Chiostro del Bramante
Roma
via della Pace (piazza Navona)
06 68809035 FAX 06 68213516
WEB
A.M.
dal 31/5/2004 al 4/7/2004
06 68809035

Segnalato da

Centro Mostre



approfondimenti

Isabella Rosa
Stefano Elena



 
calendario eventi  :: 




31/5/2004

A.M.

Chiostro del Bramante, Roma

Una delle aspirazioni dell'arte contemporanea dovrebbe essere quella di divenire una presenza costante nel nostro vivere quotidiano. A Roma, il Dart - Chiostro del Bramante decide di sviluppare tale esigenza attraverso la concessione a giovani artisti dell'area della nuova caffetteria interna, spazio destinato all'intrattenimento e al tempo libero. Mensilmente, un artista sara' invitato ad invadere lo spazio situato al primo piano del Chiostro con opere create/fornite appositamente. Dal 1 giugno: Isabella Rosa.


comunicato stampa

Around Me

Ideazione e cura: Stefano Elena

Comunicato stampa

"Art is not where you think you're going to find it" - Patrick Mimran

Una delle aspirazioni dell'arte contemporanea dovrebbe essere quella di divenire una presenza costante nel nostro vivere quotidiano.

A Roma, il Dart - Chiostro del Bramante decide di sviluppare tale esigenza attraverso la concessione a giovani artisti dell'area della nuova caffetteria interna, spazio destinato all'intrattenimento e al tempo libero.

Mensilmente, un artista sarà invitato ad invadere lo spazio situato al primo piano del Chiostro con opere create/fornite appositamente.

La proposta, che non pone limite alla tipologia di opere/installazioni (pittura, scultura, fotografia, etc.), intende, attraverso l'uso di uno spazio non specifico, sollecitare la versatilità curiosa di cui è dotata la creazione artistica.

Caratteristica peculiare dell'iniziativa sarà sicuramente quella di usufruire di un contesto ambiguo, di uno spazio dentro lo spazio architettonico ed espositivo principale, capace di generare intuizioni ed invenzioni legate anche alla vocazione di riflessione e concentrazione di cui il cinquecentesco Chiostro del Bramante è ancora oggi latore.

Attraverso il progetto "A.M. - Around Me" vogliamo tentare di familiarizzare il visitatore del Chiostro con diversi aspetti della giovane arte italiana, all'interno di un contesto destinato allo svago, senza drammatiche asserzioni.

Ogni mostra sarà accompagnata da un autoritratto scritto dell'artista.
_________

1 giugno – 4 luglio 2004
ISABELLA ROSA

Esterne.
Presenti.
Così lontane da sentirle urlare, chiamare, (in)cantare.
Tanto vicine da crederle affacciate.

"Divinità intermedie tra il cielo e la terra".

Streghe e dee, austere e ammalianti, attuali e arcaiche, le donne di Isabella Rosa (Roma, 1976) sono 'riprese' (in senso fotografico e autoritario) nel decentrato centro dell'opera dal quale osservano con competenza, come da una porta percettiva aperta su un nuovo dove, la dimensione confusa, indecisa, involontaria all'interno della quale appaiono, improvvise e ferme.

Sono documentate, più che ritratte, durante un'azione di supervisione informativa o d'apprendimento che vuole renderle simbiotiche nei confronti della profondità che si pone innanzi a loro -e mai dietro- per una riduzione quantitativa degli oggetti coinvolti e assimilabili. Si impongono senza permesso concesso (ma ottenuto) tra il muoversi consueto e quasi agitato dell'indole umana, soggiogata o solo controllata da queste grandi sorelle dell'interpretazione che, tra Orwell e Huxley, sembrano chiedere distanza affettiva.

Aboliscono il corpo che sporca e socializza e delegano l'enfasi, intesa come manifestazione del proprio esserci, a soddisfare l'interesse visivo dell'osservatore tenuto all'accettazione di un attraente quanto inevitabile equilibrium tra sé e loro.

E' la verità di un giudizio afono che non prevede errori a congelarci con stima estetica tra le immortali o mai nate femmes fatales della Rosa, coinvolte emotivamente tra loro senza guardarsi o scambiarsi pareri. Pensano e deducono per affinità elettive e vizi di famiglia che le legano e subito allontanano verso un complice individualismo senza tatto.

Muse vere e spontanee, non in prestito; grazie scolpite, scritte su pagine d'alluminio come i miti ideali e sublimi di Canova e Foscolo, Gautier e Stoker, Le Fanu e Villiers de l'Isle-Adam, tra romanticismo, insopportabilità ed abnegazione per "...vaghissime donne", "volti pallidi intravisti come lampi tra due batter d'occhi", "affascinanti creature che si staccavano da quel sipario d'ombra come una rivelazione divina: pareva splendessero di luce propria, che fossero esse stesse fonti di luce".

Eroine crudeli e madri.
Eroine crudeli come madri meccaniche che dimenticano il tempo perché si ferma o perché non c'è.

La loro inesistente riproducibilità (ogni scatto/donna è in esemplare unico) non rispetta l'epoca e lo studio, non soddisfa il bisogno da riserve, da porzioni pronte. La donna ha il volto di donna e il corpo altrove. Si lascia riconoscere e rallenta le mosse per narcisismo involontario. Lo stesso stupito sguardo che le vede resta incerto sull'esatto punto di vista o di distanza che sappia definirle e per questo le lascia sfumare, le protegge dalla messa a fuoco che potrebbe pietrificare o deludere.

Come nel "Peeping Tom" di Powell Mark uccideva, attraverso i canoni dell'arte della visione, prima l'immagine delle donne e poi le donne ancora là, oltre l'obiettivo della sua telecamera, Isabella Rosa raccoglie nel suo cabinet de curiosités creature anaffettive perché coscienti della propria evanescente consistenza necessaria. Noi visitiamo loro che visitano noi. Qui si ferma il moto. Noi restiamo ultimi, visitati e visti. Siamo l'oggetto alieno che guarda, non più il soggetto che guarda l'alieno.

La Rosa rimane prontamente distante dal pericolo dei contorni patinati ed inequivocabili. Non perseguita o supplica il risultato previsto per non esserne perseguitata a sua volta. Scatta appena scampato il rischio (o il rito) di conoscenza, di comunicazione. Preferisce assistere agli avvenimenti che esisteranno dopo il suo intervento disciplinato e sinuoso che le permette l'invasione di una realtà senza audio nella quale è la forma a fare rumore o suono.

Senza scenografie, priva di riferimenti cronologici, ambientali o esistenziali, il "mistero senza fine bello" di Isabella Rosa è dubbio e doppio, "angelica farfalla e verme immondo", desiderio e spavento.

Potranno, queste donne oltre, viverci accanto e non sopra o dentro?

E gli spazi che ci avvicinano, che ora consentono a noi e a loro di guardarci con apparente reciprocità, riusciranno forse, presto, a lasciare introdurre una delle loro mani, un braccio intero più tardi, poi una gamba, a tratti, in danza o mimica, per arrivare all'intero corpo, comunque esso sia, al di qua, verso di noi, vicino a noi, addosso a noi?
(S.E.)

Orari:
tutti i giorni 10.00 – 19.00
sabato 10.00 – 23.00
lunedì chiuso

Caffetteria del Chiostro del Bramante
Via della Pace (Piazza Navona) - Roma
Info: tel. 0668803227

IN ARCHIVIO [80]
James Tissot
dal 25/9/2015 al 20/2/2016

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede