'Castelli di Sabbia & Il Topo' intende creare un nesso ludico tra la creazione contemporanea, l'attitudine del movimento artistico e il territorio sardo. 'Niemandsland' presenta le sculture di Philip Topolovac.
Castelli di Sabbia & Il Topo
Nato a Napoli, morto a Milano e risorto sparso, unico e molteplice, & IL TOPO, nomen omen, è oggi un "movimento" internazionale e transgenerazionale portatore di un’attitudine sovversiva e libertaria, il cui modus operandi, a volte sottilmente polemico, non conosce ruoli definiti né stili personali. Il collettivo conta una buona ventina d'artisti, un gruppo fluido di bucanieri, che si riunisce per progetti specifici, spesso coinvolgendo solo alcuni membri che lavorano senza gerarchie interne e senza rivendicazioni. La presenza di & IL TOPO è contestuale, si adatta e manifesta sotto molteplici forme cui l'unica costante è la celebre rivista omonima,dal 1992 invariabilmente stampata in nero su carta riciclata grigia.
Prima d'essere un movimento, un collettivo, un'edizione a distribuzione internazionale e prima di essere & IL TOPO, E IL TOPO è stato una rivista d'artista nata a Napoli nel 1992 per volontà di Armando della Vittoria a cui si uniscono Gabriele Di Matteo, Franco Silvestro, Piero Gatto e vedovamazzei; il progetto è basato sulle idee d'inclusione e di partecipazione, da cui la E di congiunzione del titolo: sempre in binomio, qualche cosa o qualcuno E IL TOPO.
La diffusione della rivista era - e per lo più rimane - clandestina. La sua circolazione è frutto d' incontri fortunati, di sottoscrizioni sul modello d'abbonamento e di presentazioni pubbliche più ortodosse ed ufficiali. Lo stesso si può dire per il suo modo di produzione: saltuario e frutto d'incontri fortunati più o meno ortodossi e ufficiali.
L'idea è quella di creare uno spazio di diffusione autonomo e "simpatico".
Le collaborazioni si moltiplicano e ogni numero viene confezionato su misura da artisti tra i quali Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan, Mark Dion, gli Art Club 2000, Stefano Arienti, Dominique Gonzales Foerster, Grazia Toderi; la lista è lunga, i numeri pubblicati sono undici. Nel 1996 E IL TOPO scompare a Milano. Stessa città sedici anni dopo.
E IL TOPO rinasce, forte di una nuova redazione d'artisti internazionali. Si moltiplicano gli eventi, le performances, le mostre e gli interventi di quello che ha iniziato a definirsi come un collettivo. Nel 2013 La collaborazione con l'artista concettuale canadese Ian Baxter& provoca il mutamento della E in & ribattezzando la rivista senza grandi sconvolgimenti semantici in & IL TOPO.
"des rats qui construisent eux-mêmes le labyrinthe dont ils se proposent de sortir. » (Dei ratti che costruiscono i labirinti da dove si promettono di uscire) Raymond Queneau a proposito di Oulipo.
Nel 2014 viene redatto il manifesto Topista del movimento Topismo, ed inevitabilmente traspaiono le diverse influenze cha animano il collettivo e la rivista: la matrice dadaista, il citazionismo e il gusto per i rimandi storici (quello a Duchamp in particolare), l'estetica relazionale da cui esso stesso scaturisce ed un'attitudine in definitiva più vicino all'Oulipo (Ouvroir de litterature potentielle) anche senza le restrizioni che gli sono proprie, che al non-sens che gli viene troppo spesso attribuito. Il Manifesto di & IL TOPO viene pubblicato nel giugno del 2014, in italiano su un giornale d'annunci coreano. La rivista diventata movimento artistico allarga la sua redazione di topisti. Dal 2012 ad oggi sono stati creati più di una trentina di eventi nel mondo e pubblicati 11 nuovi numeri di cui tre dell'edizione Red Letter, dedicata unicamente alla letteratura d'artista.
Il numero 19 è stato pensato e realizzato in occasione della mostra Castelli di Sabbia & il Topo, al Museo Nivola. Si tratta del risultato di un open call regionale, riservato ad artisti sardi e che intende creare un nesso ludico tra la creazione contemporanea, l'attitudine topista, il territorio sardo e una parte importante dell'opera di Costantino Nivola, il Sand Casting e i documenti fotografici che ne documentano la creazione a Long Island.
Oltre a presentare il prodotto di questa collaborazione tra gli artisti sardi e il topo, il museo presenta una carrellata retrospettiva di immagini, documenti e opere originali che hanno abitato le pagine della rivista dal 1992 ad oggi. L'allestimento di questa linea storica si vuole come una composizione, o un menabo', fatta di elementi eterogenei propri all'opera di & IL TOPO, dove non c'è più distinzione tra originale, riproduzione e pubblicazione. Alcune di queste opere sono, una sequenza di diapositive pensate come calendario dall'artista francese Dominique Gonzales Foerster, una lettera e l'intervento per il numero 5, di Maurizio Cattelan, un découpage di Vanessa Beecroft, un'opera di Mark Dion e due ingrandimenti di due immagini pubblicate dal collettivo americano Art Club 2000, che fanno eco ai bastioni di sabbia, emblemi effimeri dell'autodifesa e dell'isolamento che sono le dinamiche di ogni gioco di posizione: bellica, ideologica, programmatica, estetica, artistica...
La presenza "virale" di Mister Magoo all'interno dei documenti video di tutte le performances del collettivo è un rimando al titolo della performance con la quale nel 1992 venne lanciato il numero 0 e che d'Amarcord consistette nell' infumare lo spazio di via farini a Milano per offuscare la vista dello spettatore e portarlo al di fuori della sfera critica verso quella del possibile: IL CIECO E IL TOPO. Il noto personaggio dei cartoons degli anni 50 appare qui' come l'elemento perduto del binomio tronco suggerito dalla rivista. The Blind Man era anche la rivista che Duchamp pubblicò nel 1917.
La mostra è ricca di manifestazioni dell'improbabile, come i ritratti che Armando della Vittoria ha fatto di Gatto Silvestro (dal nome dei due artisti Piero Gatto e Franco Silvestro) e di Kaspar David Frederich (dai nomi di Caspar Caspar, David e Frédéric Liver).
In contrasto con la sala storica dove sono presentate le opere e la storia della rivista, il terzo spazio della mostra ci appare vuoto.
Questa stanza, per quanto spoglia, è in realtà la stanza dell'ornamento. Anche qui si è voluto creare un legame con l'opera di Nivola per il suo rapporto al decorativo e allo spazio pubblico. Le opere personali di alcuni artisti topisti (Caspar Caspar, Armando della Vittoria, David Liver, Frédéric Liver, Guillaume Clermont, Fabien Pinaroli, Piero Gatto, Martin Guimenez, Francesco Fossati e Steve Piccolo) sono state allestite nell'intercapedine dei muri dello spazio espositivo; murate al fine di decorare l'altro lato del muro, sollevando la questione dei supporti e degli spazi trascurati dalle istituzioni artistiche, portando lo spettatore fuori dalla sfera critica verso quella del possibile.
Un'opera è bene in vista, si tratta di un esemplare del giornale regionale di piccoli annunci "il baratto" sul quale alcuni membri del movimento hanno ripubblicato il manifesto topista. Questa volta in coreano. L'ultimo punto del manifesto "NOTE...." è stato completato dalla frase: " à peu de choses près ce fut le printemps". (C'è mancato poco che fosse primavera). Qualche cosa non sembra aver portato i suoi frutti, ma questa è storia dell'arte.
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Philip Topolovac
Niemandsland
La Fondazione Costantino Nivola, nata per promuovere la conoscenza dell’opera e del messaggio di Costantino Nivola e più in generale dell’arte contemporanea, inaugura la prima edizione del ciclo Springs, grazie al sostegno della Fondazione Banco di Sardegna, con la mostra dello scultore Philip Topolovac dal titolo “Niemandsland”, visibile al museo Nivola dal 5 settembre al 5 novembre 2015.
Curato per il 2015 da Mark Gisbourne e in apertura sabato 5 settembre alle ore 18:00 presso il Museo Nivola, Springs è un programma di residenze per artisti, architetti e curatori che comprende l’elaborazione di un progetto a Orani seguito da un momento di confronto con il pubblico (progetti site-specific, mostre, conferenze ecc.). Philip Topolovac (n. 1979), l’artista che apre il ciclo Springs, è uno scultore che coltiva diversi filoni di ricerca: dalla ricostruzione minuziosa, in bronzo o in cartone, di satelliti in orbita planetaria - oggetti che, scrive Mark Gisbourne, oggi vengono visti come una sorta di “spazzatura spaziale” ma che possiedono uno straordinario fascino visivo - al recupero di detriti dai siti di Berlino bombardati nella seconda guerra mondiale, da esporre come installazioni all’interno di scaffalature dall’aspetto architettonico, fino ai calchi in resina di mucchi di calce trovati nei cantieri che nelle sue mani acquistano l’apparenza di vasti e drammatici paesaggi.
Quest’ultima direzione di ricerca è quella che Topolovac ha privilegiato nella mostra al Museo Nivola, presentando uno dei suoi grandi “paesaggi” in resina, realizzato a Orani, e una serie di proiezioni sul tema, insieme a un lavoro della serie dei satelliti. Come osserva Giuliana Altea, Presidente della Fondazione Nivola, “il lavoro di Philip Topolovac, squisitamente contemporaneo, è al tempo stesso ricco di affinità con l’opera di Costantino Nivola, tanto per la tecnica impiegata (il calco) quanto per il suo legame con il contesto del cantiere e la dimensione del costruire, ma soprattutto per la sua capacità di innescare processi fantastici a partire dalla trasformazione di materiali semplici.” Il nome del programma, Springs, richiama la zona di Long Island dove Costantino Nivola visse a partire dal 1948, trasformando un’antica casa rurale e il podere circostante in un luogo di soggiorno, creazione e condivisione.
Secondo la lezione di Costantino Nivola, risiedere in un luogo significa comprenderne l’essenza e goderne, nel rispetto delle sue specificità e in armonia col genius loci. Significa anche attivare energie creative e accostare il nuovo all’antico e all’ambiente in modo al tempo stesso sorprendente e rispettoso, secondo un principio di eco-sostenibilità e di armonia sociale. La parola “spring” ha inoltre diversi significati portatori di valenze positive: è la primavera, stagione di risveglio della natura e delle attività umane dopo il torpore dell’inverno; è la sorgente, simbolo di vita e di flusso che continuamente si rinnova (e proprio all’interno del cortile del Museo Nivola si trova la sorgente di Su Cantaru, ancora oggi utilizzata dalla comunità); è la molla, capace di imprigionare energia per poi liberarla, moltiplicata.
Philip Topolovac. Lo scultore Philip Topolovac è un artista interessato a disseppellire ciò che è stato nascosto e scartato, rivelando così una serie di materiali del passato che erano stati dimenticati, con le loro associazioni emotive; un gruppo recente di lavori riproduce le forme di satelliti tuttora in orbita. Il suo interesse per ciò che è stato scartato, comunque, non è finalizzato a una tassonomia archeologica. Non è il rimpianto nostalgico per un’utilità perduta. Piuttosto, la sua fascinazione per i primi satelliti, per oggetti che oggi vengono visti semplicemente come spazzatura spaziale, dal momento che girano intorno al nostro pianeta degenerando gradualmente finché ricadono nell’atmosfera, va intesa come struttura mentale della perdita estetica - come immaginazione rescissa. Lavorando in una varietà di linguaggi e pratiche scultoree, Topolovac crea modelli attentamente fabbricati che fonde in bronzo; ha inoltre sviluppato un particolare tipo di calchi di paesaggi in poliestere e fibra di vetro. La sua scultura si interseca strettamente con la dimensione del paesaggio e con quella della fotografia. Fotografando pile di sabbia trovate nei cantieri in varie città europee, l’artista riesce a suggerire un senso di inattesa vastità.
Fin dalle sue prime serie degli Aggregate (2007-2010), raffiguranti macchine fantastiche nascoste dietro i muri ed emergenti come escrescenze parassitarie, l’artista ha cominciato a evocare l’ansia generata da immaginarie tecnologie. Queste sculture futili (nel senso di prive di utilità), minuziosamente costruite, suscitano ansia e al tempo stesso sono straordinariamente attraenti. Dopo gli Aggregate è stata la volta dei Modulites di cartone (2011), una serie di modelli di immaginarie parti meccaniche, in seguito fotografati e presentati come edizione autonoma in dodici elementi. Contrastano con questi lavori gli oggetti abietti disseppelliti nei siti bombardati di Berlino, esposti entro scaffalature come installazioni. Le sculture intitolate Airshaft Studies (2012) sono modelli basati sulla forma di alcuni straordinari condotti di aerazione della metropolitana in cui l’artista si è imbattuto durante una residenza a Praga. Queste singolari strutture architettoniche, nel loro stato consunto e devastato dai graffiti, sono oggetti al tempo stesso visibili e nascosti alla percezione dei passanti della città. E’ il rapporto incrociato tra questi due filoni, dispendio cosmologico (perdita estetica) e disseppellimento di idee (il mondo dentro e fuori) che emerge nel progetto presentato al Museo Nivola, progetto che riflette anche l’importante svolta dell’artista verso la realizzazione di calchi di paesaggio. La mostra di Orani si incentra sulla materialità e l’immaginazione, l’immediatezza dell’incontro con un dato ambiente, e - più indirettamente - con gli stessi materiali organici e terrestri che hanno alimentato l’energia vitale e la passione di Costantino Nivola.
Lo scultore Philip Topolovac si fonda sulla forza poetica di un’estetica della rigenerazione, la capacità dell’immaginazione di trasformare ciò che esiste intorno allo spettatore in un dato momento, tanto sottoterra quanto - per via allusiva - nello spazio planetario. Le sue opere rivelano le tracce nascoste di ciò che un tempo esisteva ma è stato esteticamente trasformato in qualcos’altro. In un altro senso ancora, i lavori in mostra esprimono tanto l’esplorazione quanto la ricerca, il ritrovamento e il riorientamento di ciò che si è trovato. Mark Gisbourne Philip Topolovac (1979), vive e lavora a Berlino. Mostre personali: 2013 - „containment units“ NUN, Berlin 2012 - „Airshaftstudies 1-4“ Laboratorio gallery, Prague - „specimen“, Atelierhof Kreuzberg, Berlin - „die leere Flasche der Geschichte“, Kafana, Amsterdam 2011 - „diverse Zimmer“, Invaliden1 gallery, Berlin 2010 - „Erdbeobachtungen“, Czarnowska gallery, Berlin 2009 - „lichtmaschine“, Kawadrat, Berlin - „Fabian Fobbe und Philip Topolovac“, Infernoesque, Berlin 2008 - „parasites and mountainviews“, Czarnowska gallery, Berlin 2007 - „deep within blind fleck“, TÄT, Berlin - „andernorts“ mit Silva Agostini, Galerie Gallas und Mayer, Bayreuth
Inaugurazione 5 settembre ore 18
Museo ''C. Nivola''
via Gonare, 2 (Fondazione C. Nivola) Orani
mar-dom 10-13 e 16:30-20
intero 5 euro, ridotto 3 euro