Perestrojka. Ciregia utilizza foto reportagistiche del proprio archivio per creare un repertorio iconografico diverso, in grado di rielaborare e stravolgere il modo di raccontare la guerra.
Viviamo in una società in cui le nostre percezioni visive sono continuamente bombardate, davanti ai nostri occhi scorre ogni giorno, una quantità spropositata di immagini di guerra e devastazione, per le quali non nutriamo nessun interesse e che, in definitiva, non vediamo più; una grandissima abbuffata di corpi e volti, che ci hanno trasformato in più o meno inconsapevoli voyeur, assuefatti da immagini che non ci indignano e non ci spingono neppure a riflettere.
La vera riflessione scaturisce, paradossalmente, nel momento in cui a mancare nell'immagine sono proprio quegli elementi riconducibili alla guerra, come i corpi senza vita e le armi. Paolo Ciregia utilizza foto reportagistiche del proprio archivio, scattate nell'arco dei quattro anni in cui ha seguito e documentato il conflitto ucraino, da Piazza Maidan, al distacco della Crimea e alla guerra nel Donbass, che “ricostruisce” attraverso sovrapposizioni, tagli, corrosioni, creando cosi' un repertorio iconografico diverso, in grado di rielaborare e stravolgere il modo di raccontare la guerra, senza tuttavia privare le immagini delle loro radici storiche e culturali, proponendo elaborazioni dal sapore sovietico, fatto di echi costruttivisti.Un linguaggio che si declina secondo il concetto di Perestrojka, termine russo che significa ricostruzione, utilizzato per indicare l’insieme di riforme politicoeconomiche che, negli anni '80, cercano di riscrivere un nuovo profilo politico meno rigido e totalitario da parte del regime sovietico, tuttavia queste iniziative fallirono portando alla fine della supremazia comunista e probabilmente, anche alla nascita delle attuali tensioni in Ucraina, esattamente come a fallire, è stato questo modo odierno di raccontare la guerra che, necessita senza dubbio di un nuovo approccio in grado di scuotere nuovamente le coscienze.
L'altro concetto fondamentale della Perestrojka è quello di Glasnost, “trasparenza”, che prevedeva (un'apparente) lotta alla corruzione e una maggiore libertà di espressione, trasparenza che viene declinata pressoché letteralmente dall'artista, attraverso la vera e propria eliminazione delle parti più sconvenienti delle immagini di guerra, quelle cui ormai siamo abituati, o attraverso la corrosione dei volti, attraverso la quale, l'artista esprime l'alienazione, la mancanza di identità del popolo ucraino, da sempre soggetto al dominio russo, e la carenza di possibilità dovuta ad una realtà opprimente e stagnante, che nemmeno attraverso la recente rivoluzione è stato possibile cambiare; la censura dell'immagine diviene paradossalmente un potentissimo strumento di denuncia e critica sociale. I corpi, già privi di vita, vengono privati della loro immagine, ormai vuota di significato; attraverso la bidimensionalità del taglio si avverte paradossalmente la percezione della tridimensionalità, del peso e dello spazio fisico celato dietro questa assenza, una sagoma bianca entro la quale proiettare ognuno di noi.
Paolo Ciregia.
Nato in Toscana nel 1987. Ho cominciato a fotografare nel 2011 durante un viaggio in Indonesia. Da questa esperienza nasce la voglia di entrare in contatto con le persone e raccontare le loro storie. Ho frequentato la Master class 2012/13 di Alex Majoli. Sempre nel 2012 ho vinto il “Leica Talent” con il lavoro “Myosotis” trattando la tematica della SLA e distrofia moscolare. Nel 2013 ho ricevuto 5 menzioni d’onore all’ “International Photography Awards” con i due lavori “Myosotis ” e “Rust”, lavoro svolto in Ucraina nel quale ho trattato il problema della droga e della prostituzione. Vivo e lavoro in Toscana.
Inaugurazione 17 novembre ore 19
MC2 Gallery
via Malaga, 4 Milano
mar-ven 14.30 - 20, sab su appuntamento
ingresso libero