cura. project room
Roma
via Ricciotti, 4
06 96039672 FAX 06 96039673
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Anagramma
dal 30/9/2015 al 29/11/2015
lun-ven 14.30-18.30

Segnalato da

cura. project room




 
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30/9/2015

Anagramma

cura. project room, Roma

Nell'ambito di Secondo Stile, spazio espositivo nomade su tela concepito da Paolo Chiasera, si sviluppa dialogo tra i lavori di Anna-Sophie Berger, Paolo Chiasera, Marguerite Humeau, Marlie Mul, Michael E. Smith, Bunny Rogers.


comunicato stampa

a cura di CURA. in dialogo con Paolo Chiasera

Anna-Sophie Berger
Paolo Chiasera
Marguerite Humeau
Marlie Mul
Michael E. Smith
Bunny Rogers

interventi di Cecilia Canziani e Antonio Grulli

Nell’ambito di Secondo Stile – lo spazio espositivo nomade su tela concepito e fondato da Paolo Chiasera nel 2013 – Anagramma è una mostra collettiva, curata da CURA. in dialogo con l’artista, con lavori di Anna-Sophie Berger, Paolo Chiasera, Marguerite Humeau, Marlie Mul, Michael E. Smith, Bunny Rogers.

Attaverso un insieme di manovre concettuali volte all’individuazione di sequenze linguistiche nuove, il processo di permutazione da un vocabolo a un altro mette in atto una complessa strategia combinatoria all’interno di un sistema circoscritto di relazioni.
Avendo come oggetto uno stato di fatto – la combinazione originaria – la storia dell’anagramma è la storia del modo in cui tale stato di fatto è stato diversamente riconosciuto ed eventualmente denominato, e della funzione che gli è stata di volta in volta attribuita.

Il rapporto concettuale tra opere/oggetti/entità/caratteri in uno spazio artificiale dato, scongiurando il limbo di un’unica lettura, intende attivare logiche associative soggettive e laterali ed espandere possibili campi di esperienza e comprensione, per cui se la capacità mimetica dei singoli elementi da un lato esaspera la possibilità di fraintendimento e disorientamento, dall’altra invoca combinazioni logiche suscettibili di diverse letture.

Al centro di tale processo di attivazione e di analisi è infatti il duplice intervento – composto di due ambienti dipinti – dell’artista di base a Berlino. L’opera principale URMUTTER composta dall’intersezione di tre tele raffiguranti l’interno di una sala da bagno, rappresenta il nucleo centrale dello spazio espositivo. Spazio pubblico e privato si fondono, cambiano ruolo e funzione, convertono la natura bidimensionale della tela in spazio tridimensionale.

Così URMUTTER – pur riferendosi a una lunga tradizione di alterazione dello spazio espositivo in ambiente di tutt’altra natura (rappresenta infatti il tradizionale bagno degli uffici pubblici di New York City della fine del XIX secolo, costruiti dalla ditta Mott Iron Works, che produsse anche l’iconico Orinatorio di Duchamp) presenta un elemento ancora diverso. L’ambiente qui è prefabbricato, dipinto, artificiale, converte la sua natura dispiegata tutta sulla superficie della tela in spazio abitabile, quinta teatrale volta alla costruzione scenica della rappresentazione messa in atto, attraverso cui veste i panni di uno spazio espositivo tout-court, che accoglie e inquadra il lavoro di altri artisti.

URMUTTER riconfigura lo spazio del BASEMENT, ma non solo. Diviene anche intervento disturbante. Lo spazio non convenzionale (il bagno) diviene sala espositiva modulata sulle misure di uno spazio espositivo reale, il quale di per sé è già preposto alla funzione di cui lo spazio non convenzionale si arroga il diritto.

Diviene dispositivo scenico, in dialogo con il lavoro di altri artisti – Marlie Mul, Michael E. Smith, Bunny Rogers, Marguerite Humeau, Anna-Sophie Berger – ognuno dei quali utilizza tale dispositivo mimetizzandosi in una apparente normalità, quella di oggetti che vivono lo spazio nella loro naturale funzione: la vasca da bagno di Michael E. Smith; le grate per l’aria di Marlie Mul; lo scopettone appoggiato alla parete di Bunny Rogers; gli accappatoi di Anna Sophie Berger; un suono a filodiffusione di Marguerite Humeau.

Ogni lavoro ha una precisa identità e forza ma posto in relazione agli altri si attiva innescando nuovi significati, letture diverse e stratificate. Possibili percorsi che la mostra non intende esaudire, ma solo aprire al ragionamento dell’osservatore, troppo abituato a ricevere informazioni.

In tale contesto vi è anche un altro dispositivo messo in atto da Paolo Chiasera: MOTT, fratello gemello di URMUTTER, in verità di dimensioni più ridotte, anch’esso un dipinto, uno spazio, un bagno dalla natura ibrida, pubblico e privato.

URMUTTER è stanziale. MOTT è nomade.
URMUTTER è il coefficiente spaziale. MOTT è il coefficiente temporale.

Pensando a MOTT come all’avatar di URMUTTER, questa seconda tela anziché avere una precisa collocazione fisica, vive in una realtà virtuale. E così che MOTT diviene uno spazio satellite volto a investigare aree tematiche che analizzano le complesse espressioni filosofiche, artistiche, antropologiche, psicologiche, letterarie, formali della mostra.

Temi quali identità/alterità, nomadismo/stanzialità, spazio/pittura, opera/oggetto, sono al centro della discussione di un folto gruppo di curatori italiani e stranieri che, raggiunti nel percorso di MOTT nella propria città, dialogheranno con la mostra a distanza. La serie di lecture, documentate in un blog sul sito di cura., saranno avviate in occasione dell’opening con gli interventi di Cecilia Canziani e Antonio Grulli, per poi proseguire in direzione di Londra, Lisbona (João Mourão, Luis Silva), Berlino (Zasha Colah).

Inaugurazione 1 ottobre ore 19

cura. project room
via Ricciotti, 4 Roma
lun- ven 14.30-18.30
ingresso libero

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