Riccardo Brotini, Elisabetta Scarpini, Enrico Vezzi. Tre artisti accomunati da un lavoro che sottende l'ineluttabilita' del trascorrere del tempo e lo sfumare dello spazio reale in uno artefatto, imprescindibile chiave di lettura delle opere esposte. Al centro del tema espositivo la dominanza delle figure (autoritratti) che rimarcano' in linea con le proprie aggiornate ricerche...una domanda di eterna attualita': che cosa rimane del nostro passaggio? Che cosa rimane a noi, in prima persona, delle esperienze, degli ambienti, dei rapporti?' Silvia Bottinelli
Artisti:
Riccardo Brotini, Elisabetta Scarpini, Enrico Vezzi
A cura di Silvia Bottinelli
Testi critici: Silvia Bottinelli e Pietro Gagliano'
Tre artisti accomunati da un lavoro che sottende l'ineluttabilità del trascorrere del tempo e lo sfumare dello spazio reale in uno artefatto, imprescindibile chiave di lettura delle opere esposte. Al centro del tema espositivo la dominanza delle figure (autoritratti) che rimarcano ' in linea con le proprie aggiornate ricerche...una domanda di eterna attualità : che cosa rimane del nostro passaggio? Che cosa rimane a noi, in prima persona, delle esperienze, degli ambienti, dei rapporti?' come evidenzia Silvia Bottinelli, curatrice della mostra. A corredo della mostra verrà inciso un C.D con testi critici di Silvia Bottinelli e Pietro Gaglianò.
Per Riccardo Brontini lo spazio si costruisce attraverso l'opera stessa. Il movimento rotatorio dell'installazione circoscrive un minuscolo universo che gli stessi autoritratti dell'artista osservano, quasi con distacco, nel loro divenire spazio-temporale.
In Elisabetta Scarpini gli universi sono generici, rappresentazioni di una normalità solo apparente: strade, palazzi, musei. Immagini stampate a plotter prevalentemente di ambientazione metropolitana dove l'indifferenza regna sovrana e pervade tutta la composizione. La figura dell'artista è trasparente, appare sottoforma di silhouette ricamata e vaga fra le cose e gli altri senza comunicare, senza che nessuno e nulla si accorga della sua presenza.
Enrico Vezzi ambienta l'opera video Non credo ai miei occhi in uno luogo 'chiuso, ostile', disagevole . Le diapositive vengono proiettate sul corpo seminudo dell'artista in una posizione che richiama la crocifissione. Vezzi si abbandona allo spazio, diviene tutt'uno con esso, guarda chi lo guarda e recita i versi di 'Tant bien que mal' di Prèvert.
In questi fittizi spazi i tre artisti accentrano l'attenzione sul proprio Io elaborando ognuno una propria via di espressione artistica.
Espiantato da Charles Trenet il titolo della mostra evoca quella malinconia ma anche quel tocco di ironia e distacco salvifico con cui le 'Fou chantant' e gli artisti stessi rivisitano un difficile contesto in cui venti di guerra e disperazione alitano dovunque. Lo stesso Trenet scrisse i suoi versi nel 1942, in piena occupazione tedesca di Parigi.
Daniela Cresti
Inaugurazione 8 maggio 2004 ore 18.00
Durata mostra: 8 maggio- 29 maggio 2004
Orario: dal lunedì al venerdì ore 16.00/ 24.00
Sabato ore 15.00/19.00
Domenica giorno di chiusura
OFFICINA GIOVANI- Cantieri Culturali Ex Macelli. Prato
Tel. 05746167533