Spazio Artealcontrario
Modena
via Carteria n.60
059 217898 FAX 059 4399844
WEB
Bazooka
dal 21/6/2004 al 22/7/2004
059 217898 FAX 059 4399844
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artealcontrario



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Gianni Martini



 
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21/6/2004

Bazooka

Spazio Artealcontrario, Modena

Bazar di Gianni Martini. Saranno esposte tele, carte ed oggetti, video e poesie di Gianni Martini. Negli ultimi lavori di Martini e' allora il senso inesorabile del tempo che pervade ogni cosa ad uscire allo scoperto.


comunicato stampa

Bazar
di Gianni Martini

Giugno/luglio, presso la Galleria d'arte contemporanea ARTEALCONTRARIO di via Carteria n.60 Modena, saranno esposte tele, carte ed oggetti, video e poesie di Gianni Martini.
Negli ultimi lavori di Martini è allora il senso inesorabile del tempo che pervade ogni cosa ad uscire allo scoperto. E se l'arte è l'espressione dell'uomo contro il suo destino mortale, è il suo estremo tentativo di lasciare una traccia di sé, allora con questo ciclo di lavori Gianni è andato al centro dell'eterna velleità umana.
I dispositivi che segnano le sorti del mondo sensibile stanno negli spazi e negli ambienti quotidiani: li possiamo scorgere agli angoli delle strade di periferia, dentro le fabbriche dove il lavoro scorre automaticamente e ignaro di ciò che avviene all'esterno. Poi a poco a poco ecco che l'occhio di Gianni Martini ne snida altri, come un segugio instancabile con la preda ne stana altri nelle case (come non farsi tornare in mente allora quel lavoro del 1981 che insisteva proprio sull'idea dello 'stanare delle prede'?), dove ciascuno si rifugia la sera ormai convinto di lasciarsi i pericoli dietro le spalle, una volta chiusasi la porta lì dentro non può succederci niente. Quelle quattro pareti attorno ci rassicurano e ci fanno sentire potenti, sicuri. Eppure un dubbio può saltare fuori e disturbarci la serata, rovinarci quel senso di intangibilità... fino a quando? Sì perché non solo gli spazi nascondono il loro dispositivo, non solo le strade o le case o le scuole, ma ogni uomo, ogni esistenza ha il suo dispositivo. E non c'è proprio nulla da fare, bisogna rassegnarsi a sentirne il ticchettio inesorabile, perché ogni battito potrebbe essere quello, il nostro. Non si può fare a meno del resto di identificarsi con quei volti velati solo fino a nasconderne l'identità, in modo che l'immedesimazione risulti fortissima, siamo noi quelle fisionomie lì sotto, quei sorrisi tranquilli e quel marchingegno potrebbe proprio essere marchiato con il nostro nome, a niente vale graffiarne la superficie, nasconderne l'etichetta, ci riconosce comunque. Come nei lavori di Christian Boltanski agisce qui la forte carica di allusione autobiografica che l'immagine fotografica concede in forza della sua potenziale 'veridicità': se in Boltanski sono visi di bambini nei quali ognuno si può riconoscere, in Martini sono profili mistificati che si offrono bene all'appropriazione 'indebita' da parte di chi li guarda. Poi lo scoppio. Frammenti di colori, borsine strappate (il fondo di una vita senza uscita; cul de sac), pezzi di cartone accatastati irrompono sullo schermo in cui viene proiettato il nostro destino. E' l'esplosione incontrollabile che annienta ogni resistenza, che azzera ciò in cui ci si imbatte. Quello che resta sono solo brandelli di testimonianze, non si è certi che qualcuno sarà in grado di raccoglierli. E per rendere ancora più forte il coinvolgimento emotivo non si risparmia neppure il recupero oggettuale, l'objet trouvé, in modo tale che la realtà prorompa nell'arte senza mediazioni pittoriche e senza filtri iconici. C'è bisogno di sentire che quello che quello che troviamo ora appeso alla parete è parte del nostro mondo e non solo di quello auratico dell'arte. Il gesto di Martini appare come un monito o meglio come una cura omeopatica: inocularsi il virus cercando di combatterlo. Costringersi a pensare è già un po' esorcizzare e può aiutare non tanto a prepararsi al futuro quanto forse a capire il presente.

Le operazioni con i dispositivi di Martini si inseriscono (pur nella indiscussa autonomia da 'voce fuori dal coro' che lui riesce a mantenere) in una precisa linea artistica contemporanea., quella tesa a un forte e deciso 'recupero' del senso di realtà, che nella sua interpretazione diventa il bisogno urgente di richiamare l'attenzione più che agli ambienti, agli oggetti e ai comportamenti, piuttosto al significato ultimo del vivere, in una condizione simpatetica che richiede al fruitore un imprescindibile ruolo attivo emotivamente e mentalmente.
Federica Muzzarelli

22 GIUGNO 2004 ore 21,00
Serata d'incontro con Gianni Martini

Saranno esposte alcune tele, carte, proiezioni e qualche oggetto
Presenta Mario Bertoni

periodo esposizione: giugno/luglio 2004
martedì/mercoledì/venerdì/sabato
10,30-12,30 / 16,30-19,30

artealcontrario
galleria d'arte contemporanea
via Carteria 60 Modena

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Andrea Saltini
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