Gianluca Checchi
Renato Corsini
Ken Damy
Fabrizio Liuzzi
Francesco Malavolta
Luigi Martinengo
Manuela Metelli
N.V.Parekh
Anna Peroni
Ennio Rassiotti
Roberto Ricca
Tonino Sica
Giuseppe Torcasio
Margherita Eichberg
Piero Di Giuseppe
Biennale Internazionale d'arte fotografica 'Riviera dei Cedri'. Peregrinazioni, terre lontane, luoghi, etnie, migranti, memorie. Un invito a riflettere su problemi come la migrazione e la globalizzazione.
Quinta edizione
a cura di Margherita Eichberg e di Piero Di Giuseppe
La mostra L’uomo nomade, Biennale Internazionale d’arte fotografica “Riviera dei Cedri” organizzata dall’Atelier du Faux Semblant, a cura di Margherita Eichberg e Piero Di Giuseppe, è un invito a riflettere su problemi di grande attualità quali la migrazione e la globalizzazione, in una sorta di viaggio alla ricerca di una dimensione più autentica, di un rapporto profondo con la natura e tra gli uomini. Il valore innovativo di questo evento apre a occasioni di sviluppo in chiave di promozione del territorio calabrese e della sua cultura.
Frutto di un laborioso lavoro le opere, interpretate in chiave personalissima da ciascun autore, di fama nazionale e internazionale, esprimono la grande forza evocativa della fotografia che assume la dimensione di opera d’arte e insieme quella di documento umano e sociale, un’enorme e variegata quadreria di volti e di paesaggi con cui il fruitore colloquia e interagisce.
Il carattere itinerante della mostra che prevede l’allestimento di varie sezioni nelle sedi espositive del Palazzo rinascimentale di Aieta, di Palazzo Cavalcanti a Verbicaro, del Museo della terra a Santa Domenica Talao, ed ancora del Palazzo ducale di Maierà, Grisolia e Orsomarso favorisce non solo l’ampia fruizione della mostra, ma consente la conoscenza del patrimonio, delle tradizioni, della cultura di un territorio estremamente affascinante quale quello dell’alto tirreno cosentino.
La parola araba sahel significa sponda, sahel è la meta, la fine del viaggio. Sahel è diventata la nostra sponda del mediterraneo per chi fugge dalla guerra, dalla povertà, dalla paura, in cerca di un avvenire qualsiasi in una parte del mondo creduto migliore di quello che abbandonano.
La biennale è dedicata a questi nuovi “nomadi”, documenta fughe, ma anche percorsi di integrazione e di interazione. Dà testimonianza di una speranza e della costruzione di una società multietnica, di un’Italia e di un’Europa che possano diventare terra di accoglienza e convivenza civile.
La foto riprodotta in calce, scattata nel maggio 2011 da Francesco Malavolta, testimone di uno dei tanti viaggi della speranza, è una foto emblematica del nostro tempo e ritrae un migrante in giacca e cravatta, proveniente dal centroafrica e portatore di un messaggio di dignità.
Quest’uomo nel nostro paese è destinato invece a divenire: profugo/clandestino/rifugiato/richiedente asilo, secondo una terminologia con cui si maschera quella che non è più solo un’emergenza umanitaria ma la norma, senza capirne la storia, il dolore, la paura, la fatica, che ormai riguarda milioni di persone nel mondo.
La mostra è una riflessione su un mondo globalizzato, un mondo vicino, dove Iraq, Afghanistan, Siria, Eritrea, Somalia, Egitto, Nigeria, Gambia, Senegal, Sudan, Mali, Libia, ecc., non sono solo riferimenti geografici, ma luoghi da cui si fugge, a causa di scenari di guerra, di violenze, di povertà, alla ricerca di una terra di approdo, di accoglienza e convivenza civile, e con la speranza di trovare non l’indifferenza di chi costruisce confini tra civiltà, ma il riconoscimento di un’unica comunità in cui la pace, la riconciliazione, la democrazia ed il rispetto dei diritti umani sono valori comuni ed universali.
Atelier du faux semblant.
Margherita Eichberg, direttore ad interim Polo Museale della Calabria
Piero Di Giuseppe, direttore artistico Atelier du Faux Semblant
La mostra rimarrà a Palazzo Arnone fino al 15 luglio 2015. Successivamente sarà esposta durante il periodo estivo nei più bei centri dell’Alto Tirreno cosentino da Aieta a Verbicaro, Santa Domenica Talao, Maierà e Grisolia, Orsomarso, Scalea e Diamante proponendo una singolare interazione tra proposta culturale e territorio utile alla conoscenza del patrimonio e delle tradizioni di un lembo di Calabria di straordinaria bellezza e di grande memoria storica.
Fotografi in mostra: Gianluca Checchi, “Italians 2.0”; Renato Corsini,“Made in Brescia”; Ken Damy, “Sulla strada da Kathmandu a Pokhara”; Fabrizio Liuzzi, “Ai margini”; Francesco Malavolta, “Migrants”; Luigi Martinengo, “Gipsy”; Manuela Metelli, “Farda tra i profughi”; N.V.Parekh, “Un indiano a Mombasa”; Anna Peroni, “Profili integrati”; Ennio Rassiotti, “Negozio in Via Garibaldi”; Roberto Ricca, “Kebab amore e fantasia”; Tonino Sica, “Gente in viaggio…”; Giuseppe Torcasio, “Made in Italy…”.
Ennio Rassiotti
“Negozio in Via Garibaldi”
Il lavoro si presenta come una raccolta di fotografie a colori realizzate in via Garibaldi, storica via del centro di Brescia nella quale il flusso di extracomunitari è estremamente vivace.
Nel suo studio fotografico in via Garibaldi, appunto, i personaggi raffigurati passano per farsi immortalare, da tutte le vie del centro bresciano. Le foto di gruppo o i ritratti in posa, iconici, vengono realizzati allo scopo di inviarli poi ai parenti rimasti in patria. Marocco, India, Pakistan, Russia, Bangladesh: le destinazioni sono molte, ma l'intento solo uno. L'esibizione dello status occidentale ormai raggiunto dai soggetti.
Ennio Rassiotti è al servizio di queste persone, e tutte le fotografie esposte sono state scattate nel suo studio.
Biografia
Ennio Rassiotti, fotografo professionista dagli anni Settanta, si occupa di reportage, moda, fotografia di studio. Viene dalla vecchia scuola dei reportagisti “vintage”, da esperienze consolidate e maturate nell’ambito del “collettivo fotografi” degli anni 70. Nasce fotograficamente analogico e conosce perfettamente il “mestiere”. Da professionista ha fatto degli scatti che sono destinati a raccontare realtà, evoluzioni, aspirazioni, speranze e sogni da ricondurre al mondo dell’immigrazione.
Roberto Ricca
“Kebab amore e fantasia”
La città, nelle immagini di Roberta Ricca, si mostra etnicamente trasformata: dove erano pizzerie, sono ora kebabbari; dove erano le botteghe delle nonne, sono adesso i supermercati “del mondo”.
In questo servizio tra il reportage e il ritratto ambientato nel quale le persone immortalate mostrano tanto le loro origini quanto la proiezione verso l'italianità, i colori dei visi si mischiano ai colori dei nuovi cibi, delle spezie, delle carni allo spiedo, delle confezioni le cui scritte confondono la vista, ma non il gusto.
Tanto i nuovi italiani si integrano nel nostro paese, quanto le papille gustative italiane si abituano piacevolmente alle immigrazioni gastronomiche.
Biografia
Roberto Ricca è un fotografo con più di dieci anni di esperienza, di base a Brescia. Premiato in diversi concorsi, fa parte dell’Associazione Nazionale dei Fotografi Professionisti (Tau Visual). Si occupa di Reportage di Matrimonio, Portrait ed Eventi.
Gianluca Checchi
“Italians 2.0”
Il progetto nasce da una volontà di riflessione e osservazione di una realtà cittadina (quella bresciana) che d anni vive conflitti e difficoltà rispetto al tema della multiculturalità.
Gianluca Checchi vuole raccontare, attraverso i suoi ritratti, una società nella quale differenti etnie e culture cercano integrazione e, soprattutto, interazione.
Senza giudicare o sentenziare, Checchi lavora con coscienza dall'interno, decidendo di ascoltare prima le storie dei protagonisti e fotografando poi le loro aspirazioni, i loro progetti e la loro quotidianità.
Un esempio di fotogiornalismo etico nel quale l'autore si riconosce e viene coinvolto con il suo personale uso del mezzo.
Biografia
Gianluca Checchi scopre la fotografia come autodidatta, orientandosi verso il reportage.
Collabora con alcune agenzie fotogiornalistiche, e le sue fotografie son state pubblicate su quotidiani locali come Bresciaoggi e Giornale di Brescia, oltre che su testate nazionali quali ilGiorno, il Corriere della Sera, Repubblica e Gazzetta dello Sport.
N.V.Parekh
“Un indiano a Mombasa”
Maestro imbattibile delle fotografie di studio, N.V. Parekh è un fotografo indiano nella città kenyota di Mombasa.
Pose standardizzate, sorrisi statici, fondali fuorvianti e luci studiate sono al centro delle sue immagini tanto quanto i soggetti, committenti più o meno facoltosi, più o meno poveri, che si mettono in posa per cristallizzare la loro vita.
Bambini imbronciati su cavallini a dondolo, sposine indiane o swahili che guardano l'innamorato appoggiandosi ad una colonna, intere famiglie agghindate a festa: qui li troviamo ricolorati a mano, con un fascino tutto loro.
Biografia
N.V. Parekh nasce a Mombasa, in Kenya, nel 1923 da genitori indiani. Nel 1942 apre il suo studio, in un epoca e in un luogo nei quali i fotografi non esistevano. Da subito si afferma come maestro del ritratto in studio.
Dagli anni Settanta si trasferisce in Inghilterra, e il suo archivio va perduto, finché l'artista Sarenco, nel 2001, lo recupera a Mombasa.
Renato Corsini
“Made in Brescia”
Renato Corsini, in questo suo lavoro, ha concentrato il suo obiettivo sulla comunità di Sikh così presente sul territorio bresciano: di stanza nelle campagne attorno alla città, si dedicano infatti ad agricoltura e allevamento.
Renato Corsini, in questo suo lavoro, ha concentrato il suo obiettivo sulla comunità di Sikh così presente sul territorio bresciano: di stanza nelle campagne attorno alla città, si dedicano infatti ad agricoltura e allevamento.
Le fotografie sono state scattate durante un raduno della comunità Sikh a Brescia: mettendoli in posa davanti ad un telo, Renato Corsini ha mischiato sapientemente la fotografia di reportage con il ritratto, ottenendo un risultato socialmente ed esteticamente intrigante.
Biografia
Renato Corsini si interessa di fotografia dal 1970 affiancando alla sua principale attività di architetto quella di fotografo e gallerista. Ha pubblicato 12 libri di reportage ed esposto in diverse gallerie italiane ed estere. Collabora con la rivista “Zoom” e scrive di fotografia e architettura su testate nazionali. Dal 2009 è direttore artistico della galleria “Wave Photogallery” di Brescia.
Anna Peroni
“Profili integrati”
La proposta per un lavoro fotografico sull'integrazione ha portato Anna Peroni a guardarsi attorno: senza spostarsi verso luoghi lontani ha posto il suo sguardo e il suo obiettivo di fotografa per diletto sul suo luogo di lavoro. Una casa di riposo, zeppa di personale multietnico, è divenuta luogo ideale per i suoi ritratti (sempre di profilo o di sbieco, mai di fronte, in linea con le sue caratteristiche di fotografa dedita ad un ritratto “diverso”). Undici paesi e undici diverse professioni: dal medico alla badante, dalle addette in cucina al manutentore, fino alle segretarie, i profili lavorativi sono tutti differenti, a testimoniare l'arcobaleno di ruoli.
Non fotografie standardizzate, esteticamente impeccabili; piuttosto un reportage spontaneo dalla macchina fotografica di chi il reportage lo fa attraverso i ritratti.
Biografia
Anna Peroni vive a Brescia.
Fotografa per diletto, mentre nella vita lavora nell'amministrazione della casa di riposo che ha fotografato.
Inaugurazione Giovedì 1 luglio 2015, alle ore 11.00.
Palazzo Arnone
via Gian Vincenzo Gravina Cosenza
orari: tutti i giorni 10.00/18.00, chiuso lunedì