0 Periodico. Senza cercarli, senza rincorrerli, senza corteggiarli. I desideri malinconici -perche' inattuabili- delle giovani vite femmine che compongono il percorso '0 Periodico' sono destinati a rimanere tali: da subito non prevedono il proprio avveramento per rispettare la circostanza dell'attualita' esistenziale fatta di doveri, impegni, impieghi e rinunce che obbligano la speranza di momenti migliori a tacere in pubblico, a non manifestarsi se non in frangenti di perfetta solitudine/privi di testimoni. Mostra nell'ambito della rassegna A.M. Around Me, a cura di Stefano Elena.
A.M.
Around Me
Ideazione e cura: Stefano Elena
5 ottobre – 7 novembre 2004
SIMONE GIOVAGNORIO
Panic Rooms.
L’incremento della figura illusa nei ritratti di Simone Giovagnorio.
DupliceDoppioIncerto.
ReplicaReplicanteOmbra.
IoNuovoAltro.
ZeroPeriodicoInfinito.
Un possibile manifesto legato all’attualità cronica e dolorante di individui costretti all’accettazione forzata del proprio affermarsi potrebbe includere questi termini primi, portanti, duplicabili. Entità alfanumeriche che implicano l’interminabile violenza della ricerca del sé.
Non a caso la proiezione dell’io sociale e collocato -ambientato sempre in locations iconografiche evidenti- costruisce nell’opera incorruttibile di Giovagnorio (Roma, 1975) l’essenza ultima dell’eventualità dimessa, della propaganda apatica che immagina&vuole altri dove ed altri perché.
Senza cercarli, senza rincorrerli, senza corteggiarli. I desideri malinconici -perché inattuabili- delle giovani vite femmine che compongono il percorso “0 Periodico†sono destinati a rimanere tali: da subito non prevedono il proprio avveramento per rispettare la circostanza dell’attualità esistenziale fatta di doveri, impegni, impieghi e rinunce che obbligano la speranza di momenti migliori a tacere in pubblico, a non manifestarsi se non in frangenti di perfetta solitudine/privi di testimoni. Questa è la dimensione ‘a sorpresa’ all’interno della quale si collocano le figure incerte e forse rassegnate scovate da Giovagnorio con fare improvvisato, addirittura sentito. Un rapimento di istanti che diventano istantanee globali per il loro coinvolgere la dimensione lavorativa corrente, la vastità indefinibile di un panorama usuale non richiesto lacerato dall’insoddisfazione dell’obbligo.
Queste donne guardano verso un dopo lontano e impossibile ideato per rimanere idea, per giustificare una sopportazione cullata dalla certezza di un’imminente fuga che mai arriverà . Il ruolo è occupato, il mestiere è acquisito e l’ambiente è noto, ma la presenza si allontana per consolarsi altrove, oltre il corpo ufficiale e verso il sogno di un’identità contenta. Un doppio esistere che replica puntualmente -con toni tenui o quasi ectoplasmatici- l’immagine della persona ritratta per renderla costante nei confronti del proprio futuro e delle proprie utopie viziate, attraverso un metodo di rappresentazione tipicamente filmico nel suo vantare un insieme composto da soggetto, scenografia ed espressione. L’aura si rende accesa e quasi violabile come un angelo custode privo di rassicurazioni alla mano, estraneo all’immagine-matrice e più vicino al topos della donna al bivio televisiva abituata a convivere con il proprio, spontaneo ed eloquente altro io sofferto.
Scatti adeguati alle circostanze che si infiltrano coraggiosamente tra le speranze in continuo divenire di pensieri occultati o, più probabilmente, tra le pieghe e sfumature di soggetti portati alla posa per un’idoneità che preferirebbe non mostrarsi, per una coincidenza tematica che vorrebbe trovarsi attorno a qualche altra donna, in qualche altro ufficio patinato, per un’altra strada newyorkese trafficata e sporca, a bordo di un altro volo e di un altro vivere.
Gli sguardi compiaciuti dei doppi applicati guardano fuori, puntano l’esterno del limite perimetrico quotidiano come se là si nascondesse la verità completa che risponde alle domande frequenti che precedono il sonno e accolgono il risveglio del nuovo giorno già invecchiato da impostazioni ricorrenti, millimetriche, calcolate. Periodiche.
Solo uno zero aggiunto distingue ciascun lavoro di questo corpus drammatico ed attuale che accoglie e subisce media e spirito, ambienti soliti e desideri, strutture claustrofobiche e fittizie evasioni, saturazioni comportamentali e follia. Il reality show unanime ed inguaribile offerto da Giovagnorio riesce a risaltare l’inquietudine effettiva del mondo disfatto che rispetta la civiltà costruita sulla maceria, l’omologazione partorita dal soffocante style of life internazionale. L’allure sentimentale esiste dove non esiste l’uomo impiegato, ancora eretto per consuetudine e non per volontà . La garanzia della norma vince il declino dell’impero e lo riveste con gli abiti del perfezionismo da curriculum vitae per sedare le aspirazioni istintuali che distraggono.
L’azione digitale fissa definitivamente e senza errori i frames autonomi di “0 Periodico†secondo parametri fondamentalmente pubblicitari, ormai fashion, bravi a considerare il riscontro nostalgico e solidale di espressioni lontane dalla sicurezza.
In strada, in viaggio, in ufficio, da I.Mac: lo spazio pubblico continua ad ignorare quello privato, ad appartarlo, costringendo la riflessione ad occupare una blindata, fornita, rassicurante panic room in acciaio chirurgico.
(Stefano Elena)
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"Art is not where you think you're going to find it" - Patrick Mimran
Prosegue la prima edizione di "A.M. - Around Me" dedicata alla creatività femminile e alla femminilità che stimola la creazione. Donne davanti o dietro la percezione artistica, al di qua o al di là dell'espressione, che posano o che mettono in posa. Da oggetto passivo dell'arte, posta e collocata secondo esigenze tecniche di illuminazione e resa, la donna ha saputo invertire ruoli e doveri sino a guadagnarsi il mezzo e il mestiere dell'arte. Sino a chiamarsi artista anziché modella e diventare, ufficialmente da vent'anni a questa parte, tendenza storica riconosciuta ed indiscutibile, estranea a categorie comportamentali o sociali stereotipate. L'iniziativa ospitata dalla Caffetteria del Chiostro del Bramante vuole, nell'arco del suo primo percorso tematico, documentare questo dualismo interpretativo attraverso l'alternarsi della figura femminile da oggetto a soggetto dell'arte e viceversa, proponendo uno zapping in random tra donne ritratte e donne che ritraggono. Oggi.
Una delle aspirazioni dell’arte contemporanea dovrebbe essere quella di divenire una presenza costante nel nostro vivere quotidiano.
A Roma, il Dart - Chiostro del Bramante decide di sviluppare tale esigenza attraverso la concessione a giovani artisti dell'area della nuova caffetteria interna, spazio destinato all’intrattenimento e al tempo libero.
Mensilmente, un artista sarà invitato ad invadere lo spazio situato al primo piano del Chiostro con opere create/fornite appositamente.
La proposta, che non pone limite alla tipologia di opere/installazioni (pittura, scultura, fotografia, etc.), intende, attraverso l’uso di uno spazio non specifico, sollecitare la versatilità curiosa di cui è dotata la creazione artistica.
Caratteristica peculiare dell'iniziativa sarà sicuramente quella di usufruire di un contesto ambiguo, di uno spazio dentro lo spazio architettonico ed espositivo principale, capace di generare intuizioni ed invenzioni legate anche alla vocazione di riflessione e concentrazione di cui il cinquecentesco Chiostro del Bramante è ancora oggi latore.
Attraverso il progetto "A.M. - Around Me" vogliamo tentare di familiarizzare il visitatore del Chiostro con diversi aspetti della recente arte italiana, all'interno di un contesto destinato allo svago, senza drammatiche asserzioni.
Ogni mostra sarà accompagnata da un autoritratto scritto dell’artista.
Orari:
da martedì a domenica: 10.00 – 19.00
sabato: 10.00 – 23.00
lunedì chiuso
Sede:
Caffetteria del Chiostro del Bramante
Via della Pace (Piazza Navona) - Roma