Tracce nel vuoto, nel pieno, nel colore. Opere uniformi per tematiche, nate da emozioni profonde, coinvolgenti il suo mondo percettivo, intuitivo e razionale.
Patrizia Borrelli artista romana con un’attività già quarantennale alle spalle, espone presso il Museo Venanzo Crocetti a Roma dal 30 settembre al 14 ottobre, una scelta di lavori creati tra il 2008 ed il 2015 raccolti con il titolo: Tracce nel vuoto, nel pieno, nel colore.
L’artista ha scelto tra la sua multidisciplinare espressione creativa gruppi di opere uniformi per tematiche, nate da emozioni profonde, coinvolgenti il suo mondo percettivo, intuitivo e razionale; emozioni provenienti anche da livelli oscuri dell’io, ove si muove seguendo una sua “mappa di ciò che non si vede” con stile istintivo dinamico e sicuro. La sua cultura formativa percorre l’avanguardia postimpressionista divisionista futurista per giungere ad un personale espressionismo reale ed onirico “che stringe la relazione fra intuizione formale ed un lirismo di stampo minimale” (Vittorio Sgarbi). Stile che si esprime con intelligenza linguistica contemporanea, usando i colori come parole ed i segni come i loro suoni.
La produzione plastica (scultura) rompe i limiti del modellato tridimensionale- argilla, fusioni di metalli - sia cavo che pieno o rilievo, avvicinandosi, in una serie prodotta in anni recenti, verso l’astrazione. Con il filo di ferro circoscrive e descrive lo spazio. Un risultato che tiene al minimo la distanza con le arti planari, specialmente il disegno, stabilendo rapporti di continuità tra spazio, aria, figure. Queste infatti, rese semplificate e primitive, sono ritagliate in lamine di piombo, arricchite di pigmenti, smalti ed inclusioni di materiali eteroplastici (legni, mosaici). Dell’autrice hanno scritto: Vittorio Sgarbi, Ennio Calabria,Paolo Levi, Alfio Mongelli
Catalogo personale aggiornato disponibile in mostra
La vocazione artistica di Liliana Palaia approda all’oreficeria dopo un’esperienza ventennale che spazia dalla produzione pittorica iperrealista alla scultura. Ed è proprio a partire da questo primo impulso al contatto con la materia che l’artista impara quella confidenza delle forme la cui eredità emerge con sapiente delicatezza nella microscultura in oro degli ultimi anni. Si tratta di una produzione artistica non convenzionale, che si distingue dall’oreficeria tradizionale in virtù della sua formazione pittorica di matrice iperrealista, e di un’indole intimamente votata alla creatività. I suoi gioielli così nascono non come lussuosi ed inanimati accessori, quanto come vere e proprie sculture in miniatura, dotate di un’anima artistica in cui rivivono l’equilibrio e la grandiosità dei gruppi scultorei classici, fusi con l’eleganza plastica dell’Art Nouveau in una commistione raffinata ed unica.
La ricerca orafa di Liliana Palaia si snoda attraverso una duplice corrente tematica. Dagli anni duemila, in seguito a un attento studio della granulazione etrusca, un’antichissima tecnica al giorno d’oggi quasi dimenticata, l’artista, tramite la fusione dell’oro a 24KT (senza l’ausilio di un saldante), ha raggiunto risultati sorprendenti che possiamo ammirare nel prezioso fascino dei gioielli archeologici. Controparte naturalista a questa prima linea più prettamente materica, le collezioni come quella marina realizzano un universo complementare di animali mitologici e di chimere, di creature animali ed umane, in una sintesi peculiare e superlativa che concretizza l’antica aspirazione iperrealista dell’artista.
Tutti i gioielli sono realizzati interamente a mano, con la lavorazione a banco o l’antico processo della fusione a cera persa.
Inaugurazione 30 settembre ore 18.30
Museo Fondazione Crocetti
via Cassia, 492 Roma
lun-ven 11-13 e 15-19, sab 11-19
ingresso libero