Premesse e non promesse. Mostra personale. La mostra e' parte di un'iniziativa che coinvolge tre gallerie: Fondazione Mudima, Grossetti Arte Contemporanea e la Galleria Artestudio.
Gianni Bertini è nato a Pisa nel 1922. C'è sempre qualcosa di eterno nei
pittori cresciuti in questo territorio privilegiato, dove l'armonia dei
paesaggi, la dolcezza del clima e il colore del cielo sembrano forgiare
artisti di una natura particolare, che coniuga maliconia con rigore e
ricerca. Bertini appartiene a questa razza. Rigore e poesia sono presenti
nella sua opera, in cui l'eccesso creativo trova il suo equilibrio all'
interno di un sistema elaborato dove riflessione e meditazione compongono
ogni debordamento. Nel 1947, Gianni Bertini conseguì una laurea in
matematica, pur dipingendo già da tempo come autodidatta. Le sue opere dal
1947 testimoniano un'astrazione che si rafforza dal 1948-49 nella
realizzazione di una serie di dipinti segnaletici: "i gridi", in cui l'
artista compone dei quadri a base di lettere e di cifre ricavate da sagome
forate su fondi d'ispirazione più lirica. Questa pittura emblematica
annunciava con dieci anni d'anticipo i bersagli e le numerazioni di Jasper
Johns. Bertini cerca allora la sua strada in un contesto pisano molto
lontano dagli ambiti artistici del dopo-guerra, dominati dall'astrazione.
Egli sogna altri luoghi, sogna Parigi.
Gianni Bertini è un italiano di Parigi, partecipò al fermento intellettuale
che caratterizza la Parigi degli anni 50-60 e a tutte le feste, a lato del
movimento informale e del "Nouveau Réalisme", la sua arte non appartiene ad
alcuna categoria, ma ci ricorda comunque che l'artista ha saputo precedere
alcune tendenze e oltrepassarne altre. Evidentemente la sua pittura porta l'
impronta delle sue radici culturali, ma è anche riuscita ad aprirsi in un
clima di effervescenza e di rinnovamento che caratterizza "l'aria di Parigi"
di quegli anni.
Negli anni 50-51, Bertini partecipa al MAC (Movimento d'Arte Concreta),
fondato da Dorfles, Munari, Soldati. Questo breve periodo rappresenta, nel
suo itinerario, un momento di ricerca fondamentale. Sempre in cerca di uno
spazio ideale, Gianni Bertini esplora il mondo della linea e del tratto in
contrapposizioni e in piani in cui si indovina sempre la ricerca del
movimento. Alcune opere di questo periodo sono composte di rettangoli che
non sono fissati alla superficie del quadro, ma restano liberi e si
compongono secondo il movimento. Un forte spirito meccanico anima questi
quadri che, in opposizione ai quadri statici si chiamano "scomposizioni". L'
adesione al M.A.C. è di breve durata. Questo movimento che rappresentava
allora la punta dell'avanguardia italiana, resta marginale, e lo spirito
vulcanico dell'artista non si soddisfa seguendo un'ideologia che a parer suo
limita una libertà e una curiosità sempre in azione.
Nel 1951 egli abbandona così il MAC, e contemporaneamente va a Parigi e
comincia una nuova esperienza, quella dell'informale, in rapporto con il
Movimento d'arte Nucleare fondato a Milano da Enrico Baj e Sergio Dangelo.
Quella pittura gestuale risponde in qualche modo all'astrazione lirica che
si sviluppa in Francia con Wols, Mathieu, Hartung. Ciònonostane in Bertini l
'elaborazione dell'opera risalta di una lucidità cosciente e ragionata,
poiché la ragione guida la creazione, al contrario del percorso dei lirici,
presso i quali la ragione deve essere subordinata alla spontaneità del gesto
che precede ogni cosa. Bertini inventa il suo personale universo siderale.
Da una pittura nucleare fatta di macchie e di filamenti somiglianti ad
immagini macroscopiche di cellule in movimento, Bertini costruisce un nuovo
linguaggio, a partire da una gestualità che non attinge a ciò che esiste
intorno, e colpisce per la forza dei colori e la libertà della loro
composizione. Slegato da qualsiasi ispirazione geometrica, l'artista investe
la tela in una creazione astratta, che propone una visione inquietante di un
mondo abitato da forze invisibili. Fra il 1950 e il 1960, lo spazio di
Bertini si modifica progressivamente, si potrebbe dire che a poco a poco le
forme si delineano, diventando più meccaniche, si leggono quasi come una
rappresentazione del movimento e una rappresentazione dei pezzi meccanici e
dei motori che producono il movimento.
"Alla fine degli anni '50 l'informale aveva invaso le gallerie, l'artista
rifiuta l'astrazione e il primo passo verso l'immagine corrisponde alla
riappropriazione dei segni e dei caratteri tipografici disegnati con sagome,
poi dei collages in fogli di giornali, nel 1960. Bertini inventa degli spazi
dove il collage serve da supporto alle azioni pittoriche che li ricoprono,
in uno stile bertiniano vicino al suo periodo informale. Riprende le sue
forme meccaniche turbinose per integrarle in un sistema di immagini estratte
dal reale, componendo così le prime opere che rappresentano l'immaginario
prolifico di un artista sempre in movimento. Prima lo interessano i testi ,
poi le figure umane (uomini o donne) ritagliate nelle riviste. Integra
questi ritagli con neri movimenti di forme cilindriche e circolari in un'
esplosione sempre più allargata.
Allora Bertini si avvicina ai "nouveaux réalistes". Sempre amico di
Restany, che aveva avuto a sua volta il suo periodo informale, Bertini
decide di creare una "confusione mentale" (così disse l'artista),
accostandosi ad un pubblico che l'aveva riconosciuto e gli aveva procurato
il successo. Questo ricongiungimento al gruppo dei "nouveaux réalistes",
nel momento che precederà la "Mec-Art", corrisponde dunque, in Bertini, ad
una volontà di rottura, nella certezza che la storia cambia e che di
conseguenza gli artisti devono avvertire questi cambiamenti e trasmetterli
attraverso le loro opere. Alla Galerie J nel 1962, Bertini si lancia in "Le
Pays Réel", per la prima volta egli espone un lavoro risolutamente staccato
dall'informale. L'artista, nello spirito del "Nuovo Realismo", stravolse il
senso ad oggetti emblematici dall'ufficialità . In un senso di derisione e di
contestazione egli "bertinizzò" (secondo la definizione di Restany¨:
bertinizzazione) bandiere, passaporti, contravvenzioni, timbri postali.
Questa mostra appare, per certi amici dell'artista come un vero tradimento.
Molto legato a Restany, che fu un "bertiniano" incondizionato, Bertini
adotta temporaneamente alcuni clichés dai "nouveaux réalistes". Bertini
rimane comunque in margine al movimento, di cui non firmò il manifesto.
L'eredità del "Nouveau Réalisme" nell'opera di Gianni Bertini corrisponde
alla re-interpretazione del quotidiano in un'appropriazione che egli
trasforma in una metafora pittorica, insieme poetica e violenta. L'opera
nasce dall'immagine: un'immagine esplorata in tutti i campi di lettura
possibile, un'immagine rubata, trasformata, "bertinizzata". Questa storia
dell'immagine nasce in Bertini con il Mec-Art (abbreviazione di "mechanical
art". Dal 1962 Bertini pratica il riporto fotografico, che può, a giusto
titolo, essere chiamata pittura meccanica. E' verso il 1964 che l'impiego di
questa tecnica diviene sistematico nella sua opera. Il procedimento di
riporto fotografico su serigrafia che è alla base del Mec-Art, consiste nel
riportare la trama di una fotografia su una tela o una carta fotosensibile.
Questa tecnica era utilizzata in pubblicità , e questo procedimento,
associato al ricorso delle immagini prefabbricate che escludeva qualsiasi
intervento manuale fu dapprima adottato da Andy Warhol nel 1961 e in seguito
da tutta la Pop Art. Anche se la tecnica è la stessa, lo spirito in Bertini
è totalmente differente. La realtà re-interpretata di Bertini, riveste un
carattere pittorico, e l'interpretazione creativa dà all'immagine un valore
astratto, distaccato dalla realtà , che non genera una trascrizione esatta,
streotipata, come un oggetto trovato e restituito identico, nel modo in cui
lo presentano gli artisti Pop. La bertinizzazione del mondo corrisponde ad
una interpretazione magistrale dove le forme umane si associano ad una
scrittura astratta, per la realizzazione di un'opera grandiosa che focalizza
dei frammenti della società ., sradicati con l'andar del tempo e proiettati
nello spazio del pensiero.
Nel 1969 Bertini si stabilisce di nuovo a Milano, e, nel 1970, alla Biennale
di Venezia è commissario del "laboratorio di ricerca". Egli inizia anche la
pubblicazione della rivista "Lotta Poetica" della quale usciranno dodici
numeri. Bertini diversifica i suoi interventi, continuando ugualmente a
costruire il suo lavoro pittorico basato sull'immagine appartenente alla
cultura di massa. Egli sviluppa parallelamente un lavoro poetico-sociologico
vicino alla performance.
Nel 1976 inizia l'elaborazione di un insieme di opere riunite sotto la
denominazione di "Abbaco", che rivisita l'arte attribuendole un doppio
ruolo: sociale e pittorico, prevedendo il ritorno del pittore alla pittura.
Si tratta di opere di citazioni che anticipano le ricerche post-moderne,
dove in paesaggi botticcelliani spuntano dei teroristi armati, o ancora
delle Vergini di Natività rinascimentali assumono i tratti di coreane
prostrate dal dolore. Un'interpretazione dell'attualità rivisitata
attraverso un'iconografia istoricizzata. "Abbaco" è un breve episodio nella
produzione dell'artista che l'abbandona, per operare, dal 1982, una
rivisitazione completa del suo lavoro, in una sintesi che riprende tutti gli
archetipi della sua ricerca.
Negli anni 90 Bertini, pur usando l'iconografia della Mec-Art, abandona il
procedimento fotografico, ed adopera il computer come strumento riproduttivo
d'immagini estratte dall'attualita e ri-elaborate in colori fulgoranti e
sagome sfumate, che ricordanno le sue origini toscane : ' lo sfumato
rinascimentale '.
Fondazione Mudima - Via Tadino, 26- 20124 Milano
Gianni Bertini - Schiuma del Tempo
Mostra a cura di Dominique Stella
Inaugurazione 13 maggio, ore 18.30
Date: 14 maggio - 25 giugno 2004
Orari: 10.30-12.30, 16-19.30
Chiuso sabato e domenica (apertura eccezionale sabato 15 maggio)
Informazioni: Tel/(00.39) 02.29.40.96.33
Grossetti Annunciata Arte Contemporanea
Via Paolo Sarpi 44, ingresso via Luca Signorelli 2/A - 20154 Milano
Gianni Bertini - Premesse e non Promesse
Inaugurazione 19 maggio, ore 18.30
Date: 20 maggio- 30 giugno 2004
Orari: martedì a venerdì, 9.30-19.30, lunedì e sabato su appuntamento
Chiuso domenica
Informazioni: Tel/(00.39)02.34.53.71.86
Galleria Artestudio, Via Pietro Maroncelli, 10 - 20154 Milano
Gianni Bertini - Dal MAC al MEC, opere dal 50 all' 80
Inaugurazione 27 maggio, ore 18.30
Date: 28 maggio- 16 luglio 2004
Orari: 10-13, 15.30-19.30
Chiuso sabato e domenica
Informazioni: Tel/(00.39)02.29.00.20.28