(un)monuments for V.Tatlin. L'artista lavora sul tema della rovina, nelle sue opere non c'e' spazio per la provvisorieta', ci sono solo le rimanenze inutili di un piano utopico. Nella serie in mostra Cidade ricrea i Monumenti di Flavin utilizzando strutture per lampade fluorescenti.
Galleria Continua ha il piacere di ospitare nei suoi spazi espositivi (un)monuments for V.Tatlin, la nuova mostra personale di Marcelo Cidade.
Tra il 1964 e il 1990, l'artista americano Dan Flavin ha elaborato una serie di sculture con lampade fluorescenti in omaggio al costruttivista russo Vladimir Tatlin, intitolate Monumenti. La serie di opere fa riferimento al Monumento alla Terza Internazionale, o Torre di Tatlin, ideato dall’artista e architetto russo con l’obiettivo di diventare la sede della Terza Internazionale, in seguito alla Rivoluzione del 1917. L’immensa torre sarebbe stata il faro della Propaganda Monumentale progettata da Lenin.
Nella serie (un)monuments for V.Tatlin Marcelo Cidade ricrea i Monumenti di Flavin utilizzando strutture per lampade fluorescenti. Mentre Flavin utilizza le lampade con l’obiettivo di sottolineare la provvisorietà dei materiali e, quindi, dei sistemi - l’estetica americana del minimalismo si articola come una constatazione del degrado industriale fordista ed enfatizza l’appropriazione di elementi in disuso e una nuova funzionalità critica puntualizza l’artista brasiliano - Cidade lavora sul tema della rovina. Nelle opere ri-create dall’artista brasiliano, non c'è più spazio per la provvisorietà, ci sono solo le rimanenze inutili di un piano utopico.
Nelle opere del 2015, spiega Cidade, non vedremo più lampade bruciate, ma solo le strutture recuperate di edifici abbandonati, inutilizzate da molto tempo e cariche della memoria del deterioramento dei propri spazi di origine. Le strutture sono arrugginite, sporche e prive di qualsiasi sistema recuperabile che possa riaccendere la luce con cui Flavin intendeva "lavare" gli spazi espositivi dove i lavori sarebbero stati presentati. La luce potrebbe essere letta come una sorta di nostalgia, o la speranza di veder riprendere il progetto costruttivo sognato dagli artisti dell'Unione Sovietica. Nelle mie opere i Monumenti sono anacronistici e servono solo a monumentalizzare la decadenza e il fallimento di un tale progetto, questo, forse, a simbolizzare la missione delle avanguardie moderne. Nei "(un)monuments for V.Tatlin.” le promesse del mondo moderno sono retrograde e, forse, reazionarie.
Marcelo Cidade nasce a San Paolo nel 1979, città dove vive e lavora. L’artista concentra la sua ricerca estetica intorno all’arte di confine, tema che sperimenta in chiave concettuale attraverso una pratica artistica spesso eversiva ed informale, ma sempre tesa a far emergere quelle possibilità espressive intessute silenziosamente in uno spazio urbano. Attraverso diverse operazioni estetiche, Cidade inventa nuove forme di linguaggio, costruisce spazi nuovi e sorprendenti portando a galla eterotopie, molte delle quali possibili come esperimento che collega arte e vita. Questo rapporto, arte-vita, autorizza l'artista a muoversi in un flusso pendolare continuo tra ambito sociale e ambito personale. Confrontando relazioni e valori socialmente stabiliti, Marcelo Cidade produce una “estetica della resistenza”, crea opere che esprimono i complessi conflitti in campo sociale, porta i segni e le situazioni di strada negli spazi adibiti all’arte. Le opere di Cidade sottolineano un rincontro tra arte e società, senza dimenticare di privilegiare l'espressione poetica e la discussione del linguaggio, anche sotto l'ispirazione politica di sfida e di trasgressione. Interesse dell’artista è lo spazio pubblico generato nel flusso urbano e tecnologico della società di controllo; Marcelo Cidade si concentra su un luogo per raggiungere un altro, mettendo in atto un processo di dislocazione dallo storico-geografico al poetico. L’artista ha esposto alla Tate Liverpool, al Museo d’Arte Moderna MAM SP di San Paolo, alla Triennale di Architettura di Lisbona, al CCSP - Centro Cultural São Paulo, al MUSAC - Castilla y Léon in Spagna, alla 27° Biennale di San Paolo e, nel 2013, al Broad Art Museum e al Krannert Art Museum in Illinois. Invitato nel 2010 a prendere parte alla Biennale di Carrara mette in scena grandi blocchi di marmo sui quali scrive a vernice tre accuse (White Blood, White Hold, White Power).
Inaugurazione 31 ottobre ore 18
Galleria Continua
via del Castello, 11 San Gimignano
da lunedì a sabato, 10-13 e 14-19
ingresso libero