili conseguenze.
Laddove cresce la popolazione non possono che aumentare i consumi e di conseguenza gli sprechi, gli scarti e i residui: l’emergenza della salvaguardia ambientale non è disgiunta dagli effetti prodotti dalla presenza dell’uomo sull’ecosistema.
Le opere di Nazareno Biondo si presentano così come veri e propri monumenti al rifiuto: rimasugli e detriti perfettamente riprodotti in marmo, spesso utilizzando il fuori scala, ironizzano − con molta serietà − sul concetto di durata pressochè eterna dei materiali diversamente biodegrabili che popolano la nostra quotidianità.
Il rifiuto viene riscattato e trasformato in opera d’arte, addirittura in monumento, nel tentativo di essere perenne memoria di ciò che la società contemporanea ogni giorno produce in quantità inimmaginabile e con conseguenze future potenzialmente devastanti.

Testo di Francesca Canfora

Nazareno Biondo
Nasce nel 1985 a Torino, dove vive e lavora.

Inaugurazione 25 giugno ore 18

Franz Paludetto
via Stampatori, 9, 10122 Torino
gio-sab 15-19 o su appuntamento

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