Galleria De' Foscherari
Bologna
via Castiglione, 2/b
051 221308 FAX 051 221308
WEB
Michele Sambin
dal 1/10/2015 al 23/10/2015
lun - sab 10-12.30 e 16-19.30

Segnalato da

Galleria De' Foscherari



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Michele Sambin



 
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1/10/2015

Michele Sambin

Galleria De' Foscherari, Bologna

Looking for listening. Una compenetrazione tra linguaggi, tra due mezzi espressivi e tra due tempi. L'artista, attraverso la pittura, analizza le specificita' dell'immagine video composta da linee e luce cosi' come dai disturbi tipici del mezzo negli anni '70.


comunicato stampa

Il titolo della personale di Michele Sambin - Looking for listening - è traducibile da un lato come “guardare per ascoltare”, ma dall’altro può essere tradotto come “cercare per ascoltare”. Nasce quindi la possibilità di una doppia interpretazione che fa riferimento da una parte alla ricerca dell’artista, indirizzata verso particolari modalità di ascolto, che passano attraverso l’udito e la vista. Dall’altra cercare è un’azione che si fa prettamente attraverso gli occhi e in questo secondo caso il titolo funge da monito all’osservatore, un indizio attraverso il quale scoprire il senso delle opere lette solo attraverso l’ascolto del suono e la visione dell’immagine.
Sin da qui si può comprendere che per Sambin l’arte non è un oggetto concreto, chiuso in se stesso, bensì un linguaggio intermediale composto di diversi mezzi espressivi - il video, il suono, la pittura, la fotografia, la pellicola, il corpo dei performer - e attraverso l’interazione che l’opera ha con la sua documentazione, sia essa posteriore o precedente. In tutti i casi, infatti, il processo di composizione fa parte e non si differenzia dall’opera e i documenti sono allo stesso tempo materialità e traccia di artefatti destinati a farsi fluidi ed effimeri.

In ultimo, il titolo della mostra è lo stesso di un’opera eseguita la prima volta nel 1977 (di cui si parlerà in seguito) scelto appositamente per sottolineare l’altra tematica alla quale Sambin è legato, quella della temporalità. Da un lato il tempo è qui inteso come durata che s’impone allo spettatore, com’è caratteristico delle opere time-based; dall’altro, più idealmente, viene paragonato dall’artista a una spirale che torna su di sé uguale ma consumata, costantemente in divenire.
Come il tempo anche l’artista torna indietro spesso sul suo lavoro, riprendendolo, citandolo, rivisitandolo in un continuo aggiornamento che si pone in continuità e non in opposizione con il passato. Per affrontare la complessità dell’operare dell’artista la mostra si articola in quattro parti, in osmosi tra di loro, che rispecchiano il fare di Sambin tra presente e passato e nelle diverse modalità di composizione tra i media artistici e i loro linguaggi.

La zona dell’entrata corrisponde alla fase più contemporanea – le opere realizzate sono del 2015; l’artista, attraverso la pittura, analizza e trascrive le specificità dell’immagine video composta da linee e luce così come dai disturbi tipici del mezzo videografico anni ‘70. Si tratta, sin dall’inizio, di una compenetrazione tra due linguaggi, tra due mezzi espressivi e tra due tempi.
Vi è poi la video-installazione Oihcceps (1976-2015) composta da due monitor a tubo catodico sovrapposti, da cui sono trasmessi due video - il primo del 1976 e il secondo del 2015 - che danno, entrambi, il titolo all’opera. Anche in questo caso passato e presente sono messi a confronto attraverso l’evolversi del dispositivo tecnologico - bianco e nero/colore, immagine remota/immagine attuale - e mediante le due età nelle quali l’artista realizza i video, segno del passaggio del tempo.

Il percorso si sviluppa poi idealmente verso due opere-progetto disposte specularmente: in una intitolata Looking for listening project 1977 (2015) l’artista sintetizza in forma grafica le varie fasi che sottostanno alla realizzazione della performance eseguita nel 1977 per l’evento Artisti e Videotapes (Archivio Storico delle Arti Contemporanee de La Biennale di Venezia, 1977) e riproposta alla Galleria de Foscherari il giorno dell'inaugurazione della mostra; nella seconda, intitolata Looking for Listening utopia 2053 (2015), Sambin progetta un ipotetico reenactment – letteralmente rifacimento - della performance tra 37 anni, lo stesso tempo intercorso tra la prima realizzazione (1977) e la sua riproposta alla De Foscherari (2015).
Di ritorno dallo spazio dedicato a Looking for listening nelle sue diverse forme e prima di procedere all’ambiente successivo, vi sono i lavori su carta dal titolo Lxl frame, realizzati con trattamenti pittorici di frammenti dei video.

L’ambiente successivo, l’ultimo, è dedicato alla ricostruzione del modus operandi di Michele Sambin negli anni ’70. In un unico monitor sono trasmesse le opere monocanale realizzate tra il 1978 e il 1980 attraverso il sistema del loop, un vero e proprio dispositivo operale che consente all’artista di intervenire sull’immagine video moltiplicando il tempo e lo spazio d’azione.

Come già detto, non è solo l’opera finale che interessa Michele Sambin ma anche, contestualmente, il processo di realizzazione; questo non solo quando egli vanifica la concretezza materiale dell’oggetto artistico in operazioni effimere e processuali, ma anche quando realizza documenti – a loro volta opere - in forma grafica. La parete alla sinistra del monitor è quindi dedicata ai disegni che l’artista realizza in occasione della Settimana Internazionale della Performance (Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, 1977, Renato Barilli), a testimonianza dell’azione Autoritratto per quattro camere e quattro voci. In essi è evidente la chiarezza espositiva con cui Sambin si rivolgeva (e rivolge) al pubblico, al fine di attivarne la capacità critica; l’artista dota gli spettatori di tutti gli strumenti necessari per l’analisi del suo linguaggio e il suo fare è spesso didattico.

A conclusione ideale del percorso espositivo vi è la serie Disegni Blu (1980-1985) che rende conto della crisi nei confronti delle reali capacità di un mezzo di comunicazione quale quello televisivo; sarà questa fase che porterà Sambin a dedicarsi prevalentemente, negli stessi anni e in seguito, al teatro multimediale (Tam Teatromusica). La TV non più pensata come strumento in mano agli artisti alla ricerca di linguaggi anticonvenzionali, ma piuttosto come mezzo volto alla massificazione, è diventata autoreferenziale, parla solo con se stessa e si ammala.

Lisa Parola

Inaugurazione 2 ottobre ore 18

Galleria de' Foscherari
via Castiglione 2B - 40124 Bologna
Lunedì - Sabato: 10.00 - 12.30 e 16.00 - 19.30

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