Dalla meta' degli anni '90 la figura campeggia sulla tela di Paola Gamba in posizioni che possono segnalare toni drammatici, ma l'interesse precipuo dell'artista e' sui rapporti che la luce crea con lo spazio, con i giochi di luminosita' innescati dalle scansioni anatomiche...
PAOLA GAMBA
Dalla metà degli anni '90 la figura campeggia sulla tela di Paola Gamba in posizioni che possono segnalare toni drammatici, ma l'interesse precipuo dell'artista è sui rapporti che la luce crea con lo spazio, con i giochi di luminosità innescati dalle scansioni anatomiche; è questo lo strumento per scandagliare non solo il corpo come involucro, ma l'anima quale realtà velata dalla conformazione del corpo medesimo, centro propulsivo di tutta la dinamica psicologica ed emotiva dell'individualità umana. Nel rapporto fra incidenza del segno e condensazione cromatica l'impianto compositivo risulta talvolta piuttosto aspro, anche in forza di una carta sovrapposta a collage, che accidenta la superficie, dandole spessore in un cammino irregolare.
Nel suo itinerario evolutivo, Paola Gamba sente poi l'urgenza di una nuova impostazione del discorso spaziale, utilizza dei tratti forti che ''incidono'' per lo più trasversalmente la tela e costituiscono il preludio di un'apertura diversa dell'obiettivo: dalla totalità del corpo al dettaglio del volto. Un'attenzione precisa viene dedicata alla funzione strutturante del colore, che dà consistenza all'immagine e significato alla temperie del quadro: nella miscelatura del giallo e del nero l'autrice ricava una tonalità che sembra prelevata dal sottobosco, un verde scuro che lascia intravedere delle presenze, quasi parvenze affacciate improvvisamente al limitare dell'oscurità . I visi appaiono ambigui, lasciandosi vedere ma senza riconoscimenti dettagliati e puntuali, quasi sempre con occhi chiusi, dentro un sistema di reticoli segnati da pennellate rotonde, con foga di derivazione espressionistica.
Il dato dell'ambiguità permane come una soglia che separa il fisico dal virtuale, il primo piano dalla profondità di campo, l'apparente dal fisico. Ed è anche l'indizio di un presagio, l'anticipazione di un accadimento evolutivo che porta alla cancellazione dei contorni di riconoscibilità del reale non per trascenderlo ma, anzi, per studiarlo vieppiù, per entrare nelle sue fibre costitutive e rappresentare alcuni fattori connettivi dell'esistente. Così nel 2000 si avvia un graduale processo di astrazione della figura e ciò è evidente nei lavori su faesite, che talora assumono le connotazioni plastiche del rilievo con il cartone; qui l'artista agisce con un sistema di sovrapposizioni e velature che lasciano intravedere la tessitura pittorica sottostante. Il suo lavorare per strati ha anche un'intonazione emblematica e indica la distanza spazio-temporale nel segmento del vissuto, che si riflette sul livello di sensibilità e sul piano della memoria.
La pittura astratta consente a Paola Gamba di uscire dal perimetro condizionante della figura e di esprimere con maggiore libertà e felicità di risultati il dato interiore con la scabrosità della superficie, ottenuta con ritagli, frammenti di cartone e materia cromatica, mai ridotta a pellicola uniforme, bensì complicata in una variegazione di spessori susseguenti.
Nella più recente fase della ricerca le opere si distendono in una dimensione che unifica spazio e tempo dell'atto creativo: sul fondo Paola Gamba incolla carta e stoffa e conquista una più vasta gamma cromatica dentro un complesso compositivo, che basa sul rapporto tra colore e collage il lavoro di assemblaggio da cui nasce il quadro. L'intento dichiarato è anche qui di andare all'interno della pittura, penetrare la sua essenza, che rappresenta emblematicamente l'anima pensante, per trovare dietro a certi addensamenti della materia il suggerimento per uno scandaglio introspettivo. Quanto più fa rapprendere la materia sul piano, tanto più afferma la sua volontà di andar oltre quell'involucro quasi per stabilire lo spessore di un diaframma da frantumare idealmente, per un'indagine nei recessi più nascosti della psiche, nei fondali della sensibilità . E la pittura vive nella gradualità di un'aggregazione, che in talune opere si cristallizza negli effetti prodotti dalla cera. L'artista si muove tra forme che le consentono di agire sul perimetro da tutte le parti, dal rettangolo al quadrato, che rappresentano finestre aperte sulla sostanza primaria della realtà , con un lavoro di sovrapposizione di colori e trasparenze, che indicano chiaramente strati pregressi. Mentre il piano prospetta all'occhio del fruitore il collage con la garza (colorata in precedenza), la juta e la carta con rimasugli di scritte avulsi dal loro contesto d'origine per significare unicamente se stessi.
Enzo Santese
ex-chiesa S.Gregorio
via Garibaldi
Sacile (PN)