Lo spazio condiviso / Chicago. Il viaggio in Italia di Siragusa attraversa spazi rigidamente esclusivi e luoghi piu' inclini all'inclusione. Andreini offre delle visioni apparentemente semplici di contesti urbani moderni.
Massimo Siragusa
Lo spazio condiviso
“Ero curioso, e anche un po’ emozionato, il pomeriggio che ho cominciato questo lavoro sui circoli perché, fino a quel giorno, non ne avevo mai frequentato nessuno. Ho scoperto luoghi dove, dietro un’apparente immobilità, succede sempre qualcosa. Spazi dove le storie di ognuno, la memoria e i valori condivisi si intrecciano, per divenire l’anima ed il cemento del posto.” Massimo Siragusa
Lo spazio condiviso, e letteralmente – una raffigurazione del Paese visto dall’interno. Il sottotitolo, L’Italia raccontata dai circoli, lo dice con chiarezza: l’itinerario fotografico con cui Massimo Siragusa ha raggiunto oltre 40 luoghi di ritrovo differenti per genere, e sparsi in quasi ogni angolo della Penisola, è per vari versi un ritratto dell’Italia stessa.
Il percorso di Siragusa in 50 fotografie di vario formato, annovera tra le sue tappe il Circolo dei Pescatori di Acitrezza e lo Yacht Club di Genova, il Circolo di lettura di Parma e il Circolo del dopolavoro ferroviario di Siracusa. E poi circoli Arci, circoli di conversazione, associazioni di ispirazione cattolica, militare, sportiva. Il viaggio in Italia del fotografo attraversa spazi rigidamente esclusivi e luoghi più inclini all’inclusione: gli uni e gli altri pensati comunque come spazi identitari della passione, dimore comuni dell’appartenenza condivisa che testimoniano la necessità antica, storicamente maschile, di riunirsi in gruppo. Tuttora in alcuni di essi la vita associativa è riservata ai soli uomini.
Tuttavia non ci sono persone negli scatti esposti perché tema del lavoro di Massimo Siragusa non è la descrizione della vita associativa, quanto la forza evocativa dei luoghi nel suggerirla. Stucchi e biliardini, lussuosi divani e sedie di plastica, lampadari e coppe abitano da protagonisti questi scorci di Paese in un interno, offrendosi come visione insieme multipla e generale di spazi della socialità che gli abitatori sentono – spesso non secondariamente – come ‘casa’.
Lo sguardo di Massimo Siragusa è sempre rispettoso dello spazio che descrive, non aggiunge enfasi e al tempo stesso non si lascia intimidire, lascia all’osservatore la possibilità di indagare nei dettagli, di capire, di farsi un’opinione. Le immagini, caratterizzate da una gamma tonale morbida, dalle ombre aperte, attribuiscono ai luoghi una luminosità pittorica.
Massimo Siragusa è un fotografo siciliano nato a Catania nel 1958. Si occupa soprattutto di paesaggio, molte sue opere sono state esposte nei principali musei del mondo, ha vinto diversi premi importanti tra cui quattro World Press Photo.
Siragusa fotografa con un’attenzione e un taglio molto personali, facendo il regista delle proprie immagini: è un viaggiatore attento e fotografa con grande rigore aspettando che la scena sia perfetta, sistemando i colori, rendendoli tenui, pastello.
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Claude Andreini
Chicago
Affascinato dall’opera del pittore americano Edward Hopper e dalla sua capacità di sintesi, Andreini offre delle visioni apparentemente semplici di contesti urbani moderni. I dettagli scompaiono a favore di masse, tuttavia mai oppressive. L’atmosfera sembra quella di un museo Grevin, con personaggi di cera, immobilizzati da sempre sia fisicamente che moralmente, esseri solitari nonostante siano vicino ad altri. Hopper sembra proporci un”day after” senza distruzioni, eterno.
Come ha scritto, “…Un giorno, in un splendido museo vicino al lago Michigan, ho riconosciuto quelle luci, quelle associazioni in una tela di Hopper. Ho deciso di tentare di restituirle anch’io ma con la mia fotografia…”. Claude Andreini nasce a Liegi il 29 agosto 1950 da genitori originari di Larciano,presso Vinci. Durante un periodo di lavoro in Algeria, scoprì la fotografia e di ritorno, in Belgio nel 1976, dopo prova pratica gli è venne concesso di inserirsi direttamente nel terzo anno del corso di scultura all'Accademia di Liegi. Nel 1980 ha lavorato in Spagna ed un anno dopo emigra in Italia. Dal 1989 studia fotografia ad Arles,alla Scuola Internazionale e nel 1996 Claude Lemagny, "Conservateur du Bureau des Estampes et de la Photographie" della “Bibliothèque Nationale de France” a Parigi, lo ha inserito nelle collezioni fotografiche degli archivi più prestigiosi d’Europa.
Inaugurazione 11 luglio ore 19
Palazzo Tadea
piazza Castello, 4 Spilimbergo
giovedì-venerdì 16.00 – 20.00; Sabato – domenica 10.30 – 12.30; 16.00 – 20.00
2 euro