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Ross Rudel
dal 14/5/2004 al 20/6/2004
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Ross Rudel
Luigi Meneghelli



 
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14/5/2004

Ross Rudel

Studio La Citta', Verona

La sue sculture sono basate su un'idea di metamorfosi, di sviluppo, di espansione. E' come se l'artista americano coltivasse in vitro delle serrate anatomie di organismi inespressi, incerti tra una parvenza di materiali biologici e un ideale di fulminei universi che vanno dal gigantesco (almeno potenziale) al minimissimo


comunicato stampa

Le sculture di Ross Rudel (Billings, Montana, 1960) danno vita a ''figure'' che credevamo per sempre celate nelle pieghe del tempo, impossibili a scorgersi per il loro appartenere ad altri mondi: esse sbocciano per miracolo dalla sua mano, che ha cercato rabdomanticamente in mezzo agli scarti del quotidiano, anzi, in mezzo agli scarti della coscienza, quanto sembrava indefinibile e inaccostabile. Ha messo in piedi una cosmogonia dimessa, che sta tra l'antica materia (il legno, con i suoi nodi, i suoi anelli secolari, i suoi esili tralci) e una profezia di forma che si conclude (e rinchiude) dentro la materia stessa. E' come se l'artista americano coltivasse in vitro delle serrate anatomie di organismi inespressi, incerti tra una parvenza di materiali biologici e un ideale di fulminei universi che vanno dal gigantesco (almeno potenziale) al minimissimo: una ambiguità spalancata, un desiderio di stringere ricordi di cose che devono ancora chiarirsi, emanciparsi di fronte allo sguardo.

Reperti e volumi lavorati fino alla rastremazione; tumescenze elementari, rudi, prime e politezze che sanno di totem e trofei erotici. Il tutto trattato con resine o patine dai cromatismi essenziali, ma anche con merletti e spaghi, quasi a voler suscitare una costante deviazione del ''senso'', una collisione incessante dei codici visivi (del letterale e del simbolico, del realistico e del mitologico, del sacro e del profano, del puro e dell'impuro). Per Rudel possono valere le parole di Hans Harp e cioè che ''l'arte è un frutto che cresce nell'uomo, come un frutto su una pianta o il bambino nel ventre della madre''. Anche la sua opera infatti è basata su un'idea di metamorfosi, di sviluppo, di espansione, ma pure su quella di internamento, di discesa verso una forza nascosta, di uno sprofondo verso una pulsione interiore: è indizio paradossale di una incessante coniunctio oppositorum, di un pensare le cose mai ferme e mai esaurite, mai ''bloccate in immagine'' una volta per tutte, ma sempre passibili di nuove, mutue traslazioni e di nuove, scambievoli avventure.

Immagine: Queen, 2003; legno, corda, gesso acrilico, 91x12x19cm.

Catalogo con testo di Luigi Meneghelli

Ross Rudel nasce a Billings, Montana, nel 1960. Vive e lavora a Los Angeles.

PRINCIPALI MOSTRE RECENTI:

1998 Jack Shainman Gallery, New York
1999 Angles Gallery, Santa Monica
Morbida quiete e la notte, Studio La Città, Verona
2000 Panza - The Legacy of a Collector, MOCA, Los Angeles
2002 La percezione dello spazio, Palazzo della Gran Guardia, Verona
Le stanze dell'arte, MART, Rovereto
2003 Jack Shainman Gallery, New York
Angles Gallery, Los Angeles
2004 Studio la Città, (con catalogo, testo di Luigi Meneghelli)
STUDIO LA CITTÀ · VIA DIETRO FILIPPINI 2 · 37121 VERONA · ITALY

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